Todo modo
(Italia 1976, colore, 130m); regia: Elio Petri; produzione: Daniele Senatore per Cine Vera; soggetto: dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia; sceneggiatura: Elio Petri, Berto Pelosso; fotografia: Luigi Kuveiller; montaggio: Ruggero Mastroianni; scenografia: Dante Ferretti; costumi: Franco Carretti; musica: Ennio Morricone.
M. attraversa una Roma deserta e invasa dall'immondizia, segni di un'incipiente epidemia, diretto all'albergo e centro di meditazione di Zafer, dove si trovano riu-nite per la pratica di esercizi spirituali alcune personalità del mondo politico ed economico legate al partito cattolico che esercita il potere da una trentina d'anni. M. ha infranto le regole della comunità, recandosi al centro insieme alla moglie per poter soddisfare la propria lussuria. Nell'albergo sotterraneo dall'arredamento opprimente, dietro ai riti religiosi e alla meditazione sui temi del peccato o dell'inferno si nascondono in realtà ricatti e giochi di potere. Una persona scompare; vengono rubate alcune ostie consacrate; un senatore è ucciso a colpi d'arma da fuoco; uno dei sospettati viene ritrovato morto nei bagni. I cadaveri si moltiplicano, mentre le indagini della polizia non portano a nulla. I partecipanti al ritiro spirituale si accusano a vicenda dei vari delitti. M. si rifugia nella cripta del centro spirituale e confida al magistrato i propri sospetti sul gesuita don Gaetano, direttore del centro, che si suicida nel suo appartamento privato pieno di oggetti di valore. L'albergo si svuota, tra la confusione e l'inquietudine degli ospiti. Quando anche l'ultimo di essi se n'è andato, M. scopre i cadaveri nudi di tutti i suoi amici distesi sull'erba. Allora comprende tutto e, dopo aver fatto fermare il proprio autista, attende in ginocchio il colpo di pistola che metterà fine ai suoi giorni.
Elio Petri commentava così la natura del proprio adattamento cinematografico, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia: "L'interesse del libro consiste nel fatto di mettere in una situazione sado-masochista un gruppo di notabili democristiani nel momento in cui risulta chiaro che questa classe dirigente cattolica è destinata a naufragare, a colare a picco, a scomparire. Al posto del pittore immaginato da Sciascia io ho messo un personaggio che è una specie di Tartuffe, un democristiano che somiglia ai tanti ministri che ci governano da trent'anni: mezzo omosessuale e mezzo impotente, soprattutto politicamente impotente. La sua perversione consiste nel fatto di opporsi a qualsiasi cambiamento. [...] La sceneggiatura si basa esclusivamente su un principio teatrale, su una scansione regolata dalle diverse posizioni fisiche e dalle meditazioni successive. Sant'Ignazio suddivide i propri esercizi spirituali in circoli rigidi, esattamente come de Sade". Spettacolo sarcastico, pamphlet di fantapolitica, film surrealista ben connotato rispetto a una realtà chiaramente identificabile, quadro espressionista abilmente coadiuvato dalle inquietanti scenografie di Dante Ferretti, satira grottesca che trova espressione nell'interpretazione di Gian Maria Volonté: Todo modo è un film-summa in cui il cineasta esprime il proprio odio e il proprio disgusto nei confronti di una classe dirigente che ha portato l'Italia sull'orlo del baratro e della quale immagina in modo premonitore l'imminente scomparsa, un film metaforico che mette in scena l'autodistruzione della Democrazia Cristiana in una sorta di cerimonia estrema in cui i colpevoli si riuniscono per celebrare il proprio potere e il proprio annientamento. Rinchiusi nell'universo claustrofobico di un albergo sotterraneo dove tutto spinge all'autoflagellazione, gli uomini di potere ritornano creature miserabili chiamate a espiare i loro peccati verso una religione di cui hanno tradito gli insegnamenti.
All'epoca della sua uscita il film suscitò violente polemiche. Lo stesso Leonardo Sciascia mise da parte le proprie riserve e si schierò apertamente in difesa di Petri: "Todo modo è un film pasoliniano, nel senso che il processo che Pasolini voleva e non poté intentare alla classe dirigente democristiana oggi è Petri a farlo. Ed è un processo che suona come un'esecuzione… Non esiste una Democrazia Cristiana migliore che si distingua da quella peggiore, un Moro che si distingua in meglio rispetto a un Fanfani. Esiste una sola Democrazia Cristiana con la quale il popolo italiano deve decidersi a fare definitivamente e radicalmente i conti". Realizzato nello stesso periodo di Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, a sua volta ispirato a un romanzo di Sciascia, Todo modo partecipa allo sforzo del cinema italiano nell'interrogarsi sul futuro politico di un paese in piena crisi. Rosi immaginava l'assassinio di Enrico Berlinguer, Petri quello di Aldo Moro, ciascuno confrontandosi in modo diverso con le minacce di un colpo di Stato e con il degrado che gravava sul paese. Due anni prima dell'effettivo rapimento e assassinio di Moro, Petri si dimostrava più perspicace, ma entrambi i cineasti profetizzavano con straordinaria precisione la scomparsa della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista dalla scena politica italiana.
Interpreti e personaggi: Gian Maria Volonté (M.), Marcello Mastroianni (don Gaetano), Mariangela Melato (Giacinta), Michel Piccoli (Lui), Ciccio Ingrassia (Voltrano), Franco Citti (autista di M.), Renato Salvatori (commissario Scalambri), Cesare Gelli (vice prefetto Arras), Tino Scotti (cuoco), Adriano Amidei Migliano (Capra-Porfiri), Giancarlo Badessi (Ventre), Mario Bartoli, Luigi Uzzo (fratelli Lombo), Loris Perera Lopez (Lombo padre), Nino Costa (giovane prete), Guerrino Crivello (prete speaker nella televisione a circuito chiuso), Marcello Di Folco (Saccà), Giulio Donnini (Bastante), Aldo Farina (Restrero), Giuseppe Leone (Martellini), Renato Malavasi (Michelozzi), Riccardo Mangano (cardinale Beccaris), Piero Mazzinghi (Caprarozza), Lino Murolo (Mozio), Piero Nuti (Schiavò).
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