CARBONE, Tito
Nacque a Carbonara Scrivia (Alessandria) il 16 luglio 1863 da Domenico, letterato e poeta, autore della satira politica Re Tentenna, e da Camilla Lessona, sorella di Michele. Studiò a Torino, a Pavia, a Firenze; quindi, allievo del Collegio delle province, si laureò in medicina e chirurgia nell'università di Torino, il 21 luglio 1886. Dopo la laurea, incerto se dedicarsi completamente agli studi, esercitò per un certo tempo l'attività pratica, profondendo nella sua opera di medico una mirabile carità: fu a Tortona in occasione di una grave epidemia di colera, prestò servizio tra i carcerati sotto la guida di C. Lombroso. Attratto dalla ricerca scientifica e dalla vita universitaria, dopo aver frequentato per un certo tempo il laboratorio di G. Bizzozero, nel 1898 divenne assistente dell'istituto di anatomia patologica di Torino, diretto da P. Foà. Ma ancora per quelle indecisioni, che poi saranno alla base della sua instabilità negli anni successivi, nel 1891 lasciò l'università e accettò l'incarico della direzione del laboratorio fisio-patologico dell'ospedale mauriziano Umberto I di Torino, che mantenne fino al 1896. Nel 1892 conseguiva la libera docenza in anatomia patologica. Nel 1896, lusingato dalle prospettive di una sicura carriera scientifica nell'America meridionale, si imbarcò come medico di bordo e si recò a Buenos Aires: deluso, tornò subito in Italia, ove iniziò una fervida collaborazione con S. Belfanti presso l'Istituto sieroterapico milanese. Intravista così sicuramente la via da percorrere, gli fu finalmente facile dedicarsi completamente agli studi e alla ricerca scientifica, iniziando una promettente carriera universitaria: straordinario di anatomia patologica e incaricato di patologia generale a Cagliari nel 1897, nel 1898 fu professore di anatomia patologica nella università di Modena e nel 1903 assumeva la direzione dell'istituto di anatomia patologica dell'università di Pisa.
Il C. iniziò le sue ricerche nel campo dell'anatomia patologica occupandosi di svariati argomenti e pubblicando numerosi lavori di carattere descrittivo: un cenno particolare meritano essenzialmente lo studio dei pigmenti patologici e specialmente del pigmento malarico, che dimostrò essere costituito da ematina (Sulla natura del pigmento malarico, in Giorn. della R. Acc. medica di Torino, s. 3, LIV [1891], pp. 901-906); e quello sulla istogenesi della cirrosi epatica, mirabile soprattutto per l'accurata descrizione dei processi sclerotici e della rigenerazione dei canalicoli biliari (Sull'istologia della cirrosi epatica(cirrosi volgare di Laënnec),ibid., s. 4, LX [1897], pp. 587-598). Un indirizzo patogenetico di un certo interesse aveva avuto un altro suo "lavoro, in collaborazione con P. Foà (Sulla natura del processo pneumonico,ibid., s. 3, LIV [1891], pp. 251-261), nel quale aveva dimostrato la natura infiammatoria dell'edema nei tessuti malati. Il C. si orientò poi decisamente verso lo studio dei problemi batteriologici e, iniziata la sua collaborazione col Belfanti, dei fenomeni immunitari, e proprio i lavori concernenti complessi aspetti dell'immunità costituiscono la parte più interessante della sua produzione scientifica.
Già da alcuni anni le conoscenze relative ai problemi immunologici si andavano progressivamente ampliando per l'acquisizione di importanti dati pratici e sperimentali. Verso la fine del secolo, soprattutto per l'opera di P. Ehrlich e di J. Bordet, veniva aperta la strada allo studio interpretativo dei fenomeni osservati e si gettavano le solide basi concettuali sulle quali avrebbe dovuto poi poggiare la moderna teoria della immunità. Fu in questo periodo, e nell'entusiasmo per le ricerche batteriologiche in quell'epoca in pieno svolgimento, che il C. si interessò profondamente all'etiopatogenesi delle malattie infettive; basandosi sui rilievi anatomoclinici delle manifestazioni caratteristiche di tali processi, soprattutto delle alterazioni della coagulabilità del sangue, delle variazioni della pressione sanguigna, della respirazione, della permeabilità vasale, egli tentò di ricercarne la causa nella scomposizione e nella morte delle cellule e nel conseguente riversarsi in circolo dei loro prodotti di degradazione. Con una serie di brillanti osservazioni giunse così a dimostrare la tossicità per l'organismo non soltanto delle sostanze di natura batterica, ma anche di quelle provenienti dai globuli rossi e dagli altri elementi cellulari distrutti dai microrganismi (Sui prodotti tossici delbacillo del carbonchio [con S. Balp], in Giorn. della R. Acc. medica di Torino, s. 3, LIV [1891], pp. 897-900; Sull'immunità verso il diplococcopneumonico [con P. Foà], in Gazz. medica di Torino, XLII [1891], pp. 1-4; Sulle tossinedel pneumococco, in Giorn. della R. Acc. medica di Torino, s. 4, LXI [1898], pp. 297-320. Produzione di sostanze tossiche nel siero di animali inoculati con sangue eterogeneo [con S. Belfanti], ibid., pp. 321-324; Contributo allostudio della coagulazione del sangue, in Mem. della R. Acc. di scienze lettere,e arti di Modena, sezione di scienze, s. 3, III [1901], pp. 139-177; Azione dei costituenti chimicidei linfociti sul sangue e sull'organismo [con A. Zanfrognini], ibid., IV [1902], pp. 113-161; Sopra una nuova specie d'immunità, in Gazzetta medica italiana, LIII [1902], pp. 81-84; Sulla teoria dell'infezione da pneumococcoe sopra una nuova specie d'immunità, in Mem. della R. Acc. di scienze,lettere e arti di Modena, sezione di scienze, s. 3, IV [1902], pp. 163-194).
Di notevole interesse in tali lavori appare lo studio sperimentale nel quale si dimostrava la capacità posseduta da alcuni sieri normali di agglutinare anche i globuli rossi, constatatone mirabilmente sintetizzata dal C. e dal Belfanti in poche righe: "...II siero di un animale della specie A che ricevette nel peritoneo sangue defibrinato della specie B contiene sostanze che hanno azione tossica per gli animali della specie B e che non ne hanno nessuna per quelli della specie A, e che sono debolmente tossiche per quelli di un'altra specie qualunque..." (Produzione di sostanze tossiche ...). Le esperienze, condotte trattando il cavallo con sangue di coniglio, non furono tuttavia estese anche alla osservazione in vitro, così che né il C. né il Belfanti poterono approfondire lo studio dei meccanismi immunitari che sono alla base del fenomeno. L'argomento fu poi brillantemente trattato da J. Bordet, che, superando i limiti della pura e semplice sperimentazione, volle studiare più in generale la possibilità di ottenere particolari anticorpi usando come antigeni, anziché i batteri, i globuli rossi (Traité de l'immunité, Paris 1920).
Sempre appassionato allo studio delle malattie infettive, nel 1904 il C. descrisse accuratamente le alterazioni anatomopatologiche di un caso di febbre maltese (Un caso di febbre di Malta, in Archivio per le scienze mediche, XXVIII [1904], pp. 273-299): dai visceri del cadavere egli riuscì ad isolare il Micrococcus melitensis, del quale esaltò la virulenza con ripetuti passaggi nell'animale da esperimento, studiandone attentamente la produzione di tossine. Ma tale ricerca gli fu fatale: egli contrasse infatti l'infezione melitense che, generalmente benigna, si manifestò in lui in forma quanto mai violenta, portandolo rapidamente alla morte, che avvenne a Milano il 6 sett. 1904.
Bibl.: P. Foà, T. C., in Giorn. della R. Acc. medica di Torino, s. 4, LXVII (1904), pp. 579-588; A. Cesaris-Demel, L'opera scientifica diT.C., in Annali delle Università toscane, XXV (1905); G. Guarnieri, T. C., in Annuario della R. Univ. di Pisa per l'anno accademico 1904-1905, Pisa 1905, pp. 395-400; F. H. Garrison, AnIntroduction to the History of Medicine..., Philadelphia-London 1922, p. 755; D. Carbone, Le esperienze inedite di T.C., in Riv. di storia dellescienze mediche e nat., s. 4, XXVIII (1937), pp. 85-98; G. Vernoni, Trattato di patol. gener., I, Firenze 1954, col. 478; Enc. Ital., VIII, p. 961.