Salamun, Tomaz
Šalamun, Tomaž. – Poeta sloveno (n. Zagabria 1941). Nato in Croazia da genitori sloveni, si è trasferito in patria nel dopoguerra, trascorrendo l’infanzia a Capodistria e laureandosi in lettere a Lubiana. Arrestato nel 1964 per via di un articolo critico nei confronti del regime comunista, esordisce in poesia col volume Poker (1966), subito apprezzato dalle nuove generazioni intellettuali, ma osteggiato dalle istituzioni. In seguito, aderisce all’avanguardia slovena e viaggia negli Stati Uniti e in Messico: sia la poesia modernista newyorchese di J. Ashbery e F. O’Hara, sia la letteratura latino americana (C. Vallejo, J. L. Borges) avranno da allora in poi una notevole importanza per lo sviluppo della sua poesia, intonata alla fusione di elementi quotidiani e surrealistici ma anche al misticismo ebraico e al Barocco. Soprattutto a partire dall'inizio del nuovo secolo, diversi dei suoi numerosi volumi poetici sono stati tradotti in inglese, producendo una notevole influenza sulla nuova poesia anglosassone. Considerato uno dei maggiori poeti europei, ha insegnato occasionalmente in diversi atenei degli Stati Uniti. Esempi della sua vasta produzione poetica sono stati proposti in italiano nei volumi Acquedotto. Poesie scelte (2001), Il ragazzo e il cervo (2003) e Quattro domande alla malinconia (2005).