BONSI, Tommaso
Nacque nel 1601 da Pietro e da Lucrezia Manelli.
Condotto in Francia all'età di sei anni, fu educato a cura dello zio Giovanni Bonsi, vescovo di Béziers e cardinale, che lo affidò ai gesuiti del collegio reale di La Flèche. Ottenne da Enrico IV nel marzo del 1609 lettere di naturalizzazione che furono registrate nella Camera dei conti di Parigi il 13 ott. 1609, nel Parlamento il 3 maggio 1614 e nel Grand Conseil il 25 sett. 1621 (Parigi, Arch. Naz., X 1ª 8648, ff. 9v-12r, e V5, 1229, ff. 132r-134v). A quattordici anni fu nominato paggio del re Luigi XIII. Portava allora il titolo di visconte di Vailhan, dal nome di una terra della mensa vescovile di Béziers che, alienata durante le guerre di religione, era stata riscattata dal cardinale Giovanni nel 1605. In occasione della nomina nel 1615 del fratello maggiore Domenico a vescovo coadiutore di Béziers, ricevette una pensione di 1.200 scudi su questo vescovato.
Dopo la morte dello zio, avvenuta il 4 luglio 1621, e in conformità alla richiesta da lui avanzata in favore del nipote a Luigi XIII, fu nominato, all'età di diciannove anni, vescovo di Béziers e fu provvisto nello stesso tempo dell'abbazia di Saint-Guilhem-du-Désert. Gregorio XV gli aveva accordato la dispensa dall'età che gli era necessaria per accedere al vescovato, cosicché nel concistoro del 10 genn. 1622 poté essere precomizzato. Fu consacrato però solo quattro anni dopo, il 13 apr. 1626, nella chiesa della Trinità dei Monti a Roma, dal cardinale Denis-Simon de Marquemont, arcivescovo di Lione, assistito da Ferrante Boschetti, arcivescovo titolare di Cesarea, e da Gerolamo Tantucci, vescovo di Grosseto. Al ritorno da questo viaggio in Italia, fece il suo ingresso solenne nella città di Béziers il 7 giugno 1626.
Il B., che pure non era stato preparato alla carriera ecclesiastica, si segnalò, una volta divenuto vescovo, per pietà e zelo apostolico. Progettò anche, a varie riprese, di dimettersi dalla carica vescovile per entrare in un ordine religioso. La Compagnia di Gesù esercitava su di lui un forte richiamo e solo l'intervento del papa Urbano VIII lo indusse a desistere da questo proposito.
Egli fece ricostruire o restaurare i luoghi di culto distrutti o devastati nel corso delle guerre di religione. Provvide alla riparazione dell'organo della cattedrale di Saint-Nazaire e alla decorazione di essa, e intraprese la costruzione, nella chiesa dei giacobini di Béziers, di una cappella dedicata a s. Carlo Borromeo che egli aveva assunto come modello. La cappella fu completata dal fratello Clemente, suo successore nella sede di Béziers. Ristabilì la disciplina monastica nella sua abbazia di Saint-Guilhem-du-Désert, dove i benedettini della congregazione di S. Mauro furono installati per sua cura nel 1626.
Il B. morì a Béziers il 7 ag. 1628 e fu seppellito nella chiesa dei gesuiti. L'orazione funebre fu recitata nella cattedrale di Saint-Nazaire dal padre Antoine Lamour della Compagnia di Gesù.
Fonti e Bibl.: A. Lamour, Première [Seconde] action funèbre sur le trespas de messire Thomas de Bonsi,évesque de Béziers..., Béziers s.d.; P. Andoque, Catal. des évesques de Béziers, Béziers 1650, pp. 163 s.; J.-B. L'Hermite de Soliers, La Toscane françoise, Paris 1661, pp. 199, 202-203; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, I, Firenze 1668, pp. 494 s.; Gallia christiana, VI, Paris 1739, coll. 374 s.; L. Domairon, De l'entrée des évêques dans Béziers, in Bulletin de la Société archéologique de Béziers, I (1836), pp. 185-199; E. Sabatier, Histoire de la ville et des évêques de Béziers, Béziers 1854, pp. 361-363; H. Fisquet, La France pontificale (Béziers,Lodève,Saint-Pom-de-Thomières), Paris 1870, pp. 184-186; C. Devic-J. Vaissète, Histoire générale de Languedoc, XII, Toulouse 1889, col. 1750; F. Combaluzier, Sacres épiscopaux à Rome de 1565 à 1662, in Sacris erudiri, XVIII (1967-1968), p. 206; P. Gauchat, Hier. cath. medii et rec. aevi, IV, Monasterii 1935, p. 116; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1143; Dict. de biogr. franç., VI, col. 1063.