TOLOSA
(franc. Toulouse).
Città della Francia meridionale (dip. Haute-Garonne), capoluogo della regione Midi-Pyrénées, sorta sulle rive della Garonna.In età romana T. fu città di frontiera al confine occidentale della Gallia Narbonensis e dovette la propria importanza alla posizione geografica, tra il mar Mediterraneo e l'oceano Atlantico. Una cinta muraria di ca. 3 km, completata lungo il fiume verso la fine del sec. 3°, racchiudeva un'area di ca. ha 90.La cristianizzazione di T. è attestata a partire dalla metà del sec. 3°, con il martirio nel 250 del primo vescovo, Saturnino. Dopo il 418, T. divenne capitale del regno dei Visigoti, i quali l'ampliarono e l'arricchirono ed edificarono un grande palazzo nei pressi della Garonna. La vittoria dei Franchi sui Visigoti a Vouillé nel 507 segnò la fine della città antica, inaugurando una fase di ca. cinque secoli durante i quali la città rimpicciolita rimase in posizione marginale.Per il periodo dell'Alto Medioevo i documenti sono scarsi. L'organizzazione politica è deducibile dagli eventi storici: T., prima franca e poi merovingia, continuò comunque ad avere una certa importanza militare contro la Spagna e la Septimania, poi contro i Baschi. T. fu sede di un ducato, retto da familiari dei re merovingi e poi di quelli carolingi, che fu poi trasformato, alla fine del sec. 8°, in una contea governata da un'unica ininterrotta dinastia sino al 13° secolo.La politica comitale ed ecclesiastica è più chiaramente individuabile a partire dalla metà dell'11° secolo. Quattro concili regionali si svolsero a T. tra il 1056 e il 1068. Nel 1054 il conte di T., Pons, donò la villa de Coquinis (Cazes, Catalo, Cabau, 1988), comprendente una chiesa (Saint-Pierre-des-Cuisines) e alcune terre, all'abbazia di Moissac da poco affiliata a Cluny, gesto completato nel 1077 con la consegna di Notre-Dame-la-Daurade. Nel 1073, il vescovo Isarn riformò il Capitolo dei canonici, e quello di Saint-Sernin venne riformato negli stessi anni.I secc. 11° e 12° costituirono un periodo di grande espansione; ne derivò logicamente il nascere di un potere municipale, di cui è possibile seguire l'evoluzione attraverso i registri e i cartulari del Consulat de la Commune de Toulouse (Limouzin-Lamothe, 1932). L'inizio del secolo seguente fu segnato dalla crociata contro gli albigesi: i tolosani appoggiarono i loro conti schierati contro la crociata e il loro capo, Simone di Montfort. Ma il conte Raimondo VII nel 1229 fu costretto ad accettare un trattato che prevedeva lo smantellamento di una parte delle mura e l'installazione di un'università; per un gioco di successioni, il contado nel 1271 entrò infine a far parte dei possedimenti della Corona francese. Mentre il sec. 13° fu contraddistinto da un certo dinamismo, il secolo successivo segnò una battuta di arresto per vari motivi: una serie di carestie, l'epidemia di peste nera del 1348, le conseguenze della guerra dei Cento anni, che alla metà del secolo coinvolse i dintorni di T., le ostilità tra i conti di Foix e di Armagnac. Verso il 1400 si configura l'immagine di una città impoverita: i registri di censimento per la riscossione delle imposte consentono di sapere che T. contava ca. ventiduemila abitanti, con redditi molto inferiori rispetto ai trentacinquemila di tre quarti di secolo prima.Durante l'Alto Medioevo si fa menzione di tre edifici religiosi: nella città, il complesso vescovile composto da due chiese dedicate a s. Stefano e a s. Giacomo (Gregorio di Tours, Hist. Franc., VII, 27; MGH. SS rer. Mer., I, 1, 1884, p. 307; Recueil, 1943, nr. 33), il monastero della Daurade e un altro edificio più modesto, fondato dal duca Launebode nel 567 sul luogo del martirio di s. Saturnino (più tardi Saint-Pierre-Saint-Géraud). Nel centro cittadino si possono inoltre citare le chiese di Saint-Rémésy (il cui nome fa pensare a una fondazione franca, non ritrovata) e di Notre-Dame-la-Dalbade (secondo la tradizione fondata da s. Germerio nel sec. 7°, ignota). All'esterno della città si trovavano la chiesa di Saint-Sernin (dedicata al primo vescovo, s. Saturnino, il cui nome fu così alterato), gli edifici di un monasterium citato da Gregorio di Tours (De gloria martyrum, 48; MGH. SS rer. Mer., I, 2, 1885, p. 522) e la chiesa funeraria di Saint-Pierre-des-Cuisines. Tra le altre cappelle funerarie che possono risalire a quest'epoca si cita quella di Saint-Sauveur (attestata nel sec. 12°) a E della cattedrale.A partire dal sec. 12°, i dati finora conosciuti si fanno più precisi; nel 1160 sono citate cinque parrocchie: Saint-Etienne-la-Daurade, Saint-Sernin, Saint-Pierre-des-Cuisines e Saint-Nicolas sull'altra riva della Garonna. Nella parte S della città si insediarono gli Ordini militari: gli Ospedalieri, poi i Templari (1155). Si hanno insediamenti anche di Ordini mendicanti: i Domenicani nel 1215, inizialmente a S, poi a partire dal 1229 nel sito attuale della chiesa dei Jacobins, i Francescani (Cordeliers) nel 1222, i Carmelitani nel 1264. Il convento della Madeleine, nel sec. 13°, prese il posto dell'ospedale di Saint-Esprit de la Cité e la Commanderie Saint-Antoine de Vienne si insediò nel centro di T. nel 1270. Nel 1331 venne costruita una nuova chiesa verso l'uscita S della città, dedicata a s. Michele, la cui presenza determinò lo sviluppo di un nuovo sobborgo. La generale situazione di insicurezza spinse la maggior parte degli Ordini religiosi stanziati fuori delle mura a cercare rifugio all'interno della città: è il caso delle fondazioni degli Agostiniani (inizi del sec. 14°), delle Clarisse (1352), dell'Ordine della Mercede e di Saint-Orens (1356), della Trinité (fine del sec. 14°), cui bisogna aggiungere la cappella dei religiosi di Saint-Antoine de Lézat (1358). Anche altri Ordini avevano la loro sede a T., dove esistevano ca. quindici ospizi, per poveri e per malati, e sette lebbrosari.I magistrati municipali di T., tra il 1190 e il 1319, acquisirono progressivamente una serie di terreni e case contigui ai bastioni al confine tra città e borgo. La maison commune, la cui prima menzione risale al 1247, era composta da edifici accorpati in un recinto, distrutti in seguito al grande incendio del 1463. Dalla parte opposta, a S, si trovava il c.d. castello Narbonese, ove alloggiava il conte, probabilmente sorto sulla porta meridionale dell'antica cinta, ampliata verso l'esterno della città da una fortificazione che forse collegava la porta all'arco di trionfo del sec. 1°, ancora in parte conservato nel 16° secolo. Durante i secc. 13° e 14° vennero raggruppati nelle immediate vicinanze della città gli edifici del potere regio: Sénéchaussée, Viguerie, Trésor royal (quest'ultimo, ricostruito nel sec. 15°, è ancora in parte esistente).
A partire dal sec. 12° vennero fissate le aree dei mercati: quello per i cereali (od. place Esquirol), quello del pesce, nei pressi della Garonna, quello del sale non lontano dal castello Narbonese.Restano scarsissime testimonianze dell'architettura civile medievale. Molte case fortificate costruite in pietra o in mattoni sono citate nei testi del 12° secolo. Si è conservata soltanto la torre quadrata di Pierre Mauran (56, rue du Taur), un tempo alta m 20 e affiancata da due corpi abitativi disposti a squadro e rimaneggiati nel sec. 14°: due sale coperte a crociera ogivale, quella del primo piano illuminata da una serie di bifore, sormontata da due altre sale distrutte nel 19° secolo. Del secolo successivo sussiste una torre analoga, quella dei Vinhas (10, rue Temponières), nella sua altezza originaria di m 25. L'ampia facciata, lunga m 15, di una bella casa borghese del primo quarto del sec. 14° si affaccia su una delle grandi vie commerciali (15, rue Croix-Baragnon). Attraverso due larghi archi al piano terreno si accede alle botteghe, mentre una porta immette in un corridoio da cui si passa alla corte interna, dove doveva trovarsi lo scalone. Il primo piano si apre sulla strada attraverso una serie di cinque bifore, su cui si concentra la ricca decorazione scultorea di stile romanico, stile ancora prevalente, a quel momento, nella regione di Tolosa.Tre cantieri di edifici religiosi testimoniano con particolare evidenza il grande sviluppo di T. nell'11° e 12° secolo. L'edificazione della nuova chiesa di Saint-Sernin in sostituzione dell'antica si impose negli anni intorno al 1070. Per la sua ampiezza (m 120 ca. di lunghezza) e per la sua struttura architettonica - ampia abside con cappelle radiali e transetto sporgente, corpo longitudinale a cinque navate -, l'edificio assolveva a una duplice funzione: consentire la libera circolazione dei pellegrini e garantire la quiete necessaria alla celebrazione degli uffici liturgici. Questo tipo di pianta venne adottato da alcune grandi chiese di pellegrinaggio (Sainte-Foy di Conques, Saint-Martial di Limoges, Saint-Martin di Tours, Santiago de Compostela), anch'esse caratterizzate dalla copertura interamente a volta.Sin dalla prima fase del cantiere, l'abside venne riccamente ornata: nei capitelli delle finestre e del deambulatorio del coro ricompare l'acanto antico reinterpretato dagli scultori romanici, si espandono le palmette e domina la figura umana. Prima del 1082, l'avancorpo sporgente della Porte des Comtes, all'estremità S del transetto, contrappone attraverso una serie di otto capitelli la natura umana facilmente preda del peccato alla redenzione attraverso la fede. Negli anni 1110-1115, la Porte Miègeville presenta una soluzione che venne poi frequentemente adottata: la lunetta diviene uno spazio nel quale si colloca una grande scena figurata, in questo caso l'Ascensione di Cristo, seguita dallo sguardo degli apostoli disposti a mo' di fregio sull'architrave; due grandi rilievi (S. Pietro e S. Giacomo) incorniciano la porta. L'altare maggiore, consacrato nel 1096, scolpito da Bernardus Gelduinus (v.), si inscrive nella serie delle mense decorate con motivi polilobati realizzate nella regione di Narbona, ma sviluppa in modo inedito una ricca decorazione sulle sue facce oblique. Al centro del lato frontale compare Cristo a mezza figura circondato da un'aureola sostenuta da due angeli, sulle facce laterali immagini a mezza figura entro medaglioni formati da viticci intrecciati evocano la Passione e l'Ascensione di Alessandro.
Al momento della morte, nel 1118, del canonico a capo del cantiere, Raimond Gairard, l'edificio era incompiuto: l'abside era coperta a volta come pure le tre campate orientali della navata, ma la costruzione della parte restante della navata si arrestava al primo livello. I canonici indirizzarono allora i lavori sul grande chiostro e gli edifici della vita comunitaria. La navata di Saint-Sernin venne completata solo agli inizi del sec. 14°, nel rispetto dello stile nel quale era stata iniziata; alla fine del sec. 13° si colloca la sopraelevazione del campanile ottagonale con l'aggiunta di due piani caratterizzati da aperture sovrastate da gâbles.La prima campata del braccio settentrionale del transetto conserva dipinti del 1180 ca.: sui muri di gronda cinque registri illustrano l'Apoteosi di Cristo risorto, cui corrisponde sulla volta della campata simmetrica l'Agnello mistico; due pilastri della navata mostrano le rappresentazioni del Noli me tangere e, di fronte, un angelo assiso sulle nubi, databili agli anni intorno al 1140.Con la costruzione del baldacchino destinato a glorificare le reliquie di s. Saturnino fece la sua comparsa a T., nella seconda metà del sec. 13°, una scultura pienamente gotica, lontana dai principi estetici romanici e cistercensi. Oltre a un grande crocifisso ligneo ricoperto di lamine di rame martellate, di epoca romanica ma ampiamente restaurato nel sec. 19°, Saint-Sernin conserva i resti di un prestigioso tesoro, di cui va in particolare segnalato l'eccezionale reliquiario della Vera Croce, in smalto limosino degli anni intorno al 1200.Un altro grande cantiere è quello della cattedrale di Saint-Etienne. Dell'edificio romanico, probabilmente costruito tra il 1080 e il 1140, sussistono alcuni elementi del corpo occidentale e parti dei muri di gronda nord e sud. A S, tra la cattedrale e un'altra chiesa dedicata a s. Giacomo, sorgeva il più grande chiostro mai eretto nella Francia meridionale; iniziato verso il 1100 da maestranze giunte da Moissac, che utilizzarono uno stesso schema architettonico, fu compiuto dallo scultore Gilabertus, cui si deve anche il corteo di statue di apostoli (Tolosa, Mus. des Augustins) che ornava il portale della sala capitolare inserita negli edifici comunitari dei canonici, compresi tra il chiostro e la cinta muraria della città.Nello stesso periodo, la chiesa di Notre-Dame-la-Daurade, che conservava il coro risalente al periodo paleocristiano, ornato da tre file di nicchie e rivestito da mosaico a fondo oro, veniva ampliata da una navata e le venivano accostati un chiostro e alcuni edifici monastici. Scultori giunti anch'essi da Moissac realizzarono i primi capitelli poco dopo il 1100. Una seconda bottega portò avanti la decorazione scultorea dei capitelli caratterizzati da un senso nuovo del movimento introducendo inoltre in modo innovativo l'idea di un ciclo dedicato alla Passione e Risurrezione di Cristo. Verso il 1180 il complesso era terminato con la sala capitolare abbellita da un portale ornato da re e profeti intorno alla Vergine con il Bambino, rappresentati come statue-colonna o a bassorilievo: innegabile è la presenza di modi desunti dall'arte gotica settentrionale, anche se resta preponderante l'adesione alle formule del Romanico.Esistevano a T. altri edifici romanici, poi scomparsi o successivamente ricostruiti. Saint-Pierre-des-Cuisines venne ricostruito in due tempi; verso il 1080, un coro quadrato sovrastato da un campanile a due piani e concluso da un'abside semicircolare sostituì l'abside paleocristiana; vi si scorge l'influenza di Saint-Sernin nell'uso alternato del mattone e della pietra per le aperture e i contrafforti, ma anche nella successione delle finestre (quelle del coro sovrastate da un oculo). La navata, ricostruita solo alla metà del secolo successivo, si apriva a S con un portale posto in un avancorpo e ornato da capitelli - su alcuni dei quali sono rappresentate scene dell'Infanzia di Cristo mentre altri sono dedicati al santo patrono della chiesa - e si concludeva a O con un corpo occidentale.Nella prima metà del sec. 13° la cattedrale di Saint-Etienne fu oggetto di una ricostruzione nella quale si manifestarono nuove ambizioni architettoniche. Il vescovo Folco, di origine cistercense, impose in questa fase la grande navata unica, larga m 20 ca. e coperta da una successione di volte ogivali di pari ampiezza. In un'epoca turbata dall'eresia catara era necessario creare uno spazio unitario di raccolta per i fedeli e restituire alla predicazione tutta la sua forza: si sono così sviluppate la vaste navate uniche caratteristiche del Gotico meridionale; anche le chiese parrocchiali vennero ricostruite nei secc. 13° e 14° secondo questa formula (Saint-Pierre-des-Cuisines, Notre-Dame-la-Dalbade, Notre-Dame-de-Taur, Saint-Nicolas). Ma prima della fine del secolo, verso il 1275, un nuovo vescovo, Bertrand de l'Isle-Jourdain, diede inizio nello stesso luogo a un nuovo edificio. Il nuovo coro (cinque campate concluse da una vasta abside pentagonale, circondate da una navata laterale e da un deambulatorio che si apre su cappelle) si avvicina a quello coevo della cattedrale di Narbona, applicando le tendenze del Gotico settentrionale in un periodo in cui la contea era stata da poco annessa ai possedimenti della Corona di Francia. La morte del vescovo nel 1286 e in seguito lo smembramento della diocesi nel 1317 inaridirono le fonti di finanziamento: dovettero passare molti secoli prima che il resto della navata della prima metà del sec. 13° e il coro fossero raccordati.Non vi sono notizie in epoca medievale sul palazzo vescovile, interamente ricostruito nel sec. 18°; si è soltanto ritrovata nel sec. 19° la pavimentazione a piastrelle smaltate policrome della cappella vescovile della fine del sec. 13°, probabilmente simile a quella della cappella del prevosto del Capitolo della stessa epoca.I Domenicani si insediarono nel 1229 in un terreno donato da un ricco abitante di T., Pons de Capdenier, ai confini tra la città e il borgo. Alla prima chiesa dei Jacobins a copertura lignea, del 1230-1235 ca., si sostituì a partire dal 1275 la geniale creazione attualmente nota di una chiesa a due navate divise da una fila di colonne, dalla più orientale delle quali si dipartono le ventidue nervature di una volta a stella. Il grande campanile a pianta ottagonale con finestre binate sovrastate da un gâble era compiuto nel 1298. Fu poi completata nella prima metà del sec. 14° con una sala capitolare, un refettorio, un dormitorio e un grande chiostro con capitelli marmorei a decorazioni prevalentemente vegetali, che sono da attribuirsi a una fabbricazione in serie. Infine una cappella funeraria, fatta erigere nel 1341 da Domenico Grima, già monaco del convento e poi vescovo di Pamiers, fu ornata da un bel ciclo di pitture murali, dedicate a s. Antonino e all'Apocalisse, nelle quali si mescolano influenze francesi e italiane. Nel 1369 la chiesa dei Jacobins ospitò le reliquie di s. Tommaso d'Aquino.L'imponente sagoma esterna della chiesa, interamente ad archi racchiusi tra contrafforti, si riproponeva nella chiesa, oggi quasi interamente distrutta, dei Cordeliers. Anche gli altri Ordini mendicanti si fecero promotori nei secc. 13° e 14° di un'intensa attività artistica. Gli Agostiniani avevano fondato prima del 1267 a N-E della città un primo convento, poi trasferito al centro di T. nel 1310. Di esso si conservano l'immensa chiesa, una sacrestia, le due successive sale capitolari e un bel chiostro in marmo con archi ornati da festoni.Nel chiostro ha attualmente sede il Mus. des Augustins, che ospita una imponente serie di sculture romaniche e di epigrafi latine provenienti dai tre grandi chiostri di Saint-Sernin, di Saint-Etienne e di Notre-Dame-la-Daurade, distrutti tra il 1780 e il 1811. Le collezioni gotiche comprendono statue policrome: apostoli e santi francescani che circondano le figure di Cristo e della Vergine, opere dovute al Maestro di Rieux, provenienti dalla cappella (distrutta) fatta costruire dal vescovo di Rieux di fronte alla chiesa dei Cordeliers. La scultura funeraria è ampiamente rappresentata, con lastre funebri incise, grandi sarcofagi e figure di defunti giacenti, tra le quali la scultura rappresentante il vescovo di Mende, Guglielmo Durando il Giovane (m. nel 1330).
Bibl.:
Fonti. - C. Douais, Cartulaire de l'abbaye de Saint-Sernin de Toulouse (844-1200), Paris-Toulouse 1887; Recueil des actes de Charles II le Chauve, rois de France, a cura di A. Giry, M. Prou, G. Tessier, I, Paris 1943, pp. 88-91; R. Limouzin-Lamothe, La Commune de Toulouse et les sources de son histoire (1120-1249), Toulouse 1932; A. Noguier, Histoire tolosaine, Toulouse 1556; G. de Catel, Histoire des comtes de Toulouse, Toulouse 1623; id., Mémoires de l'histoire du Languedoc, Toulouse 1633; A.M. Lemasson, Publication de documents antérieurs à 1200 relatifs au chapitre cathédral de Toulouse (tesi), Toulouse 1968.
Letteratura critica. - A. Du Mège, Mémoire sur le cloître de Saint-Etienne de Toulouse, Mémoires de l'Académie des Sciences, Inscriptions et Belles-Lettres de Toulouse 4, 1834-1836, pp. 250-276; id., Description du Musée des Antiques de Toulouse, Paris 1835; id., Le cloître Saint-Etienne de Toulouse, La mosaïque du Midi 3, 1839, pp. 279-284; id., Histoire des institutions religieuses, politiques judiciaires et littéraires de Toulouse, 3 voll., Toulouse 1844; J.M. Cayla, C. Paul, Toulouse monumentale et pittoresque, Toulouse 1845; C. Devic, J. Vaissète, Histoire générale du Languedoc, 16 voll., Toulouse 1872-19053; Baron Desazars, L. Saint-Charles, E. Lapierre, Le vieux Toulouse disparu, Toulouse 1885; J. de Lahondès, Toulouse chrétienne. L'église Saint-Etienne, cathédrale de Toulouse, Toulouse 1890; J. Chalande, Histoire des rues de Toulouse, Toulouse 1919; J. de Lahondès, Les monuments de Toulouse, Toulouse 1920; M.R. Rey, La cathédrale Saint-Etienne de Toulouse, CAF 92, 1929, pp. 69-86; H. Leclercq, s.v. Toulouse, in DACL, XV, 2, 1953, coll. 2459-2476; J. Mundy, Liberty and Political Power in Toulouse. 1050-1230, New York 1954; E. Lambert, Abbayes et cathédrales du Sud-Ouest, Toulouse 1958, pp. 85-110; E. Magnou, L'introduction de la réforme grégorienne à Toulouse, Toulouse 1958; R. Mesuret, Evocation du vieux Toulouse, Paris 1960; P. Mesplé, Toulouse, Musée des Augustins. Les sculptures romanes (Inventaire des collections publiques françaises, 5), Paris 1961; M. Labrousse, Toulouse antique des origines à l'établissement des Wisigoths, Paris 1968; Les grandes étapes de la sculpture romane toulousaine. Des monuments aux collections, a cura di D. Milhau, cat., Toulouse 1971; M. Prin, La sculpture à Toulouse à la fin du XIIIe et au début du XIVe siècle, "Actes du 96e Congrès national des Sociétés savantes, Toulouse 1971", Paris 1978, II, pp. 175-188; M. Durliat, L'architecture gothique méridionale au XIIIe siècle, Ecole antique de Nîmes, n.s., 8-9, 1973-1974, pp. 63-132; E. Magnou-Nortier, La société laïque et l'Eglise dans la province ecclésiastique de Narbonne (zone cispyrénéenne) de la fin du VIIIe à la fin du XIe siècle (Publications de l'Université de Toulouse-le Mirail, s.A20), Toulouse 1974; J.L. Gazzaniga, L'Eglise du Midi à la fin du règne de Charles VII (1444-1461), Paris 1976; M. Durliat, Haut Languedoc roman, La Pierre-qui-Vire 1978; J.L. Biget, L'architecture gothique du Midi toulousain, Revue du Tarn 96, 1979, pp. 503-544; H. Gilles, Les chanceliers de l'Eglise de Toulouse, in Mélanges offerts à Jean Dauvillier, Toulouse 1979, pp. 343-359; D. Cazes, Y. Carbonell-Lamothe, M. Pradalier-Schlumberger, Recherches sur la cathédrale Saint-Etienne de Toulouse, Mémoires de la Société archéologique du Midi de la France 43, 1979-1980; R. Favreau, J. Michaud, B. Leplant, Corpus des inscriptions de la France médiévale, VII, Ville de Toulouse, Paris 1982; G. Leblanc, Toulouse. Les remparts du faubourg Saint-Cyprien, Mémoires de la Société archéologique du Midi de la France 45, 1983-1984, pp. 19-137; Les Jacobins. 1385-1985, sixième centenaire de la dédicace de l'église des Jacobins, a cura di D. Cazes, cat., Toulouse 1985; P. Wolff, Histoire de Toulouse, Toulouse 1986; M. Durliat, C. Deroo, M. Scelles, Monuments sculptés en France, IVe-Xe siècles, IV, Haute-Garonne, Paris 1987; Q. Cazes, J. Catalo, P. Cabau, L'ancienne église Saint-Pierre-des-Cuisines à Toulouse, Mémoires de la Société archéologique du Midi de la France 48, 1988; J. Catalo, Les fouilles de la place Arnaud-Bernard à Toulouse, ivi, 49, 1989, pp. 137-146; R. De Filippo, X. Peixoto, Un exemple toulousain: le cimetière de la cathédrale Saint-Etienne de Toulouse, in Toulouse à Tripoli, la puissance toulousaine au XIIe siècle (1080-1200), cat., Toulouse 1989, pp. 173-176; M. Durliat, La sculpture romane de la route de Saint-Jacques. De Conques à Compostelle, Mont-de-Marsan 1990; M. PradalierSchlumberger, La sculpture gothique en Languedoc aux XIIIe et XIVe siècles (tesi), Toulouse 1990; P. Cabau, Chronologie des évêques de Toulouse. Xe siècle, Mémoires de la Société archéologique du Midi de la France 50, 1990, pp. 85-99; id., Chronologie des évêques de Toulouse. XIe siècle, ivi, 51, 1991, pp. 111-142; D. Cazes, C. Landes, M. Scelles, La topographie de Toulouse pendant l'Antiquité tardive et le Haut Moyen Age, in Gallo-romains, Wisigoths et Francs en Aquitaine, Septimanie et Espagne, "Actes des VIIe Journées internationales d'archéologie mérovingienne, Toulouse 1985", Rouen 1991, pp. 161-170; J.C. Arramond, Q. Cazes, L'ancienne église Saint-Pierre-des-Cuisines et son environnement. Nouvelles données, Mémoires de la Société archéologique du Midi de la France 56, 1996, pp. 31-50; G. Alhsell de Toulza, L. Peyrusse, B. Tollon, Hôtels et demeures de Toulouse et du Midi toulousain, Toulouse 1997; Q. Cazes, Le quartier canonial de la cathédrale Saint-Etienne de Toulouse, Carcassonne 1998.Q. Cazes