BOSIO, Tomaso
Nacque ad Asti, o forse a Chivasso, sulla fine del secolo decimoquinto. Era fratello minore di Antonio, che fu cavaliere gerosolimitano ed ebbe una parte di primo piano nelle trattative per il trasferimento dei cavalieri a Malta, dopo la conquista turca di Rodi; un altro fratello del B., Gian Bartolomeo, fu padre di Giacomo, lo storico dell'Ordine. Per la protezione di Antonio il B. nel 1517 fu inviato dal gran maestro Fabrizio Del Carretto a Parigi, raccomandato a fra' Giovanni di Clères, commendatore di Villadieu e ricevitore del priorato di Francia. Il B. poté così studiare in quella università, nella quale si addottorò in legge. Tornato in patria nel 1521, fu ricevuto nell'Ordine come frate cappellano e inviato a Viterbo in qualità di collaboratore del vicecancelliere Tomaso Guiscardo. Morto questi durante l'epidemia di peste del 1526, il 4 marzo dell'anno successivo il B. fu designato a succedergli nella carica. Trasferitosi a Malta, nel 1530 fu inserito dal Consiglio, insieme con il lionese P. Lorenzin e con l'aragonese D. Cubellis, nella terna di nomi che l'Ordine propose al viceré di Sicilia per la sede vescovile dell'isola.
Tale prassi era stata infatti prevista nell'atto di donazione di Malta agli ospitalieri da parte di Carlo V, firmato a Castelfranco il 24 marzo del 1530. Senza tener conto dell'accordo, però, l'imperatore designò al vescovato vacante, il 13 luglio 1530, il cancelliere imperiale Baldassarre Waltkirk. Questa decisione unilaterale suscitò le proteste degli ospitalieri e dello stesso Clemente VII, che il 29 ag. 1531, morto nel frattempo il Waltkirk, scriveva a Carlo V raccomandando la scelta del B. per il vescovato maltese "essendone egli per se stesso (come intendiamo) degnissimo, in maniera che per i meriti del fratello e per i buoni servigi che già per lo spatio di dieci anni ha fatti nell'Ordine suo, sia aiutato e sollevato ad ottenere questa Dignità" (G. Bosio, Dell'Historia della sacra religione et ill. milizia di S. Giovanni Gerosolimitano, III, Roma 1602, p. 101). Il 1º settembre successivo, poi, Giacomo Salviati scriveva al legato pontificio presso Carlo V, cardinale Campeggi, invitandolo a "fare con l'imperatore e con tutti i suoi ministri, quelle istanze e tutto quanto poteva essere necessario affinché risultasse eletto vescovo il Bosio" (ibid.). Pochi mesi dopo, tuttavia, esitando l'imperatore ad accogliere le raccomandazioni del pontefice, questi ruppe gli indugi e, con l'evidente intenzione di affermare la propria autorità nella questione, elesse al vescovato di Malta Gerolamo Ghinucci. La decisione di Clemente VII spiacque moltissimo a Carlo V, il quale, ignorandola, si decise finalmente ad approvare l'elezione del Bosio. Contro la decisione imperiale fecero opposizione il papa e il Ghinucci, sicché il B. non ottenne per il momento la consacrazione.
Negli anni seguenti il B. fu incaricato dall'Ordine di alcune importanti missioni: nel 1534 fu inviato a comunicare all'astigiano fra' Pierin del Ponte la sua elezione a gran maestro; nel 1535 presentò a Carlo V il compiacimento degli ospitalieri per la vittoria imperiale a Tunisi. In quest'ultima occasione ottenne dall'imperatore privilegi relativi alle commende e ai benefici dei cavalieri e l'abolizione di alcune limitazioni imposte dal viceré di Sicilia al vettovagliamento dell'isola.
Finalmente nel 1536 Carlo V si rivolgeva da Napoli a Paolo III perché fosse definitivamente risolta la questione del vescovato di Malta e il Farnese si mostrò più conciliante del predecessore, inducendo il Ghinucci a rinunciare ai suoi diritti sul vescovato in cambio dell'elezione a cardinale. Il Ghinucci finì per aderire alla proposta, pretendendo però che gli fosse attribuita anche una forte pensione sulla mensa vescovile. Il B. poté così essere consacrato a Roma nel 1538. Tornato a Malta, vi morì il 15 ag. 1539, non senza qualche sospetto di avvelenamento da parte di alcune monache di un convento di Malta che egli si riprometteva di riformare.
Fonti eBibl.: G.Beretta, Fra' T. B., in Riv. mensile illustrata del sovrano militare Ordine di Malta, III (1939), 12, pp. 5-10; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia cath., III, Monasterii 1923, p. 244.