TOMEONI
Famiglia di tre generazioni di musicisti lucchesi (secc. XVIII-XIX).
Pellegrino (Francesco), figlio di Marco e di Anna Maria Buonori, nacque a Lucca e vi fu battezzato il 15 settembre 1723 (Lucca, Archivio storico diocesano, Parrocchia di S. Giovanni, Battesimi 87, c. 106). La data di nascita 21 febbraio 1721, finora corrente, si riferisce in realtà a un omonimo, figlio di Giulio; la conferma della paternità del musicista è nel testamento di Marco (Lucca, Archivio di stato, Testamenti 487, Ser Romualdo Minucciani, cc. 171v-179r, 16 settembre 1771), che a Pellegrino, «maestro di musica domiciliato nel castello di Camajore», lasciò solo un modesto legato, «senza avere riguardo alla tenuità della di lui sostanza».
Non si hanno notizie certe della sua formazione musicale, che presumibilmente iniziò in patria e dovette proseguire in Napoli, a giudicare dal breve accenno che ne fa il figlio Florido (Méthode, 1798, p. 2), inserendolo nella tradizione della scuola napoletana: «Ayant l’avantage d’être fils d’un élève de ces hommes célèbres, j’ai été imbu de leurs principes dès ma plus tendre enfance». Nel 1748 partecipò come tenore del primo coro alle feste della Santa Croce in Lucca; la partecipazione all’evento continuò quasi ogni anno fino al 1768. Nella parallela stagione del Teatro Pubblico fu coinvolto nel 1753 e 1761 come primo cembalo; nel 1761, per il pasticcio Zenobia, compose i recitativi nonché almeno un’aria per il primo uomo, Pasquale Potenza (Vi conosco, amate stelle; Genova, Conservatorio Niccolò Paganini, Fondo antico, M.1, 1°). Nel 1750 aveva composto una cantata, Dione siracusano, per la prima giornata delle Tasche (seguirono Il Narsete, prima giornata del 1770, e Marzio Coriolano, prima giornata del 1773). Il 15 febbraio 1750, «attesa la nota abilità», fu eletto a Camaiore maestro di musica della Comunità e organista della collegiata, e lì rimase fino alla sua «renunzia […] dovendosi in breve assentare», il 20 settembre 1778 (Camaiore, Archivio storico, Deliberazioni 52, c. 48v; 57, c. 6). Dal 14 marzo 1779 fu poi maestro di cappella nel seminario di S. Michele a Lucca (Nerici, 1879, pp. 57 s.), e infine nel duomo di Pietrasanta (con l’obbligo di suonare l’organo, di fare scuola «di musica e canto» e d’insegnare «il gravicimbalo alle persone di Pietrasanta») dal 29 novembre 1784, con presa di servizio il 17 dicembre (Pietrasanta, Archivio della Collegiata di San Martino, Partiti 1782-1804,cc. 30r-v)e fino alla morte. Ormai molto anziano, aveva chiesto all’Opera del Duomo di Pietrasanta di essere dispensato da alcuni obblighi del suo impiego (Traversaro, 1981, pp. 125 s.).
Morì a Lucca il 18 maggio 1803, dopo «longa indisposizione» (Lucca, Archivio storico diocesano, Parrocchia di S. Alessandro, Defonti di S. Alessandro dall’anno 1790 all’anno 1833). Dal 1796 aveva casa in Lucca. Dalla moglie Elisabetta Del Duca, sposata l’8 maggio 1754 (Camaiore, Archivio Parrocchia di S. Maria Assunta, Libro dei matrimoni), ebbe vari figli: Florido (vedi sotto); Giuseppe Marco Sebastiano, nato a Camaiore, battezzato il 20 gennaio 1757 (ivi, Battesimi II/7, c. 113); Giovanni Michele, nato il 18 marzo 1760 (Lucca, Archivio storico diocesano, Duplicati parrocchiali 16, c. 508); Anna Irene (vedi sotto); e Anna Vittoria, che nell’agosto 1771 prese i voti nel monastero domenicano di S. Giorgio a Lucca, accettata a condizioni agevolate come «virtuosa di musica e suono di organo in qualità di monaca corale e per esser figlia di padre povero di beni di fortuna» (Lucca, Archivio storico diocesano, Enti Religiosi Soppressi 2648: Monastero di S. Giorgio. Libro Maestro di Lettera G dal 1774 al 1788, c. 131r-v). Un’altra figlia di nome Maria, maggiore di Florido, figura negli stati d’anime tra il 1757 e il 1763 (Camaiore, Archivio storico Parrocchia S. Maria Assunta, Sesto San Pietro). I rapporti con e tra i figli furono stretti, nonostante la lontananza: da bambina Maddalena Dutillieu, figlia di Irene, fu ospite dei nonni a Pietrasanta tra il 1791 e il 1795 (Pietrasanta, Archivio della Collegiata di S. Martino, Stati di anime); il 10 e 24 marzo 1799, in tempi difficili, Pellegrino si rivolgeva a Paolo Garzoni, che aveva dei contatti con Parigi, per avere notizie di Florido (Lucca, Archivio di stato, Archivio Garzoni, 131, lettere nn. 619 e 620); la figlia Anna Vittoria trascorse un lungo periodo a Vienna a casa della sorella Irene, tra il 1816 e il 1820 (Coli, 2009, p. 737).
Le sonate per organo conservate nel convento della Verna (ed. mod. in Musiche per organo del Settecento lucchese, a cura di di M. Duella, Brescia 1986, pp. 16-45) e la musica vocale da chiesa (messe, salmi e altro) completano il catalogo delle opere di Pellegrino. Le sue musiche continuarono ad essere eseguite in Lucca: «si cantano spesso ancora le musiche, di facile stile e di piacevole armonia» (Mazzarosa, 1841, p. 135). Rinomanza nel tempo ebbero le Regole pratiche per accompagnare il basso continuo, esposte in dialoghi per facilitare il possesso alla principiante gioventù (Firenze 1795), dedicate alla «carissima nipotina» Maddalena (a quel tempo residente in casa sua) e scritte «per secondare il desiderio dei vostri genitori, che è quello che voi […], oltre alla musica e maniera di cantare, che già in parte possedete, imparaste ancora a suonare il cimbalo, e nominatamente l’accompagnatura».
Florido, figlio di Pellegrino, nacque a Camaiore e vi fu battezzato il 3 febbraio 1755 (Lucca, Archivio storico diocesano, Lucca, Duplicati parrocchiali 16, c. 244). Si presume che abbia iniziato gli studi musicali con il padre. Mosse i primi passi nella professione a Lucca: partecipò al coro alle feste della Santa Croce in Lucca, prima come voce bianca (soprano, 1766-1770), poi come tenore (1771-1774); scrisse per le Tasche del 1775 una giornata, Roma liberata dalla congiura di Catilina. Dovette completare gli studi in Napoli: si definisce infatti «élève de l’école de Durante» nel frontespizio del suo Traité d’harmonie (Paris 1800). Nel 1783 si trasferì e si stabilì a Parigi, dove fu attivo come compositore e insegnante di canto e d’armonia; vi fondò una casa editrice per pubblicare soprattutto i propri lavori, in particolare le opere teoriche: Méthode qui apprend la connoissance de l’harmonie et la pratique de l’accompagnement selon les principes de l’école de Naples, [1798]; la fortunata Théorie de la musique vocale, ou des Dix règles qu’il faut connaître et observer pour bien chanter ou pour apprendre à juger par soi-même du degré de perfection de ceux que l’on entend … Avec des remarques sur la prononciation des langues française et italienne, rédigées par un homme de lettres, 1799(con l’impressum «Paris, chez l’Auteur, boulevard Montmartre, au coin du Faubourg Poissonnière, n° 2 – Charles Pougens, imprimeur-libraire, Quai Voltaire, n° n. 10»); Traité d’harmonie et d’accompagnement selon les principes de Durante et Leo, fondateurs de l’harmonie dans les conservatoires de Naples, [1800]; Le Guide musical: ouvrage dont le plan s’étend sur toutes les parties de la musique. Première partie: principes et solfèges pour apprendre à lire la musique, [18??].
Morì a Parigi nel luglio 1820: «È morto testé a Parigi», dice infatti la Gazzetta di Milano del 21 luglio 1820, e aggiunge: «Dotto armonista, ottimo accompagnatore di canto, egli compose parecchi spartiti originali degni d’essere citati, e ne’ quali campeggia un metodo d’armonia altrettanto semplice che erudito ed ingegnoso». A Lucca si attestò che «deve la sua celebrità, segnatamente in Francia dov’è grande, ai suoi scritti sulla scienza e l’arte musicale» (Mazzarosa, 1841, p. 135).
Completano il catalogo di Florido Tomeoni alcune opere teatrali di vari generi francesi (comédie mêlée d’ariettes, opéra-bouffon, opéra-mélodrame), la «romance à grand orchestre, avec des chœurs» Paul au tombeau de Virginie (dedicata a Bernardin de Saint-Pierre, e annunciata dal Journal de Paris del 18 ottobre 1790), varia musica da camera e sonate per pianoforte.
(Anna) Irene, figlia di Pellegrino, battezzata a Camaiore il 20 agosto 1763 (Camaiore, Archivio Parrocchia di S. Maria Assunta, Battesimi II/8, c. 15v). Cantante, la sua prima esibizione nota fu nella stagione di carnevale del 1781 al teatro di S. Agostino in Genova, dove comparve come «prima donna a parte eguale» con Marianna Serra in opere serie. Ma si specializzò ben presto nel genere comico: nel carnevale 1784 comparve a Brescia nel Teatro nuovo degli Erranti, prima donna nel dramma giocoso Il capitan Tenaglia o sia La muta per amore, musicadi Giuseppe Moneta. Nel libretto è registrata come Irene Tomeoni Ditigliò, italianizzazione del cognome del marito, Pierre Dutillieu. Costui, nato a Lione nel 1754 e morto a Vienna il 28 giugno 1798, è documentato come compositore di balli teatrali a Napoli e a Venezia tra il 1784 e il 1791; dal 1787 al 1791 Irene fu a sua volta impegnata a Napoli nei teatri dell’opera buffa, il Fondo e il Nuovo, dopo essersi variamente prodotta tra Firenze, Cremona, Milano e Monza (nel teatrino dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este cantò, nell’autunno 1785, I due baroni di Rocca Azzurra di Domenico Cimarosa e Il barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello). Dovevano essersi conosciuti nei primissimi anni Ottanta, se nel 1791 gli stati d’anime di Pietrasanta attribuiscono undici anni alla figlioletta Maddalena, la dedicataria delle Regole pratiche di Pellegrino (vedi sopra).
Nella primavera 1791 la coppia passò ai teatri di corte di Vienna, dove Dutillieu continuò a comporre balli teatrali e in più, con modestissimo esito, qualche opera buffa (cfr. Michtner, 1970, pp. 328, 428; Link, 1998, p. 387). Irene venne subito ingaggiata come prima buffa nella compagnia italiana del Burgtheater, dove fu attiva fino al 1805 (con apparizioni ancora nel 1809 per alcune riprese). Al suo debutto nella Bella pescatrice di Pietro Alessandro Guglielmi, il conte melomane Karl Zinzendorf, che stravedeva per lei, annotò: «La nouvelle actrice … plût infiniment, elle a de la gayeté, de la pétulance, une voix agréable, surtout dans son deshabillé de pêcheuse elle étoit charmante» (cfr. ibid., p. 375). Fece coppia fissa col primo buffo Francesco Benucci, si distinse in particolare nei ruoli sentimentali della Molinara o sia L’amor contrastato, della Frascatana e della Nina o sia La pazza per amore di Paisiello (una litografia del 1794 la effigia nei panni di Nina; Michtner, 1970, fig. 16), e creò ruoli importanti come Carolina nel Matrimonio segreto di Cimarosa (1792) e Mrs Ford nel Falstaff di Antonio Salieri (1799). Tra 1796 e 1797 tornò al Teatro dei Fiorentini a Napoli. La Allgemeine musikalische Zeitung del 17 dicembre 1800 diede notizia di un suo paventato ritiro dalle scene per via del matrimonio con un ricco mercante ebreo (Viviani, 2017, p. 184). A detta del drammaturgo Ignaz Franz Castelli, la cantante nel 1807 teneva in casa propria, nel quartiere viennese di Penzing, un teatro domestico in piena regola («ein stehendes Haustheater»; 1861, vol. I, p. 124). Tra il 1809 e il 1810 si registra una sua tournée in Germania.
Morì a Vienna il 12 ottobre 1830.
Erminia (Herminie), figlia di Florido, nacque a Parigi il 13 settembre 1808 (Haine, 1995). Studiò canto e pianoforte al Conservatoire, poi divenne insegnante, fu scritturata al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles (nel 1833 compare nel ruolo di «jeune première chanteuse à roulades»; Isnardon, 1890, p. 258) e cantò anche all’Opéra di Parigi e a Lione. Due lettere di Gioachino Rossini, che si firma «Vostro affezionato amico» (una non datata, l’altra del dicembre 1835), testimoniano il suo coinvolgimento nelle attività musicali domestiche parigine del compositore. Sopravvivono alcune sue musiche da salotto (Contredanses et valses pour le piano forte, Paris, s.a.; Six grandes valses avec introduction et coda, Milano, ca. 1840). Nel 1839 a Voghera, protagonista nella Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, venne presentata come «nuova per l’Italia, non nuova nell’arte del canto, e nemmeno nel canto italiano, che anzi in tutte le diramazioni della musica deve essere dichiarata maestra, e nel melodramma italiano talmente esercitata nell’estero d’aver lasciato in Francia e nel Belgio splendidissima fama del suo talento»(Il corriere dei teatri, 27 novembre 1839, p. 379). Nel 1844 fu prima donna al Teatro nuovo di Firenze (Il pirata, 5 luglio 1844). Nel 1845 avrebbe ricevuto una scrittura da Città del Messico: imbarcatasi a Genova, da allora non se ne ebbero notizie certe, se non la leggenda dell’avventurosa traversata dell’Oceano (Fétis, 1878).
Di Nicola Felice, abate, originario di Pieve di Monti di Villa, vicino a Bagni di Lucca, cappellano benefiziato della cattedrale dal 17 aprile 1800 fino alla morte, sopravvenuta in Lucca il 17 luglio 1830 per apoplessia, non è in alcun modo accertata l’appartenenza alla famiglia di Pellegrino Tomeoni. Personaggio estroverso e singolare, spiccò nel panorama intellettuale e scientifico della città, specialmente nel periodo di Elisa Bonaparte Baciocchi e del successivo governo borbonico. Per molti anni educatore dei figli della nobile famiglia Sardi, era uomo di lettere, erudito, poligrafo in campo politico, economico, storico-diplomatistico, botanico, naturalistico, idrogeologico, membro di varie accademie (degli Oscuri, Napoleone, Lucchese, dei Georgofili; Nerici, 1879, p. 425; cfr. Inventario, 2000). Era altresì noto per l’abilità nel canto piano.
Lucca, Istituto musicale L. Boccherini, Fondo Puccini, autori diversi, 39a-d, Nomi, cognomi e patria de i virtuosi sì di voci che d’istrumenti che sono intervenuti alle nostre funzioni di S. Croce, ad annos; E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, IV, Leipzig 1814, coll. 369 s.; A. Mazzarosa, Della instruzione dei Lucchesi. Compendio storico-critico, in Opere del marchese A. M., tomo I, Lucca 1841, pp. 134 s.; I.F. Castelli, Memoiren meines Lebens, Wien-Prag 1861, vol. I, pp. 124, 222; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, 2a ed., vol. VIII, Bruxelles 1878, pp. 240 s.; L. Nerici,Storia della musica in Lucca, Lucca 1879, pp. 57 s., 106 s., 118 s., 217, 278, 318, 425; J. Isnardon, Le Théâtre de la Monnaie depuis sa fondation jusqu’à nos jours, Bruxelles 1890, pp. 254, 258; A. Pellegrini, Spettacoli lucchesi nei secoli XVII-XIX, Lucca 1914, pp. 481, 553 s.; A. Bonaccorsi, Catalogo con notizie biografiche delle musiche dei maestri lucchesi esistenti nelle biblioteche di Lucca, Firenze 1956, pp. 73-95; O. Michtner, Das alte Burgtheater als Opernbühne, Wien1970, ad ind.; E. Traversaro, P. T. detto il «Lucchesino», in Nuova Rivista musicale italiana, XV (1981), pp. 123-126; G. Casti, Epistolario, a cura di A. Fallico, Viterbo1984, pp. 529, 603 s., 606, 841; G. Biagi Ravenni - C. Gianturco, The ‘Tasche’ of Lucca: 150 years of political serenatas, in Proceedings of the Royal Musical Association, CXI(1984-85), pp. 45-65; M. Haine, 400 lettres de musiciens au Musée Royal de Mariemont, Liège 1995, pp. 342 s.; D. Link, The National Court Theater in Mozart’s Vienna, Oxford 1998, ad ind.; R. Antonelli, Teatro e musica sacra nel Castello di Camaiore, in Marco Santucci (Camaiore 1762 - Lucca 1843). Musica in Accademia, a cura di G. Biagi Ravenni, Lucca 1998, pp. 17 s.; F. Guidotti, «Piaccion loro le marciate, le suonatine, i rondò…». Santucci e la musica d’organo, ibid., pp. 64, 78 s.; J.A. Rice, Antonio Salieri and Viennese opera, Chicago 1998, ad ind.; Inventario. Archivio di Stato in Lucca, vol. VIII (Archivi gentilizi), a cura di L. Busti e S. Nelli, Lucca 2000, ad indicem; J.L. Jackman, G. Biagi Ravenni, J.A. Rice, Tomeoni family, in New Grove dictionary of music and musicians, XXV, London 2001, pp. 566 s.; A. Basso, La musica nella “Correspondance” di Isabelle de Charrière con Jean-Pierre Chambrier d’Oleyres, in Et facciam dolçi canti. Studi in onore di Agostino Ziino, a cura di B.M. Antolini, T.M. Gialdroni e A. Pugliese, Lucca 2003, pp. 947, 953-955; E. Biggi Parodi, Catalogo tematico delle composizioni teatrali di Antonio Salieri, Lucca 2006, pp. 15, 153, 337, 452, 761; M. Coli, La cronaca del monastero domenicano di S. Giorgio di Lucca, Pisa 2009, pp. 418, 737; N. Baragwanath, The Italian traditions and Puccini. Compositional theory and practice in nineteenth-century opera, Bloomington, In., 2011, pp. 9, 151, 169, 264, 315, 334, 374, 375; Gioachino Rossini. Lettere e documenti, IV, a cura di S. Ragni, Pesaro 2016, p. 798; G. Viviani, «Nach dem Französischen von Sonnleithner». Questioni storico-filologiche per un’edizione critica della “Faniska” di Luigi Cherubini, in Philomusica on-line, XVI (2017), pp. 184 nota 11, 186 nota 17. – Si ringraziano Fabrizio Guidotti e Nicola Laganà per alcune informazioni archivistiche.