TOMAR
(Thomar nei docc. medievali)
Città del Portogallo situata nella regione di Santarém (Ribatejo), nelle vicinanze del sito del municipio romano di Sellium, lungo la strada interna che collegava Lisbona a Braga, capoluogo della Galizia.
L'antico centro lusitano, localizzato nell'area pianeggiante alla sinistra del fiume Nabão, fu abitato ancora nell'Alto Medioevo e durante la dominazione araba (de Alarcão, 1988) ed è forse da identificare con il castrum quod dicitur Cera donato nel 1159 ai Templari dalla Corona portoghese (Documentos, 1958-1962, I, 1, doc. 271, pp. 344-345). L'insediamento si spostò sulla riva opposta del fiume in seguito alla fondazione della fortezza templare (1160), attestandosi ai piedi della collina dominata dal castello da subito battezzato Thomar, appellativo arabo del Nabão trasmesso anche al borgo sottostante.La terra de Cera (Erdmann, 1927) era stata ripresa ai musulmani alla metà del sec. 12° dal re Alfonso I il Conquistatore (1139-1185). Nel febbraio del 1159 il sovrano infeudò i cavalieri del Tempio della regione montuosa delimitata dai corsi del Nabão, dello Zêzere e del Tago per ricompensarli del ruolo avuto nella guerra di Reconquista a partire dal 1147 (Erdmann, 1928). Tale acquisizione risarciva l'Ordine della contestuale perdita dei beni ecclesiastici posseduti in Santarém, che, ricevuti in precedenza dalla Corona (Documentos, 1958-1962, I, 1, doc. 221, pp. 272-273), erano stati dapprima contesi e poi assegnati al vescovo Gilberto di Lisbona (Documentos, 1958-1962, I, 1, doc. 271, pp. 344-345; Erdmann, 1927). Sempre nel 1159 papa Adriano IV (1154-1159) riconosceva il feudo di Cera - interessato da una forzata colonizzazione (Durand, 1983, pp. 69-70) - come diocesis nullius (Erdmann, 1927). Nel 1169 Alfonso I il Conquistatore stabiliva i limiti territoriali del possedimento templare, che ampliava sul confine meridionale con gli abitati di Zêzere (od. Vila Nova da Barquinha) e Cardiga (od. Golega), e citava in tale occasione per la prima volta il castellum de Thomar (Documentos, 1958-1962, I, 1, doc. 297, pp. 388-389; I, 2, pp. 713-715); infine, nel 1171, i cavalieri erigevano a S di T. il presidio di Almourol, sopra un isolotto roccioso del Tago (Cadei, 1995).La posizione strategica di T., importante crocevia stradale e porto fluviale nelle immediate retrovie del fronte della crociata, che dopo il 1147 si era attestato sul fiume Tago, fu determinante nella scelta di innalzarvi il quartier generale dell'Ordine in Portogallo. Un'epigrafe lacunosa murata sopra l'accesso al mastio della fortezza ricorda che a promuovere i lavori nel marzo del 1160 fu Gauldim Pais (de Matos Sequeira, 1949), quarto maestro della provincia portoghese (1156/1157-1195).
L'imponente piazzaforte d'altura fu allestita nel corso di un trentennio (Lambert, 1954; Cadei, 1995), utilizzando anche materiale di spoglio tratto dalla vicina Sellium, e nel 1190 riuscì a resistere all'assedio portato dal sovrano almohade Yūsuf al-Manṣūr. Sulla doppia cima della collina furono innalzati la cappella castrale e il ridotto (alcazaba) di forma ovoide, dotato di mastio rettangolare a ridosso dell'ingresso e a strapiombo sul lato nordorientale. L'alcazaba e la cappella erano poste l'una dirimpetto all'altra e costituivano, insieme al castelletto inserito nell'angolo sudorientale del circuito, i perni difensivi di un vasto recinto dall'andamento trapezoidale che racchiudeva la sommità e gran parte del versante meridionale del rilievo. La cinta era munita di un semplice spalto merlato e a intervalli regolari furono disposte torri arrotondate e quadrangole, il più delle volte cave, secondo un sistema fortificatorio applicato con minime varianti nel coevo maniero di Almourol. La superficie murata del castello era articolata in almeno tre corti: quella alta è da localizzare sulla spianata chiusa tra l'alcazaba e la cappella, mentre le altre due occupavano in senso longitudinale lo scosceso pendio dell'altura, quantunque non sia da escludere per queste ultime un'ulteriore suddivisione. Il dispositivo dell'ingresso principale, oggi profondamente alterato, era sotto il controllo del ridotto, mentre un'altra porta, detta di Almedina, si apre sul fianco meridionale della cinta al servizio della corte bassa e conserva ancora l'assetto primitivo, stretta tra due aggettanti torri rettangolari (Cadei, 1995).La cappella (charola) si ergeva in origine nel vertice occidentale della corte alta e al contempo operava alla difesa del punto più debole del fronte occidentale del fortilizio, dove minore era il pendio della collina. Gli interventi edilizi realizzati durante il regno di Enrico il Navigatore (1417-1460) e soprattutto quelli compiuti in età manuelina hanno modificato questo settore del castello templare. Al principio del Cinquecento la cinta esterna fu notevolmente ampliata al fine di ospitare la prestigiosa residenza dei Cavalieri di Cristo (convento de Cristo), entrati in possesso di T. nel 1319, e un coro rettilineo venne innestato al corpo poligonale della cappella, allora privata della svettante torre-lanterna (Graf, 1986). Tuttavia la sua solida struttura prismatica, contraffortata lungo i fianchi e in alto terrazzata, conserva le caratteristiche di bastione difensivo che sono invece del tutto assenti nell'organizzazione spaziale interna. L'articolazione dell'ambiente religioso imita il modello del Santo Sepolcro gerosolimitano nella fusione architettonica della rotonda dell'Anastasi con l'edicola del Sepolcro (Cadei, 1995): un ambulacro a sedici lati voltato a segmenti di botte cinghiati gira intorno al nucleo ottagono, contenente l'angusto vano presbiteriale, che si apre sulla galleria con arcate su pilastri angolari quadrilobi accompagnate in alto da un registro di sottili monofore. La fabbrica della cappella fu iniziata contestualmente al castello, ma l'analisi del monumento e gli scarti stilistici del suo arredo plastico attestano chiaramente due distinte fasi costruttive, rimandando il completamento degli alzati agli inizi del Duecento (Graf, 1986; Cadei, 1995).
Del borgo di T., che si stringeva intorno alla parrocchiale di Santa Maria do Castelo, non si conservano sopravvivenze architettoniche e testimonianze archeologiche anteriori al 15° secolo. Nell'area pianeggiante esterna all'abitato e in prossimità della riva destra del Nabão, i Templari innalzarono la chiesa di Santa Maria do Olival (ma anche dos Olivais), la cui esistenza appare documentata fin dal 1162 (Rosa, 1988); sede del Capitolo della diocesis nullius di T., il complesso svolse fin da principio anche compiti di chiesa cimiteriale dell'Ordine, come documentano alcune epigrafi funerarie ivi conservate (de Matos Sequeira, 1949). Negli anni seguenti all'incursione almohade del 1190, che probabilmente non risparmiò la primitiva fondazione, l'insediamento suburbano fu difeso da un circuito murario del quale sopravvive un tratto di parete con porta archiacuta, inglobato nella tarda torre campanaria antistante la facciata del santuario. Santa Maria do Olival fu comunque ricostruita in toto nella seconda metà del sec. 13° e nella semplice veste basilicale a tetto con coro triabsidato misto convivono in un generale equilibrio le novità dell'architettura mendicante con più arcaiche soluzioni di sapore cistercense (Cadei, 1995).
Bibl.: C. Erdmann, Papsturkunden in Portugal, Abhandlungen der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, n.s., 20, 1927, 3, pp. 54-61; id., Das Papsttum und Portugal im ersten Jahrhundert der portugiesischen Geschichte, AAB, 1928, 5, p. 42; id., Der Kreuzzugsgedanke in Portugal, Historische Zeitschrift 141, 1929, pp. 22-53: 37-43; G. de Matos Sequeira, Inventário artístico de Portugal, III, Distrito de Santarém, Lisboa 1949, pp. 100-101, 104-110, 115-117; E. Lambert, L'architecture des Templiers, BMon 112, 1954, pp. 8-60, 129-165: 144-150; Documentos medievais portugueses. Documentos régios. Documentos dos condes portugalenses e de D. Alfonso Henriques A.D. 1095-1185, I, 1-2, Lisboa 1958-1962; R. Durand, Les campagnes portugaises entre Douro et Tage aux XIIe et XIIIe siècles, Lille 1983; G. Graf, Portugal roman (La nuit des temps, 66), I, La Pierre-qui-Vire 1986, pp. 293-314; J. de Alarcão, Roman Portugal, II, 2, Warminster 1988, p. 112; A. Rosa, História de Tomar, Tomar 1988; A. Tavares, L. Graça, Tomar: castillo de los Templários y convento de Cristo, Lisboa 1988; L.M. Pedrosa dos Santos Graça, Convento de Cristo, Lisboa-Mafra 1991; A. Cadei, Architettura sacra templare, in Monaci in armi. L'architettura sacra dei Templari attraverso il Mediterraneo, a cura di G. Viti, A. Cadei, V. Ascani, Certosa di Firenze 1995, pp. 15-173: 75-97, 158-161; P. Réfice, Le epigrafi di Tomar e di Almourol: elementi per lo studio delle fondazioni templari portoghesi, ivi, pp. 175-186.P.F. Pistilli