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BORGHI, Tobia

di Augusto Vasina - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)
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BORGHI (Borgo), Tobia (del)

Augusto Vasina

Nacque a Verona, probabilmente nel secondo decennio del sec. XV, da Battista. Assai scarsi sono i dati biografici. Le fonti lo ricordano la prima volta nel 1432, dopo il suo trasferimento a Ferrara, dove divenne discepolo prediletto di Guarino Veronese. Come accadeva allora di frequente, il B. fece posto fra gli interessi letterari agli studi giuridici, conseguendo prima del 1438 il dottorato in legge. Poi, senza tralasciare gli studi di diritto e le dispute forensi, seguì la vocazione delle lettere, cui si sentì attratto per suggestione dell'insegnamento guariniano.

Durante il suo soggiorno ferrarese ebbe modo di conoscere e frequentare alla corte estense alcuni tra i migliori umanisti del tempo, coi quali sarebbe rimasto a lungo in rapporti d'amicizia: Tito Vespasiano Strozzi, Francesco Barbaro, Roberto Orsi, Lodovico Carbone, tutti convinti estimatori dei primi saggi poetici d'occasione che il B. veniva componendo in latino. Il primo di essi a noi noto è presumibilmente una Oratio nuptialis, indirizzata nel 1438 alle sorelle Ginevra e Isotta Nogarola, fervide esponenti dell'umanesimo veronese, in occasione delle nozze di Ginevra. L'incontro del B. con le Nogarola fu forse propiziato da Guarino e avvenne, se non già in precedenza, probabilmente attorno al 1438, in occasione di un soggiorno del B. a Pavia, dove nel frattempo si erano trasferite Isotta e Ginevra. L'amicizia con le due sorelle restò anche in seguito un motivo rilevante della sua vita e della sua attività letteraria, come è testimoniato dal suo epistolario e da quelli di altri umanisti.

Frattanto l'esperienza di corte, maturata presso gli Estensi, rafforzò e affinò nel B. l'ispirazione poetico-encomiastica che, pur nella sua natura d'occasione, gli consentì di esprimere degnamente la sua sincera partecipazione alle imprese dei principi e condottieri del tempo. Una delle prime testimonianze in tale genere poetico è costituita dai Carmina che il B. attorno al 1441 dedicò a Niccolò III d'Este ad esaltazione dell'opera di pace svolta da questo principe nel tormentato mondo italiano del primo Quattrocento. Analoghi sentimenti, congiunti a devozione verso la patria cittadina, ispirarono due sue Orationes, indirizzate l'una a Francesco Barbaro (1441), l'altra ad Orsatto Giustiniani (1443), per rievocarne le benemerenze al momento della scadenza del loro mandato di provveditori straordinari e capitani di Verona.

Senza dubbio la sua stagione più intensa e fruttuosa fu quella trascorsa alla corte riminese di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che fu anche l'ultima stagione della sua non lunga esistenza. Il suo trasferimento a Rimini, avvenuto forse già prima del 1446 in circostanze che ci sfuggono, ma tali comunque da escludere un precedente e sia pur breve soggiorno del B. alla corte dei duchi d'Urbino, fu seguito con trepida amicizia dal maestro Guarino che non cessò di aiutarlo. Il suo intervento fu propizio al B. in una circostanza particolarmente difficile, quando, nel 1446, coinvolto in un conflitto fra il Malatesta e Federico da Montefeltro, venne imprigionato a Gubbio da quest'ultimo, ma liberato per intercessione del maestro.

La presenza del B. presso la corte malatestiana è segnalata, dopo quella sfortunata avventura, quasi ininterrottamente fino alla sua morte precoce. A Rimini la sua esperienza retorico-letteraria e la sua cultura giuridica furono molto apprezzate. Il Malatesta non solo gli affidò incarichi di fiducia, ma l'utilizzò in diverse circostanze anche per missioni diplomatiche. A tale attività (nel 1447 per esempio rappresentò a Pesaro i Malatesta alle esequie di Costanza Sforza) si aggiunse quella di cancelliere di corte, che il B. assunse col titolo di scriptor litterarum.

Ma continuò anche allora a coltivare il genere encomiastico, indirizzando i suoi versi a Sigismondo Pandolfo Malatesta, del cui mecenatismo si valse per chiamare alla corte riminese scrittori, scienziati e poeti come Basinio da Parma, e per creare attorno al suo signore un ambiente culturale degno della sua fama di politico e condottiero. Tracce significative di tale attività poetica si riscontrano in una serie di manoscritti che raccolgono fra l'altro componimenti in versi dedicati dal B. al Malatesta, e un riflesso della sua ispirazione enconomiastica pare si possa ravvisare anche nella prima parte di un poema attribuito a Basinio da Parma: il Liber Isottaeus, celebrazione di Isotta degli Atti, amante del Malatesta.

Ma l'opera senza dubbio di maggior rilievo e mole fu la continuazione della Marcha, una cronaca malatestiana composta da Marco Battagli fino al 1352. Ne fu suggeritore Guarino Veronese, mediante la dedica e l'invio al B. nel 1446 d'un opuscolo dal titolo De historiae conscribendae praeceptis libellus. Tale aggiornamento, interrotto all'anno 1448, rivela già nel titolo che gli è stato attribuito (Continuatio cronice dominorum de Malatestis) i suoilimiti: tra i vari argomenti trattati dal Battagli il B. riprese soltanto il filone genealogico-malatestiano, per ampliarlo e svilupparlo, ma in una forma decisamente arida. L'opera, scritta in buon stile latino, lascia a desiderare sotto il profilo propriamente storico: infatti il B. si rivela tendenziosamente cortigiano e non immune da errori e inesattezze.

La Continuatio ebbe sul momento una certa diffusione; pochi anni dopo ne venne curato un volgarizzamento con aggiunte fino al 1470; ma solo nel 1750 fu per la prima volta edita (cfr.: Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, XLIV, Venezia 1750, pp. 118-139).

Per questa sua opera svolta al servizio della casa malatestiana il B. fu largamente ripagato da Sigismondo, che gli fece dono in Rimini di una casa e certo contribuì in misura determinante a incrementare le fortune patrimoniali e il lustro della sua casata; ne potrebbe essere un significativo riflesso l'ascesa alla podesteria riminese nel 1451 del fratello Tommaso.

Non è nota la data di morte del B., da collocarsi però verso la metà del 1449.

Aveva sposato in data imprecisata una Caterina non meglio identificata, che gli diede due figlie, Chiara e Toscana.

Fonti e Bibl.: T. Borghi, Continuatio cronice dominorum de Malatestis, in Rerum Ital. Script., 2 ed., XVI, 3, a cura di A. F. Massera, App. III, pp. 83-92 (cfr. anche la prefazione, particolarmente pp. LVI-LVII); Cronache malatestiane dei secc. XIV e XV,ibid., XV, 2, a cura di A. F. Massera, pp. 120, 124; A. Battaglini, Della corte letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta, in Basini Parmensis poetae Opera praestantiora, II, Arimini 1794, pp. 107-112, 154 s.; Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, II, Venezia 1916, pp. 331, 456-58, 600; III, ibid. 1919, pp. 291, 314, 341, 354 s., 368, 370, 378, 394-98; A. M. Quirini, Francisci Barbari et aliorum ad ipsum epistolae. Diatriba praeliminaris, Brescia 1743, pp. 368 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1762-64; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 2, Modena 1790, p. 772; S. Maffei, Verona illustrata, II, Milano 1825, p. 205; C. Yriarte, Un condottière au XV siècle. Rimini. Etudes sur les lettres et les arts à la cour des Malatesta, Paris 1882, pp. 147 s.; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini dal sec. XIV ai primordi del sec. XIX, Rimini 1884, pp. 86, 101, 108 s.; R. Sabbadini, Vita di Guarino Veronese, Genova 1891, pp. 127, 156 s.; Id., La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896, p. 136; Id., Il card. Branda da Castiglione e il rito romano, in Arch. stor. lomb., XXX (1903), pp. 398 ss.; F. Ferri, L'autore del Liber Isottaeus, Rimini 1912, pp. 8 s., 25 s., 35 s., 97 s.; C. Perpolli, L'actio Panthea e l'uman. veronese, in Atti e Mem. dell'Acc. di Agric. di Verona, XVI (1915), pp. 8, 87-89; F. Ferri, Il testo definitivo del "Liber Isottaeus", in Giorn. stor. d. letter. ital., LXX (1917), pp. 233 ss.; G. Bertoni, Guarino da Verona fra i letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460), Genève 1921, pp. 39, 163; C. Ricci, Il Tempio Malatestiano, Milano 1924, pp. 287 s.; A. F. Massera, I poeti isottei, in Giorn. stor. d. letter. ital.,XCII (1928), pp. 25-36; V. Rossi, Il Quattrocento, Milano 1933, pp. 241 s.; A. Campana, Basinio da Parma, in Diz.biogr. d. Ital., VII, Roma 1965, pp. 89-98; L. Capra, Nuove lettere di Guarino, in Italia medioevale e umanistica, X (1967), p. 173; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, ad Indices,sub voce Burgus; Repertorium fontium historiae medii aevi, II, Fontes, Roma 1967, p. 565.

Vedi anche
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