D'ALESSANDRO (d'Alessano), Tommaso (p. Pietro Paolo nella Congregazione dei chierici di S. Paolo)
Nato a Scorrano (sec. alcuni Scarzano) presso Otranto, nel 1514, ebbe probabilmente una buona educazione letteraria. Lo si deduce - in mancanza di dati sui suoi anni giovanili - dalle informazioni fornite dai biografi nell'ambito della Congregazione barnabitica: lo si definisce "in mathematicis scientiis... versatus" (Mazenta), "adorno" di molta e varia erudizione (Cortenovis), "clericus eruditus" (Gabuzio, 1852), sottolineando anche implicitamente che il D. non raggiunse mai il sacerdozio.
Il Boffito (1933), sulla base dell'Ungarelli (1836) elenca opere manoscritte del padre D.: una Grammatica della lingua latina, quattro libri di sonetti, un volume di lettere, un volume di Discorsi sacri del Taulero e dei SS. Padri tradotti in italiano, una dichiarazione sopra le sedici condizioni della confessione. Tali opere non sono ora, eccetto i sonetti, più reperibili nell'Archivio provinciale di S. Barnaba a Milano né nell'Archivio generale di Roma, così come non consultabili (nel 1983-84) risultano le Vite del padre Ambrogio Spinola (sec. XVIII), contenenti una biografia del D., che si trovavano nell'Arch. prov. di S. Barnaba a Milano.
Le informazioni trasmesse dai biografi non sono comunque molte e, fors'anche per il loro carattere "di parte", iniziano col 1539 quando, a Vicenza, col tramite dell'amico vicentino N. D'Aviano, il D. incontrò i padri di S. Paolo e decise di dedicarsi al servizio di Dio; col D'Aviano si recò a Milano per chiedere di essere aminessb in quella Congregazione. Il superiore G. A. Morigia lo ricevette in prova per due anni, e a Milano egli rimase nella casa di S. Barnaba che si andava allora costituendo.
Conferme documentarie vengono dalle fonti barnabitiche dell'Arch. generale di Roma e dell'Arch. provinciale di S. Barnaba a Milano. La cosiddetta Cronichetta A di Roma (cit. anche dall'Ungarelli, 1836, p. 42), in realtà una raccolta "De primis patribus", annota a f. 12v data 11 ott. 1540, che "Thomaso d'Alesandri hidentino [per hidruntino, secondo Ungarelli] fu accettato in casa rira secondo li ordini nri", e che due anni dopo "ad 20mazo [maggio] 1542 fu vestito dei habito nro nel giorno dela pentecoste, se li fu mutato il nome et chiamato niro Petro Paolo". Analogamente si esprime la Cronichetta C, f. 14.
Il D. cominciò il suo tirocinio applicandosi a varie attività materiali e spirituali nella casa milanese, in costruzione tra 1545 e 1547. Dai Libri della casa di S. Barnaba (già conservati a Roma, ora parzialmente trascritti e utilizzati dal Martinoni) risulta che negli anni 1545 e 1551 egli fu applicato allo studio delle sacre scritture sia in greco sia in latino, alle cure della dispensa e delle spese per il funzionamento della casa, alla realizzazione di vetrate e alla rilegatura di libri, mentre per un anno, nel 1547., fu anche deputato della fabbrica della casa (non della chiesa come si è spesso scritto sulla traccia del Gabuzio [1852] e come ritiene il Boffito [1933], che chiama il D. "architetto della chiesa e della casa di San Barnaba"; ma esattamente si e gia espresso il Martinoni), affiancando il padre Giovan Francesco, che svolse la funzione di responsabile dei lavori.
La varietà di mansioni del D. - già nominato "discreto" -, viene confermata anche dalla lettura dei Discretorum Capitula 1552-54. Può darsi che egli abbia svolto per un certo tempo anche la funzione di assistente del padre generale, come scrive il Gobio (1858, p. 7). Le cariche nella Congregazione cambiavano a rotazione annuale: meta del percorso del giovane era la perfezione spirituale e pertanto egli doveva esercitarsi in più mansioni, confessando poi pubblicamente nel capitolo generale annuale le proprie mancanze; questo fece anche il D. nel 1550 (come risulta dal Libro della casa per quell'anno e non nel 1544 come ritiene il Gobio, 1858), indicando il suo maggior vizio nella superbia. Negli anni successivi continuò a risiedere a S. Barnaba, dove il 29 giugno 1555 divenne chierico e suddiacono nel giorno dei SS. Pietro e Paolo, di cui portava il nome.
È probabile che la pratica acquisita negli anni di alunnato lo portasse a svolgere funzioni di soprastante durante il rifacimento della chiesa di S. Barriaba, condotto negli anni Sessanta su disegno di G. Alessi, ma il mancato reperimento a tutt'oggi (1984) delle lettere dei D. citate dall'Ungarelli (1836) e dal Boffito (1933) rende difficile fare ipotesi precise sul suo ruolo, anche in relazione alla chiamata di pittori come il Peterzano per la decorazione. Altrettanto dicasi per le funzioni svolte in relazione ad altri edifici barnabiti che i biografi riferiscono alla sua attività, in particolare a Pavia e a Cremona (cfr. Gobio, pp. 10-16).
Alcune informazioni si possono comunque desumere dalle lettere indirizzate dal padre generale G. P. Besozzi (ms.; 1560-75) al padre preposto del convento di S. Barnaba: egli fa riferimento al D. fin dall'anno 1560, trattando della chiesa bamabita di S. Maria di Canepanova a Pavia (di cui si voleva completare la costruzione della cupola e la decorazione) e della casa annessa. Gli scritti sembrano rivelare all'inizio una discrepanza di opinioni, poiché il Besozzi, preoccupato da questioni di spesa, si opponeva al desiderio del D. d'inviare pittori da Milano, per servirsi di pittori operosi nel Pavese e di minor costo, pregando il D. di stare tranquillo e di inviare solo i colori. In seguito il Besozzi chiese l'intervento sul posto del D. per il completamento delle strutture della cupola (1561-62) e per definire la posizione e la forma dell'altare maggiore (1562e 1563). Il Besozzi inviava a Milano disegni fatti da lui stesso perché fossero sottoposti al D.: così fu nel 1561e 1562con l'invio di disegni per il complesso conventuale e per un altare, assieme alla richiesta di consigli precisi sulla forma delle panche per la chiesa. Il ruolo del D. sembra così essere stato quello di un tecnico e di un sovrintendente a questioni statiche o funzionali, ripetendo anche in questo caso quella funzione di soprastante o di fabbriciere che aveva rivestito a S. Barnaba. Dalle lettere del Besozzi sembra anche che l'idea di chiamare a Pavia per un consulto sulle decorazioni già eseguite il pittore G. Campi (7 ag. 1561) fosse del Besozzi stesso e non del D. come tradizionalmente è sostenuto (cfr. anche Fagnani, 1961, p. 115).
Il D. continuava comunque ad applicarsi anche nello studio della teologia, oltre che delle lettere, come provano alcune lettere inviate a Milano dal padre A. Sauli (ms.; 1560, 1565, 1566) che risiedeva nel collegio pavese.
Nel 1564 il D. fu mandato a Cremona a dar consigli per la fabbrica di S. Marta delle angeliche, che era sotto la direzione spirituale del suo antico compagno, il padre D'Aviano.
Così riferisce il Gobio (1858, p. 14), ma ciò sembra anche confermato da una lettera del 2 luglio 1564 della superiora delle angeliche cremonesi al preposto di S. Barnaba: lo si informa che, dopo una indisposizione, il padre proveniente da Milano si era rimesso al lavoro tornando sulla fabbrica (Arch. provinciale di S. Barnaba, Cart. gialla XXXV).
Nel 1565-66 il D. tornò a Pavia, in S. Maria di Canepanova, e nel 1571 fu chiamato di nuovo a Cremona dal padre Besozzi (ms.; 1560-75, Cart. gialla III) per esaminare la casa barnabitica di recente fondazione. Nello stesso 1571 assistette probabilmente il padre Maletti nella scelta del primo insediamento barnabitico a Casale Monferrato (nella cartella relativa a Casale nell'Archivio provinciale di S. Barnaba a Milano si trova documentazione sui primi lasciti ai barnabiti proprio a partire dal 1571; pochi anni dopo si nomina il padre Maletti).
Questa attività del D. si accompagnava ancora una volta allo studio assiduo: nel 1562 aveva ricevuto l'incarico dal padre D'Aviano di fare un compendio sui casi difficili ad uso dei confessori; nel 1568, sfruttando la sua pratica di lunga data nei capitoli generali, era stato deputato col padre A. Sauli e col padre Bonfanti a programmare gli studi dei giovani chierici; fu anche membro della commissione per la compilazione delle nuove costituzioni barnabitiche nel 1570, e nel 1571 fu nominato direttore degli studenti nel collegio pavese (cfr. Premoli, 1913, pp. 237, 252).
Il D. compose quattro volumi di versi, di cui tre sono ancor oggi conservati nell'Archivio di S. Barnaba a Milano. Il titolo è il seguente: Sonetti spirituali et morali con. alcune stanze nel fine della p.a et 3a parte, di Pietro Paolo di Alessandro chierico regolare, divisi in quattro parti nella prima si tratta di cose divine: nella seconda della Gloriosa Vergine, et de altri Santi: nella terza di concetti comuni et morali: et nella quarta di persone particolari, a conclusione de combattimenti nella battaglia spirituale.
La parte mancante è la seconda; la prima contiene 257 componimenti, la terza 274, la quarta 54, con liriche dedicate a Francesco Sforza marchese di Caravaggio, a papa Gregorio XIII, al cardinale Borromeo, ad Anibrogio Barbavara dei predicatori donienicani, a Francesco Panigarola, predicatore francescano degli osservanti, alla rev. madre A. Maria Sfrondati delle angeliche. ecc.
Nel corso dell'ottavo decennio del secolo XVI il D. perse progressivamente la vista fino alla cecità e, pur rimanendo attivo in S. Barnaba cessano le notizie ufficiali su di lui. Il suo confessore padre N. Provera testimoniò la sua fede e la sua condotta esemplare anche durante l'infermità che lo costrinse a letto negli ultimi sei anni di vita (cfr. la trascrizione della memoria del Provera in Levati-De Candia, 1934). Morì a Milano il 9 maggio 1591 (Boffito, ma in Levati-De Candia si dice 8 maggio).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale dei barnabiti, mss.: CronichettaA, f. 12, CronichettaC, f. 14; Acta capitulorum generalium (sec. XVI); G. A. Mazenta, Historia de origine Clericorum Sancti Pauli (inizi secolo XVII); Milano, Archivio provinciale di S. Barriaba, mss.: Discretorum Capitula, 1552-54, passim; Cartelle gialle I-II-III: Lettere del padre Besozzi, 1560-75; Cartella gialla IV: Lettere del padre Alessandro Sauli 1560, 1565, 1566; Bibl. Ap. Vat., ms. Vat. lat. 9276: A. Cortenovis, Schedulae, ad vocem; Genova, Arch. prov. dei barnabiti, ms.: V. Martinoni, Raccolta di documenti e memoria sulla chiesa di San Barnaba (sec. XX); L. Ungarelli, Bibliotheca scriptorum e Congregatione clericorum regularium S. Pauli, Romae 1836, pp. 42-44; G. A. Gabuzio, Historia Congregationis clericorum regularium S. Pauli ab eius primordiis ad initium saoculi XVII, Romae 1852, p. 147; I. Gobio, Cenni biografici e versi del padre Pietro Paolo D. barnabita, Milano 1858; G. Colombo, Profili biografici di insigni barnabiti, Lodi 1871, pp. 14-16; O. Premoli, Storia dei barnabiti nel Cinquecento, Roma 1913, p. 174e passim; G. Boffito, Scrittori barnabiti, Firenze 1933, I, pp. 19 s.; L. Levati-P. De Candia, Menologio dei barnabiti, Genova 1934, V, pp. 44-46; F. Fagnani, S. Maria di Canepanova. Guida e profilo storico, Pavia 1961, pp. 115 s.; 124 s.; L. Grassi, Province del barocco e del rococò, Milano 1966, p. 167.