TITO (App. II, 11, p. 999)
Dal 7 marzo 1945 primo ministro, T., nell'aprile 1945 si recò in visita a Mosca, nel marzo 1946 visitò Varsavia e Praga, nel novembre 1947 Sofia, e nel dicembre di questo stesso anno Budapest e Bucarest, firmando nelle capitali delle repubbliche popolari trattati bilaterali di amicizia e di mutuo aiuto. Ma, accusato nel luglio 1948 dal Cominform di seguire una "linea errata nelle questioni fondamentali di politica estera e interna" e di condurre una "politica ostile verso l'URSS", T. ritirò la Iugoslavia da quell'organismo, affermando da allora decisamente la possibilità e la legittimità, pur nel rispetto dei principî dell'internazionalismo proletario, di una "via iugoslava" verso il socialismo. Seguito dalla grande maggioranza del partito e del governo nella sua preoccupazione di salvaguardare, attraverso l'autonomia ideologica, l'indipendenza politica ed economica della Iugoslavia dall'URSS, T., dopo un periodo di isolamento, riuscì ad ottenere aiuti economici e militari dall'Occidente (soprattutto dagli S. U. A. e, in minor misura, dalla Gran Bretagna), che consentirono alla Iugoslavia di far fronte alle crisi agricole del 1950 e 1951, di organizzare un forte esercito e d'impostare piani di sviluppo economico. L'accettazione di questi aiuti comunque non impedì a T. di far assumere alla Iugoslavia una posizione di neutralismo e di "terza forza" in collegamento con analoghe posizioni dell'Unione Indiana, dell'Indonesia, dell'Egitto, ecc. Il 14 gennaio 1953 T. venne eletto presidente della Repubblica federativa di Iugoslavia; in questo stesso anno si recò in visita ufficiale in Inghilterra. Dopo che nel maggio 1955 N. Chruščëv e N. Bulganin si erano recati in visita a Belgrado a conferma del miglioramento dei rapporti tra URSS e Iugoslavia dopo la morte di Stalin, T. nel giugno 1956 restituiva la visita recandosi a Mosca: nell'occasione T. otteneva che nel comunicato finale l'URSS riconoscesse la legittimità delle sue posizioni circa l'indipendenza e eguaglianza dei paesi e partiti comunisti e circa la possibilità di differenti "vie" per giungere al socialismo. In politica interna la stabilità politica della repubblica e il prestigio che ormai lo circonda nel paese e in campo internazionale hanno consentito a T. negli ultimi anni una certa liberalizzazione del regime. Costantemente preoccupato di far avanzare il paese sulla via del socialismo con prudenza e aderenza alla realtà, recentemente (nov. 1960) Tito (che il 19 aprile 1958 è stato rieletto presidente della repubblica) si è fatto promotore di una nuova costituzione. Anche dopo la riconciliazione con l'URSS e con le democrazie popolari, T. ha continuato a svolgere una politica polivalente di aperta collaborazione economica con tutti i paesi, ma insieme di gelosa indipendenza politica su posizioni di "terza forza" sottolineate dai suoi viaggi (gennaio-febbraio 1959) nell'Unione Indiana, Birmania, Indonesia, Ceylon, Egitto, Etiopia, dagli incontri a tre con Nehru e an-Nāṣir, e soprattutto dalla conferenza dei paesi "non impegnati" che ha riunito dal 10 al 6 settembre 1961 a Belgrado capi di Stato e di governo di venticinque paesi.