Tobin tax
Tassa sulle transazioni monetarie internazionali, proposta nel 1972, dopo la fine del sistema di Bretton Woods (➔), ed enunciata nel 1978 dall’economista statunitense J. Tobin (➔) nel saggio A proposal for international monetary reform («Eastern Economic Journal», 1978, 4, 3/4). ● La crisi del debito sovrano e le speculazioni che hanno scosso i mercati finanziari internazionali dal 2007-08 hanno generato un intenso dibattito sull’opportunità di introdurre la T. t. sulle transazioni finanziarie all’interno dell’Unione Europea. Lo schema di tassazione proposto dalla Commissione europea, attualmente al vaglio degli Stati membri, si basa sul prelievo di un’aliquota dello 0,1% sul valore delle transazioni di azioni e obbligazioni e di un’aliquota dello 0,01% sulle transazioni di strumenti finanziari derivati, con conseguente gettito fiscale che potrebbe ammontare a circa 54 miliardi di euro l’anno e che, agli occhi dei federalisti, avrebbe il vantaggio di costituire un’entrata tributaria autenticamente comunitaria. Molteplici sono le reazioni e le critiche da parte degli esecutivi europei e degli analisti finanziari, a causa delle possibili conseguenze di una simile manovra di politica economica. L’introduzione della T. t. genererebbe, forse, significative entrate per i Paesi membri, con un incremento del PIL europeo di circa lo 0,3%; tuttavia, tale aumento dovrebbe essere confrontato con gli effetti delle minori entrate fiscali conseguenti alla diminuzione delle transazioni finanziarie e alla fuga dei capitali dall’Unione. Infatti, l’adozione della T. t. comporterebbe lo spostamento di una parte consistente degli intermediari fuori dall’Europa e la crescita della appetibilità per le attivita finanziarie nel resto del mondo, dove non esiste la Tobin tax.