BURATTINI (Boratyni), Tito Livio
Nato ad Agordo (Belluno) l'8 marzo 1617 da famiglia nobile e agiata, abbandonò giovane il suo paese per motivi imprecisati. Animato da interessi archeologici e scientifici, trascorse un quadriennio (1637-41) in Egitto, dove misurò gli obelischi di Eliopoli e di Alessandria. Dopo un breve soggiorno in Germania, si stabilì a Cracovia, dove strinse amicizia con Stanislaw Pudłowski, allievo di Galilei e accademico dell'università iagellonica, e con Girolamo Pinocci, ricco patrizio cracoviese di origine italiana. Insieme con loro compì esperimenti ottici di scuola galileiana, e le sue osservazioni astronomiche contribuirono alla scoperta delle macchie di Venere; intorno al 1648 ideò una macchina per volare, che tuttavia non fu mai sperimentata. L'arrivo in Polonia e l'incoronazione di Maria Luisa di Gonzaga-Nevers (1648), moglie di Ladislao IV e poi di Giovanni Casimiro, segnarono l'inizio della sua fortuna: nominato architetto reale, nel 1652 ebbe l'appalto delle miniere di Piombo e di argento a Olkusz; tesoriere della regina, intimo del segretario di lei Pierre Des Noyers, fu presto utilizzato in missioni diplomatiche di notevole importanza.
Assillati dalla necessità di reperire mezzi finanziari per la guerra svedese, i sovrani polacchi avevano deciso di impegnare i gioielli della regina Maria Luisa, contando su un prestito di 300.000 scudi; a tale scopo inviarono a Vienna il B., che trascorse nella capitale asburgica un intero, ininterrotto trimestre. Egli, comunque, non limitò i suoi compiti a questa operazione, ma entrò nel vivo del problema; della successione al trono polacco: conoscendo le ambizioni di Mattias de' Medici, che intendeva porre la propria candidatura in caso di morte senza eredi di Giovanni Casimiro, egli propose a Niccolò Siri, che agiva a Vienna da corrispondente e consigliere del Medici, di collegare le ambizioni del candidato italiano alle necessità dei Polacchi. "Il medesimo tesauriere mi ha domandato se io stimo che il serenissimo granduca imprestasse una gran somma di denaro al re di Polonia col pegno di gioie bellissime, che siano stimate la metà di più e anco i dui terzi, e desideriano avere 300 mila scudi e con questi fare buone levate e rientrare nel regno... Sarebbe necessario che subito l'Altezza Vostra si degnasse di accennarmi se il granduca faria l'imprestito col pegno, che staria assolutamente la metà di più... Questo signor tesauriere è confidentissimo della regina e sa meglio di nessun altro" (cifra di N. Siri a Mattias: Vienna, 18 dic. 1655, in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, filza 5398, f. 315: vedi ancora i ff. 240, 320). Il B. informò il Des Noyers del nuovo progetto, attribuendone però la paternità al Siri (Des Noyers a Siri, Głogów, 9 genn. 1656, ibid., f. 242: alludeva ad una "proposta fatta da Vostra Signoria Illustrissima al signor Buratini, che mi ha scritta in cifra, e tanto basta per farmi intendere"). Autorizzato dalla regina, anche il B. scrisse a Firenze; ma né questa sua lettera né la cifra già citata del Siri ottennero risposta (ibid., f.202). Des Noyers se ne lamentò, fingendo di non capire: "Non so che cosa vuol dire che di Fiorenza non Le venghi nessuna risposta; potrebbe tardar tanto che si pansarebbe ad altro soggetto" (Des Noyers a Siri, Głogów, 10 febbr. 1656, ibid., f.170). In realtà, aveva ben chiare le cause del lungo silenzio: "Le prince Mathias... tient les choses en longueur parce qu'on lui demande deux millions à emprunter pour conclure avec lui; cependant il perdra l'occasion..." (Des Noyers a I. Bouillau, Głogów, 13 apr. 1656, in Des Noyers, Lettres, p. 138).
Il B. fu deluso dalle esitazioni dei Medici e dall'insuccesso del piano da lui ideato insieme al collega e compatriota di Vienna: "Ogni volta che ricevo lettere di Vostra Signoria Illustrissima, la Maestà della reverendissima regina mi dimanda se Lei mi scrive alcuna cosa del negozio di Toscana, e io li dico di no, ma che sperava in breve di ricevere qualche aviso; al che Sua Maestà mi rispose ch'io ero troppo semplice in credere che, se questa proposta fosse piaciuta al serenissimo granduca, avesse solamente scritto per la posta ordinaria, ma avrebbe spedito più d'una staffetta. Mi duole che le nostre fatiche siano riuscite vane, mi duole che quelli principi non abbino incontrato quest'occasione, la quale in mill'anni non succederà a niuno con tanta felicità" (autogr. del B. a Siri, Głogów, 2 marzo 1656, in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, filza 5398, f. 313rv; a f. 319v l'indirizzo del destinatario). Ma, sebbene scoraggiato, il B. continuava nelle sue missioni. Nel marzo 1656 fu di nuovo a Vienna per breve tempo; il Siri ne informò Mattias, riferendo puntualmente le sue argomentazioni: "Ogni principe confinante vedrà molto volentieri assicurata quella successione in un principe che per li propri stati appresso gli possi rendere gelosia, e non si mette in dubbio che l'Imperatore, la Francia, l'Olanda e il Turco medesimo, vedrà più volentieri quella corona in Vostra Altezza che in altro principe..." (Siri a Mattias, Vienna, 18 marzo 1656, ibid., f.187). Secondo questo corrispondente da Vienna, si era giunti molto vicino a concludere un trattato che riconoscesse a Mattias speciali diritti di successione (Siri a Mattias, Vienna, 25 marzo 1656, ibid., f. 190). Nell'aprile il B. ebbe lunghi colloqui col primate, durante i quali si trattò dell'eventuale candidatura medicea (autografo del B., senza indicazione di destinatario, ma si tratta del Siri, Głogów, 20 apr. 1656, ibid., f.320rv); nell'ottobre si recò a Vienna per la terza volta nello spazio di un anno, sempre allo scopo di vendere o impegnare i gioielli della regina (ibid., f524). L'anno seguente fu inviato a Firenze, certo per trattare della candidatura medicea (nell'agosto era di ritorno: Des Noyers, Lettres, p. 342); questo gruppo d'italiani, fra cui era anche Girolamo Pinocci, continuò ancora ad accarezzare il disegno di un re Medici (Siri a Mattias, Vienna, 25 maggio 1658, in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, filza 5398, f. 328v). Una Memoria scritta per Mattias, risalente a quegli anni, descrive il B. come la persona più adatta per trattare il negozio di Polonia, bene accetta ai sovrani e all'intero Senato (ibid., f.530); ancora all'inizio del 1659 iI B. sembrava solidale coi Medici e ne incoraggiava le speranze (ibid., f.151). In realtà, agendo di concerto con l'amico Des Noyers, s'era staccato dal partito mediceo per abbracciare la candidatura francese: secondo l'agente mediceo a Varsavia, infatti, "il signor Burattini, come tutto di Noyers, è camminato sempre con la tramontana del medesimo, il quale, se ben mostra d'aderire al signor prencipe nostro, è tutto per condé" (relaz. di P. Minucci, p. 422v). Il B. continuò a coltivare, in quegli anni, gli interessi scientifici: nell'agosto 1657, di ritorno dalla sua missione a Firenze, portava con sé in Polonia numerosi doni del granduca, "quelques gentilesses de mécanique", che colpirono vivamente l'amico Des Noyers; per di più, a Firenze, aveva progettato un orologio ad acqua che ora il granduca faceva costruire (Des Noyers, Lettres, pp. 342-43).
Il B. partecipò alla guerra svedese al comando di una compagnia di fanti reclutata a sue spese; col grado di capitano si trovò all'assedio di Thorn e, a compenso di tali servigi, ottenne la nobilitazione con un diploma del 30 ag. 1658. Sposò in quel tempo Teresa Opacka, di nobile famiglia polacca. Aveva ricevuto in appalto la Zecca di Cracovia che diresse per qualche tempo con l'aiuto di Paolo Del Buono, già matematico del granduca Leopoldo, incontrato a Vienna nel '55 (Des Noyers, Lettres, pp. 125-126) e invitato poi in Polonia, dove giunse nell'inverno 1658 in compagnia di Girolamo Pinocci (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, filza 5398, f. 334rv). Nel 1659 fu affidata al B. l'emissione di nuove monete di bronzo (solidi, detti allora in Polonia szelâgi o anche, dal nome del soprintendente alla Zecca, boratynki), su cui sitrovano impresse le sue iniziali. Tre anni dopo fu accusato di illeciti profitti: citato dalla Dieta nel 1662, riuscì a giustificarsi di fronte alla commissione del Tesoro riunita a Leopoli. La commissione, anzi, nell'urgente necessità di pagare il soldo alle truppe, lo invitò a rinnovare il contratto e a coniare ancora la stessa moneta. "Supremus reipublicae thesaurarius", assicurata con privilegi la propria attività, ottenne dal fisco il riconoscimento, di un credito di oltre 65.000 fiorini (tuttavia i suoi eredi lottarono, per ottenerne il pagamento, almeno fino al 1719, quando pubblicarono la versione della lite con l'erario già a suo tempo fornita dallo stesso Burattini). Ma, nel momento del maggior successo, un impiegato alla Zecca di Cracovia, Andrzej Tymff, propose di coniare una moneta con argento di qualità scadente: il B. dovette cedere al rivale, che divenne suo successore. Alle accuse degli avversari rispose con la Informacyja o mennicy szelâgowej, apologia del proprio operato; intervenne nella polemica, difendendolo vigorosamente, il connazionale ed amico Girolamo Pinocci. L'incresciosa polemica sorta sul suo operato come soprintendente della Zecca, la morte della regina Maria Luisa sua protettrice (1667) e, infine, l'orientamento filoasburgico prevalso a corte dopo l'avvento di Michał Korybut Wiśniowiecki (1669) lo tagliarono fuori dall'attività pubblica; tuttavia, dopo un periodo di eclisse, la sua fortuna tornò a sollevarsi, giacché sappiamo, da sue lettere dell'ottobre 1672 e del settembre '71 che ricopriva allora l'importante carica di comandante della piazzaforte di Varsavia. Rimane ignota la data esatta della morte del B., che tuttavia va collocata nell'anno 1680.
Opere: Informacyja o mennicy szelâgowej (Resoconto sulla coniazione degli szelâgi), s. l. né d., ma risalente al 1664 (vedi K. Estreicher, Bibliografia poiska, XIII, Kraków 1894, p. 267); Misura universale overo trattato nel qual si mostra come in tutti li luoghi del mondo si può trovare una misura e un peso universale senza che abbiano relazione con niun'altra misura e niun altro peso e ad ogni modo in tutti li luoghi saranno li medesimi e saranno inalterabili e perpetui sin tanto che durerà il mondo..., in Vilna, nella stamperia de' Padri Francescani, l'anno 1675 (l'opera è stata ristampata con prefazione di L. Birkenmajer, a cura dell'Accademia delle Scienze di Cracovia, Kraków 1897; contemporaneamente ne uscì una traduzione polacca di K. S. Birkenmajer, Miara powszechna..., Kraków 1897); Krótka informacja długu witmego u Rzeczypospolitei Wielkiego Księstwa Litewskiego,sukcessorom Tytusa Liwiuvsa Boratyniego i kredytorom na Sejmin anno 1719 podana (Breve informazione sul debito contratto dalla Respublica Magni Ducatus Lituaniae, presentata dai successori di T. L. B. e creditori alla Dieta in anno 1719: vedi Estreicher, cit., XXIII, Kraków 1910, App., p. IV). Si è conservata manoscritta l'operetta composta nel 1644-45, La bilancia sincera... con la quale per teorica e pratica con l'aiuto dell'acqua,non solo si conosce le frodi dell'oro e degl'altri metalli,ma ancora la bontà di tutte le gioie e di tutti i liquori (Parigi, Bibl. naz., Mss. Ital. 448; Suppl. fr. 496).
Sul viaggio del B. in Egitto è nota a tutt'oggi una sua lettera da Varsavia, datata il 14 marzo 1664 e indirizzata al francese de la Chambre (più tardi inserita nel Discours sur les causes du débordement du Nil par M. de la Chambre, Paris 1665). In essa il B. cita a più riprese altri suoi scritti riguardanti il suo soggiorno in Egitto e corredati da materiale illustrativo.
La lettera al de la Chambre non costituisce una relazione dei viaggi del B. nella valle del Nilo; piuttosto vuole essere di appoggio a una teoria esposta dal de la Chambre nel suo Discours, secondo la quale la causa della annuale inondazione del fiume è dovuta alla "rarefazione del nitro". Il B., entusiasta della teoria, descrisse nella sua lettera una serie di fatti e di episodi osservati durante la propria permanenza in Egitto, che andavano a conforto di essa.
È chiaro che, da un punto di vista scientifico, tale teoria non necessita certo di una confutazione che ne dimostri la infondatezza. Essa si basa fondamentalmente sull'osservazione che contemporaneamente al crescere del livello del fiume, in alcune località del deserto egiziano dove esistono delle depressioni si formano vere e proprie pozze di acqua assai ricca di "nitro". L'errore principale ed evidente del de la Chambre consiste nell'aver scambiato né più né meno le cause con l'effetto. L'emergere di tali acque è dovuto semplicemente all'innalzamento del livello delle acque di infiltrazione che, come è noto, si trovano negli strati sottostanti a quelli della valle del Nilo, e costituiscono un vero e proprio fiume sotterraneo che segue in tutto e per tutto l'andamento del Nilo. Nell'emergere, tali acque sotterranee traversano strati di "nitro" provocando la parziale soluzione, ed è pertanto per questo motivo che esse giungono alla superficie ricche di tale minerale. Il fatto poi che, secondo le osservazioni del B., le pozze d'acqua compaiano prima ancora dell'inizio dell'inondazione non deve esser considerato come una riprova della veridicità della teoria, è bensì indicativo di alcuni dei metodi empirici usati dai contadini locali per prevedere, sia pure di qualche giorno soltanto, l'innalzarsi del livello del fiume, fatto questo di importanza fondamentale per tutto il paese.
Piuttosto val la pena di sottolineare una certa confusione dimostrata dal B. nell'uso del termine "nitro", con il quale intende sia il "nitro" che satura l'acqua delle pozze in concomitanza con l'inizio della inondazione (carbonato e bicarbonato di sodio), sia il "nitro" che si rinviene in cristalli nel deserto (nitrato di sodio).
Il B. non ci spiega i motivi (se pur ve n'erano di particolari) per i quali andò in Egitto: dichiara solo di avervi soggiornato dal 1637 al 1641. Per quanto, riguarda gli spostamenti interni possiamo solo dire che nell'aprile del 1639 si trovava a Gizah (con John Greaves) e che il 12 settembre partiva dal Cairo per recarsi al Sinai. Visitò forse esclusivamente la regione del delta del Nilo, facendo solo delle puntate fino all'oasi del Fayyūm ("il lago di Meris") e al Sinai. Di notevole interesse egittologico dovevano essere "i disegni particolari di quelle famose e meravigliose fabbriche come sono le Piramidi, gli Obelischi, le Sfingi, le Mummie, i fondamenti di Alessandria, il lago di Meris, e altre di quelle superbissime opere fatte dagli antichi Egizi, Persiani, Greci e Romani che in quel Regno dominarono".
Nella lettera al de la Chambre il B. non scrisse altro sulla propria attività nella valle del Nilo. Tuttavia, nel proemio alla sua Misura universale, Wilna 1675, accennò a Memorie illustranti il suo viaggio, gran parte delle quali si sarebbero smarrite "...quando fui spogliato nell'Ongaria l'anno 1645 dagli assassini". Inoltre in una lettera ad A. Kircher, quella stessa che accompagnava il disegno degli obelischi di Eliopoli e Alessandria da lui misurati (inviata da Varsavia, 15sett. 1652, e pubblicata in A. Kircher, Oedipus aegyptiacus, Romae 1652, II, 2, p. 303), egli dichiara: "...molte altre cose ho perso con mio sommo dolore, le quali sono state causa che più non applicai di ponere regolarmente quel poco che m'è restato". Dobbiamo così lamentare la perdita del materiale raccolto dal B. in Egitto.
C. Barocas
Nel 1645 il B. lavora a una rielaborazione (una prima redazione era andata perduta anch'essa in Ungheria) della sua Bilancia sincera che prendeva lo spunto dalla Bilancetta galileiana ed intendeva operare un perfezionamento di tale strumento in grado di assicurare una maggiore semplicità e praticità alle operazioni con esso effettuabili: "...doppo aver ben considerata quest'operetta [del Galilei] pensai di farne un'altra differentissima, il successo della quale fu molto efficace, perché in luogo delli fili d'ottone che avvolgeva il signor Galileo attorno alla sua Bilancetta, io ciò feci con la divisione minutissima delle linee trasversali e con tre cursori; però che con questa faccio più presto cento operazioni, di quello se ne può far una con quella del signor Galileo; ma nulla dimeno non pretendo di levar la gloria di quel grand'huomo, sapendo esser cosa facile aggiongere alle cose trovate".
L'opera galileiana, cui era stata assicurata una circolazione manoscritta, era giunta a conoscenza del B. grazie a Stanisław Pudłowski; a Venezia (1645) il B. veniva a conoscenza dell'edizione dell'Odierna (Palermo 1644), che non lo dissuadeva dal rifacimento della sua opera sia per gli errori del testo sia per la mancanza di spunti originali. Nella Bilancia sincera il B. riproduceva con correzioni il testo galileiano, si soffermava sull'uso dello strumento e la sua applicazione alla determinazione dei pesi specifici dei metalli e forniva i mezzi per ritrovare la proporzione tra la sfera e il cubo. Secondo la tarda testimonianza dello stesso B., già allora il Pudłowski, letta l'opera, l'avrebbe incoraggiato nella ricerca di una unità di misura universale.
Notevole interesse suscitò nell'ambiente scientifico la presentazione al re di Polonia, avvenuta tra il '47 e il '48, di un modello di macchina per volare; il B. chiedeva fondi per la realizzazione su scala più ampia di questo progetto, ma sembra che la cosa non abbia mai avuto luogo. Di tale modello ci resta una descrizione sommaria in una lettera del Des Noyers al Mersenne (29 febbr. 1648) oltre che in un frammento epistolare coevo comunicato dal Thévenot all'Huygens nel 1661 (C. Huygens, Oeuvres complètes, III, La Haye 1890, pp. 268-270).
L'attività del B. fu notevole in altri e svariati campi: egli si segnalò presto come costruttore, dotato di rara perizia, di lenti per microscopi e telescopi, apprezzate e ricercate (fu autore, tra l'altro, di un'opera di diottrica, andata perduta, risalente agli anni '67-'68), mentre la scoperta da lui compiuta, e che ebbe eco non trascurabile, dell'esistenza di "ineguaglianze" sulla superficie di Venere, simili a quelle lunari (1665), ne pone in luce le qualità di esperto osservatore.
La considerazione in cui era tenuto come autore di strumenti scientifici appare chiara dalla sua corrispondenza con l'Hevelius, col Boulliau, con Leopoldo de' Medici, ai quali fece pervenire lenti di sua costruzione. All'Hevelius egli assicura la conoscenza delle lettere scambiate tra Des Noyers, Riccioli e Zucchi; al Boulliau (dal B. incontrato durante il soggiomo in Polonia, nel 1661, del dotto francese) chiede consigli tecnici e rende noti alcuni dei suoi procedimenti. Nel corso del 1657, il B. aveva soggiornato in Italia e si era incontrato a Bologna col Riccioli e a Firenze, oltre che con il granduca, con il principe Leopoldo. Quest'ultimo, che avviò con lui un rapporto epistolare, gli fece pervenire, tra l'altro, opere di Campani e Cassini, il De vi percussionis di Borelli, e i Saggi di naturali esperienze dell'Accademia del Cimento.
Nel 1675 il B. pubblicò la Misura universale in cui si proponeva come unità di misura lineare la lunghezza del pendolo battente il minuto secondo. Il B. suggeriva una suddivisione quaternaria del suo metro (per la prima volta tale parola indicava una lunghezza unitaria universale), limitandosi a fornire i semplici sottomultipli di esso, e non i multipli, a differenza di quanto aveva già fatto, nel 1670, il Mouton. Deduceva poi dal metro lineare le unità di misura delle aree e dei volumi, e adottava, come unità di peso, quella fornita dal peso dell'acqua contenuta in un cubo il cui lato fosse pari a un sedicesimo del metro. Il B., ignaro dei tentativi compiuti nella stessa direzione, e già in parte consegnati alle stampe nel 1675 (Royal Society, Mouton, Huygens), ritenne di essere il primo ad utilizzare la lunghezza di un determinato pendolo per stabilire una misura universale; egli non conosceva i dubbi sollevati da Hooke sulla costanza del periodo del pendolo in tutti i luoghi, dubbi confermati dal Richer anche se, nel '75, non ancora universalmente accettati, né era al corrente della scoperta dell'Huygens relativa alla determinazione del centro di oscillazione.
A. Ingegno
Fonti e Bibl.: Bibl. crit. delle antiche reciproche corrispondenze... dell'Italia colla Russia,colla Polonia..., I, Firenze 1834, pp. 48-49; P. Des Noyers, Lettres... pour servir à l'histoire de Pologne et de Suède de 1655 à 1659, Berlin 1859, pp. 20, 125-126, 342-343; J. Bartoszewicz, Des Noyers Piotr, in Encyklopedyja powszechna, VII, Warszawa 1861, pp. 26-28; A. Favaro, Intorno alla vita ed ai lavori di T. L. B. fisico agordino del sec. XVII. Studi e ricerche, in Memorie del R. Istituto veneto di scienze,lett. ed arti, XXV(1896), p. 140; Id., Nuove contribuzioni alla storia delle scienze nel decimosettimo secolo. T. L. B., in Atti del R. Ist. veneto di scienze,lett. ed arti, s. 7, VII, (1895-96), pp. 110-116; Id., Suppl. agli studi intorno alla vita ed alle opere di T. L. B. …, ibid., s. 8, II (1899-1900), pp. 855-860; M. Gumowski, Podręcznik numizmatyki polskiej (Manuale di numismatica polacca), Kraków 1914, passim;A. Hniłko, Włosi w Polsce, I, Tytus Liwiusz Boratyni,dworzanin krlóa Jana Kazimierza,mincernz i uczony (Gli Italiani in Polonia. T. L. B., cortigiano di Giovanni Casimiro, soprintendente alla zecca e studioso), Kraków 1923; A. Birkenmajer, Burattini (Boratyni) Tytus-Liwiusz, in Polski Słownik Biograficzny (Diz. biogr. polacco), V, Kraków 1937, pp. 133-136; K. Targosz, Hieronim Pinocci. Studium z dziejów kultury naukowej w Polsce w XVI wieku (Girolamo Pinocci. Studio sulla storia della cultura scientifica in Polonia nel XVI sec.), Wrocław-Warsawa-Kraków 1967, passim;B. Biliński, Galileo Galilei e il mondo polacco, Wrocław-Warsawa-Kraków 1969, pp. 113-116. Notizie inedite sull'attività diplomatica del B. si trovano nella corrispondenza riunita sotto il titolo Polonia 1657-58-59.Carteggio con N. Siri e A. Martinozzi sopra l'ipoteca da farsi delle gioie di quella corona e promuovere il trattato di far succedere l'elezione nel principe Mattias in caso di vacanza del regno, in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, filza 5398, ff. 149-578, segnalata da A. Przeżdziecki, Wiadomość bibliograficzna o rękpismach zawierajâcych w sobie rzeczy polskie (Notizia bibliogr. sui manoscritti contenenti cose polacche), Warszawa 1850, p. 145; cfr. anche l'importante Relazione del negoziato fatto nella corte di Polonia da Paolo Minucci in proposito della successione che si trattava per il serenissimo principe Mattias di Toscana a quella corona l'anno 1659, alla Bibl. naz. di Firenze, Magliabechiano, cl. XXIV, cod. 53, ff. 417r-431v, passim.
Per gli studi egittologici vedi in particolare: G. Lumbroso, Descrittori ital. dell'Egitto e di Alessandria, in Mem. dell'Acc. naz. d. Lincei, s.3, III (1879), pp. 475-483; A. Lucas, Ancient Egyptian Materials and Industries, London 1962, pp. 263-268. Per gli studi scientifici vedi in particolare: A. Favaro, Il metro proposto come unità di misura nel 1675, in Annales internationales d'histoire, Paris 1901, pp. 82-100; G. Boffito, Il volo in Italia, Firenze 1921, pp. 129-30 (in app., pp. 362-68, traduz. di K. Klinckowstroem, T. L. B., tecnico del volo, in Prometheus, XII [1910], n. 8, pp. 117-120); G(iuseppe) B(offito), T. L. B. (1615-1682)costruttore d'una macchina volante, in Rivista aeronautica, IV (1928), pp. 198-201; M. Gliozzi, Precursori del sistema metrico decimale, in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, classe di scienze fisiche, mat. e natur., LXVII (1932), pp. 46-50; P. Tannery, Mémoires scientifiques, XII, Toulouse-Paris 1933, pp. 361, 371; G. Sarton, The first explanaition ofdecimal fractions and measures (1585)…, in Isis, XXIII (1935), pp. 192-93; C. De Waard, Notes sur Stevin et Beeckman,ibid., XXIV(1935-36), pp. 123 n.; P. Tannery, Mémoires scientifiques, XIV, Toulouse-Paris 1937, passim (carteggio Tannery-Favaro); S. Rotta, Scienza e "pubblica felicità" in Geminiano Montanari, in Miscellanea Seicento, II, Firenze 1971, p. 139.
C. Barocas-D. Caccamo-A. Ingegno