BUONI, Tommaso (Bonius, Buono Tommasi, Buoso Thomani)
Nessuna notizia biografica ci è pervenuta su questo poligrafo, fiorito tra la fine del sec. XVI e gli inizi del XVII, tranne le pochissime tramandateci dalle sue numerose opere.
Nato a Lucca da famiglia di estrazione sociale abbastanza elevata, il B. vantava tra gli amici d'infanzia esponenti del patriziato e affermava di esser stato perseguitato da avversità cui rischiò di soccombere, e che probabilmente lo obbligarono ad allontanarsi dalla patria. Avviatosi al sacerdozio, si addottorò in teologia; da giovane fu qualche tempo a Roma, dove fu ascritto a una delle tante accademie che vi fiorivano nella seconda metà del Cinquecento: in seguito pose sempre, in tutte le sue opere, accanto al proprio nome il titolo di "Academicus Romanus". A Roma fu al servizio dell'arcivescovo di Benevento, quasi certamente Massimiliano Palombara, nominato nel 1574 e morto nel 1607; forse lo seguì anche nella sua diocesi, ma certamente in seguito se ne separò. Intorno al 1600 il B. si era stabilito a Venezia, dove stampò tutte le sue opere: nel 1601 vi pubblicava, sotto il facile anagramma di Buono Tommasi, La tremenda compagnia de' Tagliacantoni e Mangiapilastri, curiosa narrazione di gusto picaresco, e nel 1603 un volume di Lettere. Dal 1604 fino almeno al 1608 fu rettore dell'Accademia dei Vigilanti di Murano, una sorta di scuola fondata nel 1602: in realtà il titolo altisonante del B. nascondeva un modesto incarico di istitutore (coadiuvato da un ripetitore e da un maestro di calligrafia) di un gruppetto di giovani Veneziani, le cui famiglie si erano riunite per non sobbarcarsi l'onere di mantenere un precettore individuale. Tra il 1604 e il 1605 il B. diede alle stampe numerose pubblicazioni: nel 1604 videro la luce il primo tomo del Nuovo thesoro de' proverbi italiani e l'Intertenimento illustre del senso, et della ragione; l'anno seguente Gli affetti giovenili, i due volumi dei Discorsi academici de' Mondi (il primo sul macrocosmo, l'altro sul microcosmo), le Academiche lettioni di tutte le specie di amori humani e I problemi della bellezza,di tutti gli affetti humani. La produzione letteraria del B. continuò ancora, sia pure più lentamente, nei tre anni successivi: nel 1606 uscì la seconda parte del Nuovo Thesoro, nel 1607 un trattatello De Historia, nel 1608 il De poetica facultate.
Dal 1608 in poi non si ha più notizia del B., tranne una ristampa veneziana del 1610 del Nuovo thesoro che, d'altronde, potrebbe anche essere successiva alla sua morte.
Il B. è un poligrafo che tratta gli argomenti più diversi con la stessa noncurante superficialità, e i suoi scritti migliori non hanno in genere altro pregio che uno stile agile e vivace. La sua opera più interessante è forse costituita dai due volumi del Nuovo thesoro de' proverbi italiani, in cui i testi riferiti sono gradevolmente illustrati da brevi novelle, volte a spiegarne l'origine e l'uso. Relative alle sue funzioni di rettore dell'Accademia di Murano sono due composizioni drammatiche che il B. fece recitare dai giovani affidati alle sue cure: nel 1604 fu rappresentato l'Intertenimento illustre del senso, et della ragione, in tre atti e quattro intermezzi, dove una lunga serie di discussioni vede opposto al gaudente Liberio (il senso) il serio e studioso Dorato (la ragione), fino alla scontata vittoria del secondo e alla conversione del primo; nel carnevale del 1605 il B. mise in scena nella sede dell'accademia, con eguali intenti moralistici, i cinque atti e sei intermezzi degli Affetti giovanili, i cui numerosi personaggi rappresentano le passioni e le ambizioni dei giovani, che, se ben regolate dalla ragione, conducono all'immortalità della gloria attraverso i tre gradi del cavalierato, del dottorato e della religione. Probabilmente nate in ambiente scolastico sono anche le due operette latine, assai simili tra loro nella struttura: il De Historia, in cui il B., dopo aver minutamente ricercato nel primo libro che cosa sia la storia, nel secondo espone le regole che deve seguire lo storico, e il De poetica facultate, anch'essa divisa in due libri, di cui il primo verte sulla definizione di poesia, il secondo sui generi letterari e sulle leggi metriche. Tra le opere rimanenti, meritano un cenno le Academiche lettioni - in cui il B. parla delle varie forme degli amori umani non senza un certo vivace realismo, pur rifacendosi alle autorità di Platone e di Aristotele - dedicate al conte G. B. Tocco come "giouenili fatiche" risalenti all'epoca del soggiorno romano; assai simili nell'argomento sono I problemi della bellezza, minuziosa rassegna dei sentimenti degli innamorati e delle diverse situazioni in cui questi si possono trovare. Non più di un repertorio retorico-religioso, infine, sono i due volumi dei Discorsi academici de' Mondi, esaltanti la perfezione del mondo fisico e la nobiltà dell'uomo.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2391 s.; G. B. Passano, I novellieri italiani in prosa, Milano 1864, pp. 110 s.; A. D'Ancona ed altri, Buoso Thomani, in Giorn. degli eruditi e curiosi, I (1883), coll. 405, 501 s.; E. Narducci, Giunte all'opera "Gli Scrittori d'Italia", Roma 1884, pp. 118 ss.; M. Mayländer, Storia delle Accademie d'Italia, V, Rocca S. Casciano 1930, pp. 459-62.