BOCCHI, Tommasino (Tommasino di Guido di Ubaldino)
Figlio di Guido, nacque a Bologna in data imprecisata e appartenne a una famiglia di nobili popolari. Conseguì il dottorato in legge, probabilmente presso lo Studio cittadino.
La prima notizia sicura su di lui risale al 1256, quando venne eletto statutiere del Comune in rappresentanza del partito dei Geremei. Allo stesso titolo fu chiamato - insieme con altri due popolari e tre del partito dei Lambertazzi - a ricoprire la carica di professore di diritto civile nel 1269, presso l'università cittadina.
Scarse sono le notizie sulla sua vita: i numerosi atti privati nei quali è menzionato ci consentono soltanto di cogliere la rilevante posizione sociale in Bologna raggiunta dal Bocchi. La sua importanza dovette accrescersi dopo la conquista del potere da parte dei Geremei nel 1274. Nel 1278 fece parte dell'ambasceria bolognese inviata a Viterbo al papa Niccolò III per far atto di sottomissione e chiedere piena autonomia per l'amministrazione del Comune. Con gli altri inviati il B. rifiutò di aderire all'invito del pontefice, che desiderava la riammissione dei Lambertazzi in Bologna, ma riuscì a conservare l'appoggio papale alla propria fazione. Nel 1280 fu chiamato a far parte del Consolato straordinario del Comune, e nello stesso anno fu presente alla stipulazione dell'alleanza tra Bologna e Obizzo d'Este.
Per gli anni seguenti mancano testimonianze di una sua attività pubblica, mentre abbastanza numerosi sono i ricordi della sua attività privata. Già incaricato, nel 1275, da parte dei canonici della Chiesa di Bologna, del patrocinio delle loro cause, nel 1285 ricevette, insieme con altri dottori, il compito di risolvere le controversie esistenti tra le potenti famiglie cittadine dei Pepoli e degli Algardi: l'accordo raggiunto grazie all'opera degli arbitri venne sancito con la celebrazione di matrimoni tra appartenenti alle due casate. Per il 1286, poi, per due volte fu scelto come arbitro di controversie private.
Ritornò alla vita pubblica nel 1294 quando fu chiamato a far parte del Consiglio degli Ottocento. Morì, probabilmente in Bologna, prima del febbraio 1297.
Non ha perciò fondamento (e lo rilevava già il Sarti) la notizia riportata dal Ghirardacci, secondo cui il B. nel 1299 era stato richiamato in patria da Castel San Pietro per sedare la lotta tra le fazioni cittadine.
Fonti e Bibl.: Chartularium Studii Bononiensis, IX, a cura di R. Colini-Baldeschi, Bologna 1931, pp. 25, n. XLIV; 37, n. LXVI; 53 s., n. XCIV; 82 s., n. CXLII; 88, n. CLII; 95 s., n. CLXV; 97, n. CLXVIII; 100 s., n. CLXXV; 102 s., n. CLXXVIII; 150 s., n. CCLV; 174 s., n. CCLXXXIX; X, a cura di G. Zaccagnini, ibid. 1936, p. 85, n. CLXXXVII; XI, a cura di G. Zaccagnini, ibid. 1937, pp. 68 s., n. CLXIV; 92 s., n. CCXXIV; C. Ghirardacci, Dell'historia di Bologna, I, Bologna 1596, I, pp. 234, 296, 406; L. V. Savioli, Annali bolognesi, III, 1, Bologna 1795, pp. 303, 423; S. Mazzetti, Repert. di... professori... di Bologna, Bologna 1847, p. 59; M. Sarti-M. Fattorini, De claris archigymasii Bonon. Professoribus, I, Bononiae 1888-1896, pp. 240 s., 449, 485 n. 5; A. Sorbelli, Storia dell'Univ. di Bologna, I, Bologna 1944, p. 74 n.