LORENZONE, Tommaso Andrea
Nacque a Pancalieri, presso Torino, il 13 febbr. 1824 da Giovanni e da Maria Luciano.
Nel 1838 si iscrisse all'Accademia Albertina di Torino, dove seguì la scuola di pittura e nudo diretta da G.B. Biscarra, dal quale ricevette un'educazione classicistica arricchita da componenti romantiche.
Iniziò a esporre alle mostre annuali organizzate dalla Società promotrice di belle arti di Torino, ospitate nel palazzo di Cesare Della Chiesa conte di Benevello in via Carlo Alberto, e poi dall'Accademia Albertina, prima che la società prendesse sede in via della Zecca. Alla tematica sacra delle prime prove - testimoniate dalle opere esposte alla III, IV e VI Promotrice come: S. Michele fulmina i demoni (1844), Un voto alla Madonna (1845), commissionata da Giulia Colbert marchesa di Barolo, Sacra Famiglia da Antoon Van Dyck (1845), La Madonna del Rosario con s. Francesco di Sales e la beata Margherita di Savoia (1847), di proprietà della Compagnia della chiesa del Regio Parco - si affiancarono presto dipinti di soggetto letterario quali: L'ultima ora del rinnegato tra le braccia di Egilda, tratto dal romanzo Il rinnegato di Charles-Victor Prévost d'Arlincourt, esposta nel 1846 insieme con due ritratti maschili (acquerello); Rinaldo e Armida nell'isola incantata, ispirato alla Gerusalemme liberata di T. Tasso e inviato alla IX Promotrice nel 1850.
L'interesse per soggetti di genere e temi tratti dalla realtà, invece, è riscontrabile nei dipinti dell'inizio degli anni Cinquanta (Una figlia sulla tomba della madre, esposto nel 1851 alla X mostra della Società promotrice torinese) e nei ritratti, molti dei quali furono presentati nel 1853 alla XII Promotrice insieme con una Madonna col Putto, s. Teresa, s. Marcello e s. Bartolomeo, eseguita su commissione di Bartolomeo Racca, socio della Promotrice, che fu però criticata per il convenzionale pietismo (L'Opinione, 1 giugno 1853). Tra le opere esposte in tale occasione era anche un Ritratto del principe ereditario Umberto e del principe Amedeo duca d'Aosta (acquerello), riferibile all'attività del L. per la corte della regina di Sardegna Maria Adelaide d'Asburgo Lorena, della quale realizzò un piccolo ritratto ad acquerello (1853-55 circa, Torino, Castello di Racconigi).
La notorietà acquisita in questi anni portò al L. numerosi incarichi, primo fra tutti la pala dell'altare maggiore raffigurante La Vergine col Bambino attorniata dai ss. Giovanni Battista, Antonio Abate, Sebastiano e Rocco, commissionata nel 1855 dalla parrocchia di Piobesi Torinese per scongiurare una nuova epidemia di colera: un'opera di carattere devozionistico che riflette con una certa originalità modelli classicistico-romantici mutuati da Biscarra. Seguì, due anni dopo, la commessa di Oddone di Savoia per una Sacra Famiglia (1857) destinata alla parrocchiale di Pancalieri, realizzata dal L. in un raffinato stile tardoclassicista. Un dipinto di medesimo soggetto fu inviato anche alla XVI Promotrice (1857, Sacra Famiglia con s. Giacomo) insieme con tre dipinti di argomento storico-letterario: Le ultime ore di Ferruccio, tratto da L'assedio di Firenze di F.D. Guerrazzi; Armida s'innamora di Rinaldo, dalla Gerusalemme liberata di T. Tasso; Lamberto si scopre a Lisa dal Niccolò dei Lapi di M. d'Azeglio. Nel 1859, su commissione dei fedeli della regia chiesa di S. Francesca di Paola, un dipinto del L. raffigurante il santo titolare con Maria Cristina di Francia e i figli Carlo Emanuele e Francesco Giacinto, fu collocato sull'altare maggiore.
Dopo la Promotrice del 1859, dove presentò un quadro di genere, L'aura del mattino, il L. abbandonò l'attività espositiva. Lavorò come ritrattista per l'aristocrazia e la borghesia torinesi (Ritratto di Laura Covone Vicino, 1859, Torino, Galleria d'arte moderna; Ritratto del commendatore Luigi Rey e della consorte Rosa Cordone Rey, 1868-73, Vinoso, Arch. stor. del Comune; Ritratto di papa Pio IX, 1870-78 circa, Senigallia, Museo Pio IX) e come pittore di tematica sacra, campo in cui fu molto apprezzato per la fedeltà all'ortodossia cattolica e al compito educativo dell'arte promosso dalle nuove forme di militanza religiosa impostesi sotto il pontificato di Pio IX.
Nel 1865 fu tra gli artisti scelti da don Giovanni Bosco per realizzare il programma decorativo del nuovo complesso dedicato a S. Maria Ausiliatrice, eretto tra il 1863 e il 1868 a Valdocco su progetto dell'ingegnere Antonio Spezia. Seguendo i precisi dettami iconografici di don Bosco, tesi a celebrare la Vergine come regina del mondo, mediatrice delle grazie elargite da Dio all'umanità e custode dell'unità della Chiesa, nel 1868 il L. dipinse la pala dell'altare maggiore dominata dall'icona di S. Maria Ausiliatrice (1865-68: il disegno preparatorio è a Roma presso l'Archivio salesiano centrale, Fondo Don Bosco; il bozzetto al Centro documentazione mariana di Valdocco), tratta dai grandi modelli rinascimentali e controriformati e caratterizzata, nonostante la scenografia trionfalistica, da uno stile austero. Per la stessa chiesa realizzò nel 1872 una seconda pala raffigurante S. Giuseppe col Bambino e la Vergine (il bozzetto, del 1868, è in collezione privata ad Asti) destinata all'altare di S. Giuseppe, in cui le immagini sacre convivono con uno sfondo paesaggistico reale, dominato dalla chiesa e dal profilo del colle di Superga.
Questa attenzione agli elementi della realtà è presente anche nella chiesa di S. Filippo Neri, dove il L. eseguì nel 1870 circa la pala di Sebastiano Valfré che soccorre un soldato ferito nell'assedio di Torino, episodio della guerra franco-piemontese del 1706. Tale opera viene considerata una delle prove migliori del L. per la scelta di calare il tema sacro nella realtà storica, veicolando sentimenti umanitari e patriottici, oltre che devozionali, in sintonia con il clima culturale postrisorgimentale.
Pochi anni dopo il L. intervenne anche nella chiesa delle clarisse cappuccine in Borgo Po a Torino, consacrata nel 1874, dove restaurò la pala dell'altare di S. Giuseppe, realizzò la pala dell'altare maggiore con Nostra Signora del Suffragio, s. Francesco d'Assisi e s. Chiara (andata distrutta durante la seconda guerra mondiale) e un dipinto con il Sacro Cuore di Gesù. Soggetto, questo, molto frequente nella produzione del L. (chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, Casalgrasso; chiesa della Ss. Annunziata, Torino; chiesa di S. Filippo Neri, Torino), soprattutto dopo l'elevazione a solennità della festa del Sacro Cuore di Gesù (1871). Espressioni nuovamente realistiche ritornano nel quadro di Nostra Signora di La Salette dipinto nel 1881-82 per la chiesa di S. Secondo, in cui il L. inserì l'icona devozionale della Vergine in un aspro paesaggio alpino - dove era apparsa nel 1846 a due pastorelli della Val d'Isère - realizzando una spazialità scenica ricca di effetti di luce, vicina, per certi versi, ai paesaggi romantici di Giuseppe Camino. Rispondono, invece, a canoni più tradizionali le tre pale d'altare dipinte per la chiesa del Sacro Cuore di Pinerolo, costruita su disegno dell'ingegnere Giovanni Battista Ferrante tra il 1885 e il 1887 per ospitare la Congregazione degli oblati di Maria Vergine fondata da Pio Brunone Lanteri.
Nel 1870 il L. aveva disegnato un ritratto del fondatore per il volume Della vita del servo di Dio Pio Brunone Lanteri (Torino) di Pietro Gastaldi; questi, quando divenne superiore della comunità di Pinerolo, chiamò l'artista a realizzare, per l'altare maggiore, l'apparizione nel 1675 del Sacro Cuore di Gesù a Paray-le-Monial. Per gli altari laterali eseguì la Madonna del Rosario con la città di Pinerolo e la casa degli oblati, e una Sacra Famiglia (1891) che si differenziava dal quadro omonimo di S. Maria Ausiliatrice per la presenza, sullo sfondo, di soggetti tratti dalla vita domestica. Oggetti della realtà quotidiana, dipinti con naturalismo quasi caravaggesco, sono presenti anche nella Sacra Famiglia del 1899 destinata alla chiesa parrocchiale di S. Paolo Solbrito ad Asti.
L'ultima commissione portata a termine dal L. riguarda due quadri per gli altari laterali della parrocchiale di S. Lorenzo di Giaveno, rifatta tra il 1888 e il 1900 su progetto dello stesso Ferrante, raffiguranti, il primo, La Consolata circondata da angeli e santi; il secondo, Il Cuore di Gesù con la beata Caterina da Racconigi e, sullo sfondo, un paesaggio con un centro abitato, secondo uno schema compositivo ormai sperimentato dall'artista.
Il L. morì a Torino il 6 giugno 1902.
Fonti e Bibl.: L. Mallé, I dipinti della Galleria d'arte moderna. Catalogo, Torino 1968, p. 210; F. Mazzocca, in E. Castelnuovo - M. Rosci, Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861, Torino 1980, I, p. 664 n. 731; III, p. 1458; C. Thellung, Due chiese e tre pittori. Don Bosco e l'arte figurativa a Torino, in G. Bracco, Torino e don Bosco, Torino 1989, pp. 37 s., 60 s., 122 s., 138, 141 s., 297, 337-339, 346-348, 351, 357-359; La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 67, 69, 73, 86; II, pp. 887 s.; R. Merlone, T.A. L.: pittore del sacro (1824-1902). Dalla parrocchia di Piobesi alle opere della maturità, in Studi piemontesi, XXIII (1994), 2, pp. 397-405; N. Maffioli, Il bozzetto ritrovato, in Bollettino salesiano, ottobre 2003; A. Cifani - F. Gonetti, Opere d'arte e documenti inediti per la reale chiesa di S. Francesco da Paola in Torino, in Arte cristiana, XCI (2004), 815, pp. n.n; A.M. Comanducci, Pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1999, p. 371.