ALGHISI, Tommaso
Figlio e allievo di Giorgio, maestro di chirurgia nell'ospedale di S. Maria Nuova, nacque a Firenze il 12 Ott. 1669. Ottenuta l'abilitazione all'esercizio di "cerusico con tutta chirurgia" il 25 apr. 1692, divenne chirurgo e poi lettore nel suddetto ospedale. Durante questa pratica ospedaliera acquisi grande valentia, specialmente per quanto riguardava il trattamento chirurgico della calcolosi vescicale, allora chiamata "mal della pietra", e la sua preparazione culturale fu illuminata dal pensiero di Francesco Redi, che in quel periodo avrebbe avuto stretti rapporti con l'ospedale. Nel 1697 sposò Margherita Lombardi, dalla quale ebbe sei figli.
Due anni dopo fu nominato professore di chirurgia, senza che gli venissero tuttavia corrisposti onorari (Arch. ospedale di S. Maria Nuova -Reg. n. 56. Recordanze.Libro G. 1690-1714. 4 nov. 1699). Solo nel 1702, dopo la morte del padre, beneficiò dell'annuale provvigione in natura (grano, vino, olio di oliva) di cui questi usufruiva, e gli fu inoltre permesso di far pratica privata, nell'esercizio della quale riscosse grande successo, specialmente nell'ambito della nobiltà e dell'alto clero. Lo stesso papa Clemente XI richiese e apprezzò la sua opera, che, tra l'altro, fu rivolta alla cura di un'ulcera varicosa; la principessa Violante Beatrice di Toscana lo tenne nella massima considerazione; il Consiglio de' Duecento lo nominò suo membro (1705) e così anche l'accademia fiorentina della Crusca e l'Arcadia (dove l'A. prese il nome di Cleostrato Leuconio.)
Nel 1708 ottenne a Padova, e con grande onore, la laurea di dottore in medicina, avvenimento sul quale egli ampiamente ragguagliò, per via epistolare, il bibliotecario del granduca di Toscana, A. Magliabechi. Nell'anno precedente aveva dato alle stampe il più importante dei suoi scritti, Litotomia, ovvero del cavar la pietra (Firenze 1707), dedicato al pontefice, e che vide varie edizioni. Tale opera, corredata anche di illustrazioni e di disegni eseguiti dallo stesso autore, contiene una pregevole e dettagliata descrizione dell'intervento, la cui tecnica aveva raggiunto un notevole grado di evoluzione già nel sec. XVI, soprattutto per merito di chirurgi italiani (tra cui Berengario da Carpi).
Nel 1713 venne pubblicata la Lettera del Signor T. A. al Signor Antonio Vallisnieri,in Giorn. de' Letterati d'Italia,VI, car. 149 ss., nella quale, tra l'altro, è descritto un interessante caso di eliminazione di ascaridi attraverso l'uretra in un ragazzo portatore di fistola retto-vescicale e viene altresì riconosciuta la validità delle concezioni del Vallisnieri, che, seguendo il Redi, era uno dei più fieri avversari della teoria della generazione spontanea.
Nel pieno fiorire degli anni e della sua carriera scientifica e professionale, l'A. riportò, in un incidente di caccia, una grave ferita e una minacciosa infezione a una mano, che gli fu amputata, senza che questo estremo rimedio valesse a strapparlo alla morte, avvenuta il 27 sett. 1713.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,I, 1Brescia 1753 p. 487; A. Corradi Della chirurgia in Italia...,Bologna 1871, pp. 152, 555,611, 634, 638; A. Pazzini, Bio-bibl. di st. della chirurgia,Roma 1948, pp. 119, 133; R. R. Landes, T. A., fiorentine lithotomist,in Journal of the history of medicine and allied sciences,VII (1952), pp. 325 ss.; Diz. di medicina interna ed esterna,XXIII, p. 32.