BAVELLINO, Tommaso
Si ignora il cognome esatto di questo eretico bolognese del sec. XVI: i documenti che lo riguardano direttamente e i testimoni che in vari processi parlano di lui lo chiamano concordemente "Bavellinus" o "e Bavella", dall'arte di tessitore di seta (bavèlla = tessuto di seta) che esercitava. Visse, esercitò la sua arte e svolse la sua attività di agitatore religioso a Ferrara, a Modena e a Bologna. La sua opera di vera e propria predicazione fra gli uomini della sua stessa arte e della sua condizione sociale presenta interesse perché appare dedotta consapevolmente dalla dottrina del "sacerdozio universale". A Ferrara rimase fino al 1542, anno in cui fu processato e dovette abiurare. Trasferitosi a Bologna, fece parte di un gruppo che accomunava in un'attiva propaganda di dottrine eterodosse (negazione del purgatorio, predestinazione, negazione delle indulgenze, ecc.) uomini e donne di diversa provenienza sociale: tessitori, sarti, maestri di granunatica, bottegai, rivenduglioli, mercanti. Un documento bolognese, che conserva i nomi di sedici persone del gruppo, informa anche sulle letture preferite: la Bibbia in volgare, il Nuovo Testamento, l'Apocalisse, il Pasquino in estasi di Celio Secondo Curione. Nel 1543 l'attività del gruppo fu interrotta dall'Inquisizione e i suoi aderenti furono in gran parte processati. Nonostante la sua condizione di relapsus, ilB. fu condannato alla sola abiura, perché il S. Ufficio di Bologna era all'oscuro, della sua precedente abiura ferrarese, come informa una nota scritta sul fascicolo del suo processo modenese del 1545 Dopo il bruciamento "in statua" del bolognese Angelo Ruggieri, il B. ritenne prudente allontanarsi da Bologna. Rifugiatosi a Modena, vi conobbe l'eretico Bartolomeo Fonzio assieme al quale godette di autorevoli protezioni. Assieme al Fonzio egli frequentò la famosa accademia di Giovanni Grillenzoni. Si ha anche notizia di una sua disputa pubblica sulla predestinazione per la quale si ricorse al parere di Ludovico Castelvetro. Caratteristica della sua attività a Modena fu la propaganda fra i tessitori e i mercanti, nella quale insisteva sulla concezione della "chiesa dei poveri". Le tarde testimonianze di altri inquisiti che lo avevano ascoltato e seguito lo ricordano come parlatore facile e suadente; la testimonianza di uno di essi, Francesco Tavani, riferisce persino la notizia, certamente iperbolica ma significativa, che il B. avesse convinto delle sue dottrine il mite inquisitore*di Modena fra, Angelo Valentini. L'8 sett. 1545 l'inquásitore di Ferrara, fra, Tommaso Maria Beccadelli, aprì un processo contro il B. e contro il Fonzio, che però fuggirono entrambi da Modena durante la fase istruttoria., Non risulta che il B. seguisse il Fonzio. ú più probabile che si trasferisse direttamente a Bologna, dove la relativa mitezza del S. Ufficio durante la legazione del cardinale Giovanni Morone gli consentì di riprendere la sua propaganda. Nel marzo del 1549 il nuovo inquisitore di Bologna, fra, Girolamo Muzzarelli, ridato vigore all'attività del S. Ufficio, disperse il gruppo che nel frattempo si era di nuovo raccolto intorno al Bavellino. Denunciato dal suo antico correligionario Francesco Tavani, trasferitosi anch'egli a Bologna, il B. fuggì di nuovo a Modena. Il 5 marzo, scrivendo all'inquisitore di Modena, il Muzzarelli lo segnalava come "fideliuni corruptor scelestissimus et publicus" e ne indicava i capi d'accusa nella negazione della presenza del corpo e del sangue nell'Eucarestia e in "omnibus fere haeresibus Lutherii". Per interessamento del domenicano fra' Girolamo Papino, l'11 marzo Ercole II d'Este ordinava al governatore di Modena l'arresto del Bavellino. Dopo quella data non si hanno altre. notizie su di lui.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Archiginnasio, ms. B. 1927; Arch. di Stato di Modena, Inquisizione, busta 2, Processi 1489-1549; Rettori dello stato: Modena, cart. 60; Ambasciatori: Bologna, busta 3; A. Rotondò, Per la storia dell'eresia a Bologna nel sec.XVI in Rinascim., n. s., II (1962), pp. 138-140.