ALVIANO, Tommaso d'
Figlio di Ugolinaccio, appartenne al ramo guelfo della famiglia, distinguendosi particolarmente per l'affiancamento alla politica della Chiesa nel Patrimonio. Combatté nel 1340 contro Terni, con venticinque cavalieri, a fianco dei parenti Contuccio e Napoleone; nel 1342 appoggiò Matteo Orsini e Benedetto di Bonconte Monaldeschi contro Pietro di Montemarte e Guido de' Ranieri, maggiorenti del Comune di Orvieto, avendo, nel 1345, la custodia del castello di Cetona in nome di Benedetto di Bonconte, dopo che, ucciso Matteo Orsini, gli Orvietani avevano cacciato il Monaldeschi. Nel 1351, capitano della taglia al servizio di Perugia, occupava Gubbio e nel 1352, in occasione del trattato fra il rettore del Patrimonio e il prefetto di Vico, fu custode di alcune terre della Chiesa già occupate dal prefetto. Podestà di Viterbo nel 1355, nel 1377 vi era ancora quale luogotenente per il vicario cardinale Pietro de Stagno. Aveva precedentemente ottenuto i beni confiscati ai figli di Giannotto d'Alviano, ribellatisi nel 1374-1376 alla Chiesa e contro i quali aveva tenacemente combattuto. Per questa fedeltà alla conservazione del Patrimonio era, il 13 dic. 1389, premiato con l'investitura dei vicariati dei Castelli di Lugnano e di Porchiano da parte di Bonifazio IX, che ricordava il suo "sincere devotionis affectum quem ... ad nos et Romanam Ecclesiam geris... et strenuitatem persone tue et alios multiplices labores ...". Ed è questo l'ultimo documento nel quale l'A. appaia ricordato.
Fonti e Bibl.: Ephemerides Urbevetanae, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XV, s., a cura di L. Fiumi, pp. 3, 12, 386; Frammenti di Cronaca perugina medita, a cura di O. Scalvanti, in Bollett. d. R. Deput. di storia patria per l'Umbria, XI (1905), p.585; M. Antonelli, Di alcune infeudazioni nell' Umbria, ibid., XIV (1908), pp. 585-591.