CARLONE, Tommaso
Figlio di Giuseppe di Giovanni, della famiglia di artisti oriundi di Rovio presso Lugano, esordì come scultore a Genova a fianco del padre agli inizi del sec. XVII. Il Soprani (p. 432) ne ricorda i due Angeli sulportale della cappella del Crocefisso e la statua della Madonna inS. Ambrogio, e il disegno per il coro di S. Siro "d'una bellezza maravigliosa, con marmi disposti nella più elegante architettonica simmetria". Il Ratti aggiunge che è del C. anche il gruppo con L'Addolorata nello stesso coro. Nella medesima chiesa era anche un bassorilievo rappresentante La Madonna delle grazie.
Probabilmente è lui quel Tommaso Carlone che nel 1606, a Roma, lavorava nel palazzo del "Cardinale Pallavicino alli Cesarini" (A. Bertolotti, Artisti subalpini in Roma…, Mantova 1884, p. 207) e che nel 1632 a Milano lavorava alla fabbrica del duomo (Annali della Fabbrica del duomo, V, Milano 1883, p. 168).
La biografia del Soprani non si dilunga su un soggiorno del C. a Torino, soggiorno che dovette avvenire in due tempi distinti, ancora non chiaramente accertati dalla critica.
La prima chiamata andrebbe posta nel biennio 1634-35(Schede Vesme)oppure tra il 24 luglio le il 24 dic. 1633 (Brizio, che senza altri elementi probatori gli attribuisce l'ornato a portico aperto al pianterreno del castello del Valentino). L. Mallé anticipa tale data addirittura di un decennio, situando a "prima del 1623" la partecipazione al complesso di stucchi del castello "all'esterno verso la città" e deducendone quindi una chiamata assai precoce a corte: tale indicazione però non ha il suffragio di alcun documento e va ritenuta - benché avvincente - puramente induttiva.
Tra il 1634 e il 1635 son menzionati dal Vesme pagamenti per lavori imprecisati (ma non di gran conto) "nei palazzi ducali in Torino" e per la "ristaurazione delle statue del palazzo di S.A.R."; ed è attestato dall'archivio dei cappuccini di S. Maria al Monte il suo intervento per l'altare della chiesa dal 6 maggio al 24 ag. 1634, sotto la direzione di Carlo di Castellamonte.
Stando alle fonti superstiti, dovette intercorrere un ventennio perché il C. riapparisse a Torino, e dell'attività svolta fino a tale momento ben poco è noto anche se è ipotizzabile un ritorno al luogo di origine. È probabile che il secondo soggiorno a Torino sia iniziato nel 1653 sulla base dei lavori intrapresi nella chiesa di S. Carlo, che, benché aperta al culto poco dopo la fondazione, richiese decenni per essere completata internamente.
Nell'anno 1653 Madama Reale aveva affidato a Bernardino Quadri l'esecuzione dell'altar maggiore e la decorazione a stucco del coro su disegno di Amedeo di Castellamonte, e nello stesso anno è probabile che il C. si accingesse all'ornamentazione delle cappelle della Madonna della Pace, del Crocefisso e dei SS. Giuseppe e Agostino, lavorandovi fino al 1656, data d'esecuzione della statua tombale del conte Francesco Maria di Broglia, uno dei suoi esiti più alti (Mallé, 1963).
Contemporaneamente (16 giugno 1654), iniziava per il cardinal Maurizio, in S. Francesco da Paola, la cappella della Madonna del Buon Soccorso, ultimata dai figli poco dopo la sua morte. Nel 1658 (14 dicembre) s'impegnava a eseguire per la chiesa di S. Pietro in Cherasco - su commissione del prevosto A. Campione - una statua della Vergine col Bambino, in marmo di Carrara, ultimata l'anno seguente e pagata il 24 maggio 1659. In quello stesso anno, insieme con Giovanni Luca Corbellino, eseguiva "molti e bei stucchi" nella cappella del Corpus Domini nel duomo di Chieri (Schede Vesme, p.365, che cita Bosio). Successivamente (1660, 1663) veniva di nuovo incaricato di lavori per la corte. Nel 1664 - su richiesta del Consiglio civico - eseguiva una perizia sugli ornamenti di uno stemma da esso ordinato; mentre il 24 settembre dello stesso anno assumeva l'impresa della costruzione del grandioso altar maggiore della chiesa di S. Francesco da Paola su disegno di Amedeo di Castellamonte, terminata l'anno dopo: quasi contemporaneamente (14 luglio 1664) firmava l'allogazione dell'altare della chiesa dei SS. Martiri, non ancora compiuto alla sua morte e ultimato - con atto del 9 apr. 1667 - dai figli Giovanni, Giuseppe Maria e Giovanni Domenico.
Gli è ascritto pure un busto in alabastro di CarloEmanuele I, già sulla porta della chiese dell'Eremo di Pecetto.
Il C. morì a Torino il 1º apr. 1667, e i figli gli eressero un monumento funebre in S. Francesco da Paola (tav. VI, in L. Tamburini, Iscriz. torinesi, Torino 1969). Dalla moglie Maddalena Mazzetti ebbe pure tre figlie: Anna, Caterina, Lucrezia.
L'opera del C. appare improntata ad accenti barocchi d'ascendenza berniniana qual era vissuta, al tempo della sua formazione, a Genova, con toni magari un poco aulici e scenografici, ma con esecuzione nitida e senza ridondanze.
Fonti e Bibl.: R. Soprani-G. Ratti, Vite de' pittori, scultori ed architetti…, I, Genova 1768, p. 432; L. Brentani, Antichi maestri… delle terre ticinesi, II, Como 1938, p. 136; IV, ibid. 1941, pp. 380, 381, 401; Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 273-277, 365; L. Simona, Artisti della Svizzera ital. in Torino e Piemonte, Zurigo 1933, pp. 31 s. (non è accettabile l'ipotesi di un unico soggiorno a Torino); A. M. Brizio, in Il Castello del Valentino, Torino 1949, pp. 261 s.; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, pp. 235, 239 s.; Id., in Mostra del Barocco piemontese, II, Torino 1963, pp. 4 ss., 27 s. (con bibl.) e tav. 8; A. Griseri, Metamorf. del Barocco, Torino 1967, pp. 141, 174, 238, 240, 253, 281; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino 1968, p. 39 n. 34; M. Bernardi, Tesori d'arte antica in Piemonte, Torino 1970, pp. 193, 196, 604 s., 704; V. Moccagatta, La chiesa dei SS. Martiri a Torino. Architettura, decoraz., arredo, in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, XXV-XXVI (1971-72), p. 105.