Vedi TLOS dell'anno: 1973 - 1997
TLOS (S 1970, p. 852)
Una pianta generale della città è stata eseguita per la prima volta nel 1976 da Wurster. L'area urbana è sita su un alto pianoro roccioso, c.a 300 m al di sopra della valle dello Xanthos, tra due valli fluviali molto incassate; a E una profonda depressione a forma di sella e la piana successiva si saldano al massiccio montuoso, proseguendo poi ancora verso E nelle propaggini del complesso del Masikytos. Dalla prima epoca licia fino al periodo bizantino la cinta muraria fortificata della città era congiunta al grande massiccio occidentale a N e a O. Il limite verso E fu tracciato davanti alla depressione con varî tratti di mura nei punti più ripidi; verso O invece il corso delle stesse non è così vincolato alla natura del terreno.
L'insediamento licio, al centro del pianoro roccioso su cui spicca una rupe alta 477 m s.l.m., doveva essere dominato da una residenza nobiliare fortificata. In quest'area sono rimasti solamente pochi reperti liei e il perimetro della roccaforte turca, d'impianto medievale, posta su antiche fondazioni in blocchi squadrati di pietra, che dovrebbe corrispondere a quella originaria dei Liei. A N e a NE l'insediamento licio disposto attorno alla roccaforte era difeso da aspre sporgenze rocciose, alla sommità delle quali corre il tracciato della cinta muraria. Su tali rupi sono scavate numerose tombe licie, che formano una corona attorno all'insediamento. La cinta muraria licia, a grandi blocchi in opera poligonale, proseguiva a E verso il pendio dell'avvallamento, appena più in alto della cinta più tarda, che le era antistante. Il confine dell'insediamento licio verso O seguiva probabilmente l'andamento di una faglia rocciosa sul pianoro che occupava la città. Dunque tale insediamento si estendeva, come del resto anche quelli di epoca successiva, soprattutto sulle pendici meridionali e occidentali del pianoro. Tra i monumenti più importanti dell'antica età licia, oltre all'edificio funerario a facciata prostila con un rilievo relativo al mito di Bellerofonte, sono da ricordare una tomba con rilievi rappresentanti una lotta di guerrieri e un edificio sepolcrale decorato con scene in rilievo di un assedio di città, databile al IV sec. a.C., che si trova attualmente al museo di Fethiye. Il rilievo fu collegato nel 1976 da J. Borchhardt all'iscrizione di Izraza.
La cinta difensiva romana, costruita con massi squadrati di calcare, si conserva per ampi tratti sui lati N ed E. A SE si trova il complesso di una porta, protetto da un muro doppio a controscarpa e da una torre di fiancheggiamento: esso è fornito di un rinforzo orizzontale dell'architrave e di un arco a esso sovrapposto formato da conci di pietra, che sorregge busti di personaggi togati, probabilmente del II sec. a.C. Il muro prosegue poi verso S con brevi cortine e frequenti cambi di direzione, fino a congiungersi con le balze scoscese a O della roccaforte. Gli edifici pubblici monumentali della T. romana non trovarono posto nell'area urbana cinta dalle mura, ma vennero realizzati nella depressione e sul terreno pianeggiante contiguo a E del rilievo della città in una disposizione urbanistica grandiosa e relativamente dispendiosa, quale fu realizzata solamente in poche altre città della Licia. Una serie sovrapposta di sedili in pietra, di fronte al lato E della cinta muraria romana, appartiene a uno stadio che bisogna supporre collocato nel grande avvallamento delimitato, a giudicare dai resti, da un atrio a colonne sul lato N.
Un edificio rettangolare, insolitamente esteso per una lunghezza di più di 150 m, chiude il limite orientale della depressione: ha più navate e si apre nella parte centrale e meridionale con arcate rivolte a O. Verso E il piano superiore si collegava con i complessi architettonici posti più in alto nel pianoro, mantenendo però il medesimo livello. Più a S sorgono due impianti termali costruiti con blocchi di pietra squadrata con resti di volte a botte in conglomerato, accanto a una palestra delimitata da colonne. L'impianto termale A, più piccolo, è formato da tre ambienti quadrangolari, tino dei quali con abside; quello B, il maggiore, è composto anch'esso di tre ambienti rettangolari, uno dei quali si apre verso S sul paesaggio tramite un'abside semicircolare interrotta da arcate. Questa potrebbe essere l'«esedra nelle terme» di T., dedicata da Opramoas (E. Kaiinka, ed., Tituli Asiae Minor is, II, Vienna 1930, n. 578), che sarebbe dunque da datare nel secondo quarto del II sec. d.C.
Più a E dell'impianto termale B, un grande muro di sostegno con pilastri in facciata conclude l'area più elevata degli edifìci monumentali. Qui il torrente meridionale, che riforniva d'acqua le terme, sfocia all'aperto da un canale voltato in pietra. A Ν delle terme è possibile localizzare un tempio di età imperiale, di cui restano soltanto un cumulo di macerie con frammenti di capitelli corinzi, che si collega a E all'agorà, una grande piazza di c.a 80 m per lato, circondata da grandi colonne non scanalate, appartenenti probabilmente a un complesso porticato. Verso E l'area dei grandi edifici monumentali di età romana è conclusa da un teatro, la cui cavea si apre a O; la scaenae frons è una costruzione rettangolare con diverse porte. La costruzione del teatro andò avanti per almeno 150 anni, come testimoniano le iscrizioni, e al tempo di Opramoas non era stata ancora completata (ibid., nn. 550-551 e 578). Le costruzioni monumentali risalgono per lo più alla seconda metà del I e al II sec. d.C.
In epoca bizantina la cinta muraria, mantenendo l'antico tracciato, fu rafforzata con materiali di spoglio, mentre le porte furono ricostruite. Non lontano dalla porta di età imperiale, archi e pilastri fanno pensare alla presenza di un edificio piuttosto grande, forse una chiesa. Accanto alla palestra, nella zona orientale, sorge una chiesa a tre navate, probabilmente quella vescovile, con colonne di granito riutilizzate su basi ioniche, un'abside poligonale all'esterno e tonda all'interno, e un transetto pronunciato; di fronte a essa si trova un atrio con colonnato a quattro lati, realizzato con materiale romano di spoglio.
Bibl.: G. E. Bean, Lycian Turkey. An Archaeological Guide, Londra 1978, p. 65 ss. - Iscrizioni: E. Kaiinka (ed.), Tituli Asiae Minoris, I, Vienna 1920, nn. 22-30 e II, Vienna 1930, nn. 548-649. - Sulla pianta della città e l'architettura: W. Wurster, Antike Siedlungen in Lykien, in AA, 1976, pp. 27-37. ~~ Teatro: D. De Bernardi Ferrero, Teatri classici in Asia Minore, III, Roma 1970, p. 169 (con datazione incerta). - Monumento di Izraza con rilievo di città: W. Wurster, Stadtdarstellungen auf lykischen Reliefs, in Architectura, VI, 1976, p. 139; J. Borchhardt, K. Schulz, Das Izraza-Monument von Tíos, in RA, 1976, pp. 67-90; W. A. P.. Childs, The City Reliefs of Lycia, Princeton (N.J.) 1978, pp. 14, 42 ss.