RICCHINI, Tommaso Agostino
RICCHINI, Tommaso Agostino. – Nacque a Cremona il 3 aprile 1695, da Pietro e da Antonia Sossija.
Nel 1703 entrò nel locale Collegio gesuitico, dove si distinse nella composizione poetica. Nel 1710 fu ammesso come novizio nel convento domenicano di Correggio (Parma). Gli studi proseguirono a Bologna, Reggio Emilia e, dal 1715, Milano. Presi i voti, completò la propria formazione in teologia a Bologna, ottenendo il grado di maestro. Tra il 1721 e il 1728 insegnò in diversi Studi domenicani: fu lettore di filosofia a Casale Monferrato, di etica a Brescia, e infine – tra il 1726 e il 1728 – di teologia a Verona.
La passione letteraria manifestatasi fin dai primi anni di studio non venne, però, meno. Le fonti gli attribuiscono i testi di due oratori da cantarsi nella chiesa milanese di S. Maria delle Grazie in occasione della festa di Tommaso d’Aquino, L’Ombre svelate (Milano 1717) e L’impegno delle virtù (Milano 1718, poi Cremona 1721). Nel 1720 pubblicò a Cremona una raccolta di Rime in morte del maestro generale Antonino Cloche, e nello stesso anno entrò – con il nome di Gesalte Scandeo – nella neofondata colonia cremonese dell’Arcadia. Nel 1724 apparve l’Epinicio per la solenne professione di fede di suor Maria Gioseffa Teresa Ricchini Cremonese nell’insigne monastero di S. Elena in Canneto.
Al novembre 1728 si data il primo soggiorno a Roma, chiamato a collaborare con il segretario di Benedetto XIII Giuseppe Ludovico Andujar e incaricato nel 1729 della revisione editoriale del Martyrologium Romanum di prossima stampa. Nominato il 28 gennaio 1730 reggente dello Studio di Bologna, nonché socius del provinciale della Lombardia Lauro M. Piccinelli, pochi mesi dopo si recò nuovamente a Roma, per recitare la solenne orazione in morte del pontefice (In funere Benedicti XIII. P.M. Oratio habita in Vaticana Basilica IV. nonas Martii anno 1730, Romae 1730). Rientrato a Cremona, diede alle stampe la Canzone in occasione che la Signora D. Vittoria Riva veste il sacro abito religioso nel monastero di S. Margarita di Lugano (Milano 1731), la Series chronologica provincialium et vicariorum generalium provinciae utriusque Lombardiae (Bononiae 1732) e la In funere Victorij Amedei II. Oratio habita templo S. Dominici Cremonae. X. Kal. Jan. 1732 (s.l. s.d.). Tra il 1733 e il 1735 fu docente di teologia presso lo Studio di Bologna; nel 1738 fu eletto priore del convento di S. Domenico a Cremona, dove dedicò speciale cura all’incremento della biblioteca.
Nell’aprile del 1740 si trasferì a Roma, per affiancare in qualità di socius il maestro generale Tommaso Ripoll; il 2 giugno ne fu nominato adiutor studiorum, e nel 1741 entrò nel Collegio dei teologi della Casanatense, la biblioteca fondata nel 1701 nel complesso di S. Maria sopra Minerva. Furono questi anni di intenso impegno editoriale. Oltre a biografie di illustri domenicani – De vita et studiis fr. Vincentii Ludovici Gotti Bononiensis S.R.E. Cardinalis commentarius (Romae 1742) e De vita et cultu B. Alberti Villaeoniensis tertii ordinis sancti Dominici commentarius (Romae 1743) – curò la pubblicazione degli Adversus Catharos et Valdenses libri quinque (Romae 1743), redatti nel XIII secolo dal domenicano Moneta da Cremona.
Già prosocius nel 1748 del maestro generale Antonino Brémond, il 26-27 aprile 1749 fu designato segretario della congregazione dell’Indice, e ufficialmente nominato il 7 maggio; il 21 maggio entrò come qualificatore nel S. Uffizio. A tali cariche associò quella di examinator episcoporum in sacra theologia, conferitagli l’11 maggio 1752. Durante gli anni di segretariato fu firmatario di numerosi decreti proibitivi, e protagonista di celebri casi, come quello che nel 1749-50 riguardò la Bibliothèque Janseniste di Dominicus de Colonia (1744), all’origine di una polemica cui prese parte con l’anonima Romani philalethis ad theologum Lovaniensem epistola de justa Bibliothecae Jansenisticae proscriptione (s.l. 1750).
Si deve inoltre a Ricchini l’avvio di una profonda riflessione sulle funzioni e procedure della congregazione dell’Indice. Nel 1750 presentò a Benedetto XIV le Memorie per il buon reglamento della Sagra Congregazione dell’Indice (Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Protocolli, 83, cc. 355r-359v), in cui esamina le «ottime regole [...] stabilite dai Sommi Pontefici per la correzione, e proibizione de’ Libri», evidenziando la necessità di introdurre più chiare norme per le licenze di lettura e lo stesso esame censorio, da condursi «secondo le leggi della verità, della prudenza, e carità». L’ultima parte del memoriale è dedicata all’Index librorum prohibitorum, che occorre rendere sia più adeguato ai tempi, sia di azione più efficace. Mosso dal clamore suscitato dalla proibizione nel 1750 de L’Esprit de Jésus-Christ et de l’Eglise sur la fréquente communion (1745) del gesuita Jean Pichon, Ricchini invita a maggiore clemenza verso gli autori cattolici, arrivando a proporre, nel caso la condanna fosse inevitabile, di tacerne il nome «e quello del di lui Ordine, od Istituto, per salvare quanto possibile la loro estimazione». Tale memoriale fu alla base della costituzione Sollicita ac provida, emanata da Benedetto XIV il 9 luglio 1753, il cui testo è da attribuirsi in larga parte a Ricchini, come provano alcune stesure di sua mano (ibid., 84, cc. 417r-427r; Archivio segreto Vaticano, Fondo Benedetto XIV, Bolle e costituzioni, t. 22, cc. 84r-97v). Numerose, inoltre, le memorie redatte in vista della pubblicazione dell’Index voluto da papa Lambertini. Si datano al 1754 le Memorie, e Riflessioni del P. Seg.rio dell’Indice sù la produzione d’un nuovo Indice de’ Libri proibiti, ed un Ind.e espurgatorio de’ medesimi (Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Protocolli, 84, cc. 376v-377v), e la Breve informatione delle Regole e diligenze nella costruzione del nuovo Indice de’ Libri proibiti (85, cc. 76r-78r), in cui Ricchini sottolinea l’urgenza di emendare le tante imprecisioni contenute nei precedenti Indici, e di inserire la data del decreto di condanna a corredo di ogni proibizione. Di grande interesse è, infine, il contemporaneo memoriale Alcuni libri, la proibizione dei quali potrebbe togliersi o moderarsi nel nuovo Indice (cc. 107v-110v), in cui propone – senza successo – di rendere nuovamente accessibili agli studiosi autori quali Francis Bacon, Galileo Galilei, René Descartes, John Locke, Nicolas Malebranche, Samuel von Pufendorf. Nel 1757 entrò ufficialmente a far parte della commissione incaricata della revisione dell’Index librorum prohibitorum, che vide la luce nel 1758.
Nel settembre del 1759 fu infine nominato maestro del Sacro Palazzo, quale successore di Giuseppe Agostino Orsi, carica che portò al suo ingresso nel S. Uffizio quale consultore. Dal 1760 fu inoltre associato alla congregazione sopra la Correzione de’ libri orientali. Il 5 giugno 1767 fu scelto, quale suo socius all’ufficio di maestro del Sacro Palazzo, il nipote Tommaso Agostino Vairani; il 21 dicembre 1772 fu affiancato dall’adiutor studiorum M. Di Petro. Tra il 3 dicembre 1759 e il 10 febbraio 1777 redasse voti censori per la congregazione dell’Indice e il S. Uffizio, mentre in qualità di maestro del Sacro Palazzo emanò, tra il 12 novembre 1759 e il 9 febbraio 1777, quattro editti, oltre a redigere nel 1766 il Promemoria sopra l’introduzione, spaccio ed estrazione de libri proibiti (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Sant’Officio, Censurae Librorum, 1766, f. 1).
L’attività al servizio della censura romana non lo distolse dalla produzione editoriale. Risonanza ebbe la biografia dedicata a Gregorio Barbarigo, De vita ac rebus gestis beati Gregorii Barbaridi libri tres (Romae 1761), di cui già nel 1761 apparve a Venezia una traduzione italiana. Seguirono le Propositiones theologicae juxta mentem Angelici praeceptoris (Genuae 1763) e la Oratio inauguralis ad clarissimum virum Cyrillum Martinum Zuchowski canonicum S. Sepulchri (Romae 1773); ne è infine noto, sotto il nome arcade di Gesalte Scandeo, un elogio di Clemente XIV (Carmen, Clementis XIV. Pont. Max. concordiae pacis instauratoris imago, s.l. né d.).
Morì il 24 gennaio 1779, e fu sepolto in S. Maria sopra Minerva. Ancora in vita, destinò al convento cremonese di S. Domenico, di cui era stato priore, la sua biblioteca, confluita oggi nella Biblioteca statale e libreria civica di Cremona.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Fondo Benedetto XIV, Bolle e costituzioni, t. 22, cc. 84r-97v; Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat., 7881: P.L. Galletti, Necrologium romanum, c. 82; Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Index, Diarii, 6: Catalogus Secretariorum, c. 4v; Diarii, 17; Protocolli, 83-85; Sant’Officio, Juramenta, 1737-1749 (c.n.n.); Decreta, 1759, c. 245r; Sant’Officio, Censurae Librorum, 1766, f. 1; Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 1146: Notizia di tutte le Lapidi, Sepolcri, ed Iscrizzioni, che sono al presente, ed erano una volta nella Ven: Chiesa di S.a Maria sovra Minerva, e suo Recinto (prima metà del XIX secolo), cc. 82rv.
G. Arisi, Cremona literata, III, Cremonae 1741, pp. 312 s.; G. Catalani, De Secretario Sacrae Congregationis Indicis libri duo, Romae 1751, pp. 141-144; P.M. Domaneschi, De rebus coenobii Cremonensis Ordinis praedicatorum commentarius, Cremonae 1767, pp. 94-104, 363-398; F.M. Polidori, [Vita], in Cremonensium Monumenta Romae extantia, a cura di T.A. Vairani, II, Romae 1778, Appendix, pp. 1-19; F.M. Renazzi, Storia dell’Università degli Studij di Roma, IV, Roma 1806, p. 338; A. Guglielmotti, Catalogo dei Bibliotecari, Cattedratici e Teologi del Collegio Casanatense, Roma 1860, pp. 41 s.; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Romae 1916, pp. 60, 118; A.C. Jemolo, Il Giansenismo in Italia prima della rivoluzione, Bari 1928, pp. 115 s., 130 s.; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, pp. 183-186; E. Rangognini, Un Voltaire con varianti manoscritte nella biblioteca di T.A. R., in Annali della Biblioteca statale e libreria civica di Cremona, XXXIV (1983), pp. 81-99; A. D’Amato, I domenicani a Bologna, II, Bologna 1988, p. 830; I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787. I rotuli e altre fonti, a cura di E. Conte, II, Roma 1991, p. 962; G. Villa D’Andezeno - P. Benedicenti, I domenicani nella ‘Lombardia Superiore’, a cura di V. Ferrua, Torino 2002, ad ind.; P. Stella, Il Giansenismo in Italia, I, Roma 2006, ad ind.; E. Rebellato, La fabbrica dei divieti. Gli indici dei libri proibiti da Clemente VI a Benedetto XIV, Milano 2008, pp. 196-230; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1701-1813, a cura di H.H. Schwedt, II, Paderborn 2010, pp. 1074-1079; H. Wolf - B. Schmidt, Geschichte und Rezeption von “Sollicita ac provida”, Paderborn 2011, pp. 77-95; M. Palumbo, «D’alcuni libri che potrebbero permettersi corretti, ed espurgati». La censura romana e l’espurgazione dei lessici, in Lessici filosofici dell’età moderna, a cura di E. Canone, Firenze 2012, pp. 1-10.