PARPAGLIA, Tomaso
PARPAGLIA (Parpalea, Parpalia, Parpalias), Tomaso. – Nacque verosimilmente a Revigliasco Torinese o a Torino fra il 1450 e il 1470, probabilmente terzogenito di Francesco, dell’antico casato feudale piemontese dei Parpaglia, cosignori di Revigliasco torinese.
Fra i fratelli spicca il ragguardevole giurista-burocrate Bernardino, che fu, fra l’altro, presidente del Consilium Taurini residens fra il 1493 e il 1522.
Sposò – secondo alcuni genealogisti nel 1500 – Bernardina, unica figlia di Ludovico o Gianludovico Orsini di Rivalta, della linea del Castello Inferiore. Fra i vari figli attribuiti alla coppia risulta documentalmente attestato Agostino, anch’egli dottore in legge, morto senza linea a Torino nel 1534.
Addottorato in utroque probabilmente nell’Università di Torino anteriormente al 1497, dopo aver forse esercitato funzioni giudiziarie nella Valle di Susa e in Canavese, Parpaglia è costantemente annoverato fra i docenti più prestigiosi che operarono nello Studium torinese nei decenni di relativa fioritura che precedettero l’occupazione francese del Piemonte (1536-59). L’inizio dell’insegnamento civilistico, che si estese sia al Codex sia alle tre parti del Digesto, sarebbe da datarsi verosimilmente sullo scorcio del XV secolo, quando, secondo una radicata tradizione, Parpaglia sarebbe succeduto nella cattedra a Claudio di Seyssel.
Secondo una patente ducale (in Alliaudi, 1886, p. 12) , il 1° marzo 1512 a Parpaglia si sarebbe avvicendato nell’incarico di lector de mane di diritto civile Giovanni Francesco Porporato, che in più passi delle proprie opere ricorda Parpaglia come proprio dominus (cosa che fa anche, fra gli altri, Giovanni Nevizzano). Priva, allo stato, di riscontri documentali e imputabile forse a una certa sovrapposizione di figure con altri giuristi-burocrati di rilievo del casato di appartenenza pare invece la pur radicata tradizione che lo volle titolare d’importanti incarichi ai vertici della magistratura subalpina.
Morì fra il 29 aprile 1516, giorno nel quale compare come teste in un instrumentum conservato presso l’Archivio Arcivescovile di Torino (Protocolli, 1512-23, f. 1042), e i primi di novembre del 1522, a cui risale la dedica che lo stampatore Bernardino Benalio premise all’edizione del 1522 delle repetitiones sulla sua dote, definendone ‘quondam’ l’autore. Per un’ipotesi di lieve postdatazione della morte si vedano però gli autorevoli rilievi di Domenico Maffei (1999, pp. 8 s.).
Civilista di stampo tradizionale, strettamente legato ai canoni del mos italicus, i suoi scritti appaiono in massima parte frutto di un’attività essenzialmente didattica, pur nella scelta costante di argomenti di particolare rilevanza pratica nel contesto giuridico-istituzionale coevo, sia quanto alla specifica realtà degli Stati sabaudi, sia alla luce del più generale quadro italiano ed europeo.
Le opere più note e diffuse di Parpaglia sono costituite da un cospicuo insieme di repetitiones riunite nella raccolta edita a Lione nel 1553 (apud Hugonem a Porta et Antonium Vincentium), e riprese in quella curata da Pompeo Limpio e pubblicata a Venezia nel 1608 (sub signo Aquilae renovantis). Esse sono, seguendo l’intitolazione dell’edizione lionese: inerenti il tema del mutuo, Super l. II ff. Si certum petatur (D.12.1.2); In § Mutui datio ex ea. l. II ff. Si cer. peta. (D.12.1.2.1); In § Appellata ex ead. l. II ff. Si cert. peta. (D.12.1.2.2); In § Creditum ex ead. l. II ff. Si cert. peta. (D.12.1.2.3); Super l. Cum quid ff. Si certum petatur (D.12.1.3); Super l. Si quis nec causam ff. Si cert. peta. (D.12.1.4); In § Res pignori ex l. Si quis nec causam ff. Si cert. peta. (D.12.1.4.1); su problematiche dotali, Super l. Quod te ff. Si certum petatur (D.12.1.5); Super Rubrica ff. Soluto matrimonio (D.24.3); Super l. I ff. Soluto matrimonio (D.24.3.1); Super l. II ff. Soluto matrimonio (D. 24.3.2); In § Quod si in patris ex l. II ff. Soluto matrimonio (D.24.3.2.1); circa le conseguenze della contravvenzione a una transazione rafforzata da giuramento, con particolare attenzione anche alla dimensione processuale della fattispecie in esame, in generale e in rapporto alla pratica d’area subalpina In l. Si quis maior. C. De transactionibus (C.2.4.41), in tema d’immunità ecclesiastiche e sugli aspetti generali della materia tributaria In l. Placet. C. Sacrosanc. Eccle. (C.1.2.5).
La repetitio sulla lex Si quis maior conobbe anche due più risalenti edizioni pavesi (per Iacopo di Borgofranco, 1511, e per Bernardino Garaldi, s.d., ma circa 1510), mentre quella sulla l. Placet ebbe anch’essa un’edizione pavese per Bernardino Garaldi, nel 1512, e fu inserita nella raccolta di repetitiones in primam Codicis di Battista de Tortis (Venezia 1532). Le repetitiones sul mutuo ebbero anch’esse un’edizione per il de Tortis (nella collezione di repetitiones in secundam Digesti veteris, Venezia 1526), mentre quelle sulla dote furono pure impresse a Venezia per Bernardino Benalio nel 1522 e inserite nella raccolta di repetitiones in primam Infortiati del de Tortis del 1526.
A Parpaglia è anche attribuita un’opera in materia feudale, normalmente citata come Praeludia feudalia. Recano la sua sigla (Parp./Parpa./Parpal.) alcune additiones al commentario sull’enfiteusi di Giason del Maino.
Quanto alla produzione manoscritta, se ne conservano a Torino, presso la Biblioteca nazionale universitaria, cinque volumi: Commentaria in secundam Digesti Novi videlicet in titulum De verborum obligationibus (di 197 fogli, raccoglie sette lezioni su leggi di D.45.1); Rubrica in titulum De legatis (di 190 fogli, iniziata il 24 ottobre 1508, contiene studi su D.30.1); Lectiones in VI Codicis librum (di 142 fogli, riunisce studi su varie leggi di C.6, cui l’autore pose mano fra i primi di dicembre del 1508 e l’8 giugno 1509); Commentaria in primum Codicis librum (di 123 fogli, riunisce studi su leggi di C.1, almeno parzialmente reportati da Alberto de Palladiis, divisi in due parti, rispettivamente terminate la prima l’8 giugno 1503 e la seconda il 20 ottobre 1506); Animadversiones in Codicis et Digestorum libros (di 97 fogli, raccolta di brevi osservazioni su passi vari e sparsi del Codice e della prima parte del Digesto Vecchio).
Nell’insieme della produzione descritta, la cui fase di gestazione pare potersi collocare complessivamente fra il dicembre 1501 e il marzo 1515, spicca in maniera particolare – per l’ampiezza e la sistematicità della trattazione, per la scelta di un argomento sino a quel momento scarsamente trattato e per il risalto che le sarà in seguito attribuito dai giuristi – la repetitio sulla lex Placet, con la quale Parpaglia si guadagna un duraturo e ricorrente ruolo di auctoritas in materia immunitaria, e tributaria in genere, presso la dottrina del tardo diritto comune.
Fonti e Bibl.: C. Alliaudi, Notizie biografiche su Gian Francesco Porporato da Pinerolo…, Pinerolo 1886, p. 12; F. Aimerito, Ricerche su T. P.: un giurista piemontese agli inizi dell’Età moderna, in Rivista di storia del diritto italiano, LVII (1994), pp. 321-383; D. Maffei, Giuristi dalle due patrie. Bon de Curtili fra Bresse e Brescia. Vital de Cabannes, Conte di Sacco ed altri fra Napoli e Provenza, in Studi senesi, s. 3, CXI (1999), 1, pp. 7-30 (anche in Excerptiones iuris: Studies in Honor of André Gouron, a cura di B. Durand - L. Mayali, Berkeley 2000, pp. 403-421; E. Bellone, Università di Torino e società piemontese, Torino 2002, ad vocem; F.A. Goria, Fra rinnovamento e tradizione. Lo ‘Speculum feudorum’ di Claude de Seyssel, Milano 2010, p. 16; F. Aimerito, P. T., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1514 s.