AGNI, Tommaso (Thomas de Lentino)
Nato a Lentini (Siracusa) sul principio del Duecento, inviato da Gregorio IX a predicare a Napoli, stabilì, alla fine del 1231, nel convento e chiesa di S. Arcangelo, già dei benedettini, una comunità domenicana, detta poi di S. Domenico Maggiore; ne era priore quando, verso il 1243 ricevette nell'Ordine Tommaso d'Aquino. Nel 1253 fu designato elettore del futuro maestro generale, Umberto de Romanis (Buda, 31 maggio 1254); poi di-resse per qualche tempo la provincia domenicana romana. Nominato dal pontefice Alessandro IV, vescovo di Betlemme e legato della S. Sede in Terra Santa, vi giunse nella primavera del 1259 e si trovò subito implicato nelle contese tra Genovesi, Pisani e Veneziani, nei contrasti tra Templari ed Ospitalieri di S. Giovanni, e tra gli stessi Ospitalieri ed il vescovato di Nazareth. Cercò anche di metter pace (primavera del. 1259 o '60) tra Boemondo VI d'Antiochia e il gran maestro degli Ospitalieri, che con gli altri Ordini cavallereschi crociati avevano combattuto Boemondo. Ma non esitò, più tardi, a scomunicarlo quando questi si alleò e si sottomise ai Tatari. Né mancò poi, più volte (1260, 1261), d'implorare dall'Occidente il soccorso per la Terra Santa in pericolo. Era appena rientrato in Italia, quando Urbano IV, allora residente a Orvieto, il 13 febbr. 1264 lo nominò suo vicario in Roma, pur conservandogli il vescovato di Betlemme. Clemente IV il 18 apr. 1267 lo creò arcivescovo di Cosenza; ed infine Gregorio X lo trasferì alla sede patriarcale di Gerusalemme, il 19 marzo 1272, nominandolo inoltre vescovo di Akka (S. Giovanni d'Acri) e legato apostolico per la Terra Santa (il 17 apr. 1272). Nell'agosto dello stesso anno l'A. si recò a Napoli e provvide subito all'approvvigionamento della sua nave e all'organizzazione di soccorsi per la Terra Santa (C. Minieri-Riccio, p. 76), che dovevano poi essere completati a Messina; ricevette inoltre da Carlo d'Angiò due galee, che dovevano accompagnare la nave nel viaggio fino ad Akka (C. Minieri-Riccio, p. 78). Qui giunse l'8 ott. 1272.
L'arrivo del nuovo patriarca e legato del pontefice avveniva in uno dei momenti più critici della storia del Regno di Gerusalemme: l'anno precedente con la caduta d'una delle più formidabili fortezze crociate, il "Krak dei cavalieri", s'era perduto l'ultimo baluardo contro la marcia progressiva dei Musulmani verso il mare. La situazione era aggravata dai contrasti fra i principi cristiani di Siria, gli Ordini cavallereschi del Tempio e di S. Giovanni di Gerusalemme ed infine con le città marinare italiane.
Il nuovo patriarca cercò subito di portar pace tra Ugo III, re di Gerusalemme, ed i suoi feudatari (1272-73), per tentare di frenare l'avanzata di Baibars, sultano d'Egitto. Si preoccupava anche di far cessare la lite dell'Ordine teutonico, per una loro sede in Akka, col vescovo di Ebron, Goffredo (12 giugno - 25 ag. 1273). Né l'A. rimase estraneo alle trattative intercorse nel 1274 tra i principi cristiani ed il khan dei Tatari, Abaka, per un'alleanza contro i Turchi e per la conversione del khan al cristianesimo, se mandò proprio il suo cappellano, Davide, dal re d'Inghilterra Edoardo, affinché venisse informato in proposito.
L'anno dopo, quando Ugo III, per i contrasti con gli Ordini cavallereschi dei Templari e degli Ospitalieri, lasciò Akka ritirandosi a Tiro, l'A. si sforzò di riportare la pace, ma inutilmente, perché il re non si mosse da Tiro. Intanto, instancabile nel tentativo di procurare aiuti per la disperata situazione palestinese, scriveva a Rodolfo I d'Asburgo, nel 1276, perché, adempiendo il suo voto di crociato (Rodolfo aveva preso la croce il 18 ott. 1276), venisse al più presto in soccorso. Contemporaneamente, facendo da arbitro, riusciva, ad Akka, a riportare la pace tra Giovanni di Montfort, signore di Tiro, ed i Veneziani, facendo loro restituire il quartiere che possedevano in città (1 luglio 1277). Poco dopo, quando ad Akka approdò una flotta agli ordini di Ruggero di Sanseverino, mandato da Carlo d'Angiò in soccorso della Terra Santa, l'A. si sforzò di creare l'unione fra i crociati, inducendo tutti a giurare obbedienza a Carlo, specialmente da quando Ugo III, rifugiatosi a Cipro, aveva perso ogni autorità.
Tra queste vicende il 14 sett. 1277 (o secondo una variante della Cronaca d'Erac, che ci dà questa notizia, il 26 settembre) l'A. morì ad Akka.
Gli antichi cataloghi di scrittori domenicani attribuiscono a un certo Tommaso de Virduno o Linduno o Lindinis, patriarca (di Gerusalemme), vari commenti alle epistole di s. Paolo. Che si tratti dell'A, e di opere sue, non può essere affermato con certezza. L'A., invece, lasciò certamente una raccolta di sermoni, conservata in alcuni codici dispersi in varie biblioteche. La sua opera maggiore, se non la più diffusa, è una vita di s. Pietro Martire da Verona, la prima biografia del santo, scritta avanti il 1276 e pubblicata parzialmente da L. Sudo a Colonia nel 1578e, integralmente, dai bollandisti. La stessa vita o leggenda, volgarizzata nei secc. XIV-XV, fu poi stampata la prima volta da R. de Visiani a Verona nel 1862, e di nuovo, nel 1952, da S. Orlandi.
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