TOMMASO da Pizzano
TOMMASO da Pizzano (Tommaso da Bologna, Thomas de Pizan). – Nacque a Bologna probabilmente negli anni Dieci del XIV secolo, da Benvenuto, membro di una consorteria di origini nobili proveniente dall’appennino bolognese, inurbata almeno da inizio XIII secolo e con probabili legami cognatizi con la stirpe dei da Cassano, cattani di Pizzano. Fu il padre della celebre scrittrice Cristina da Pizzano, le cui opere forniscono in più casi notizie su di lui; nulla si sa invece della madre.
La forma da Pizzano è da ritenersi propriamente cognominale. A partire dal XVI secolo, sono state attribuite a Tommaso origini sia francesi, sia pisane, sia da altre regioni italiane, a causa delle grafie francesi con cui si trovava talvolta riportato il nome (de Pisan o de Boulogne), nonostante la stessa figlia avesse scritto di lui «mon pere, nez de Boulongne la Grasse» (Christine de Pizan, Le livre..., a cura di C. Reno - L. Dulac, 2001, p. 95) e anche alcuni documenti francesi lo identificassero come indubbiamente bolognese.
Mancano prove documentarie, ma Tommaso studiò verosimilmente a Bologna, laureandosi in medicina in data incerta; già Giovanni Fantuzzi (1786) propose il 1343, ma solo per deduzione dalla prima menzione come docente (1344). Tuttavia, Tommaso è documentato come lettore di astrologia dall’anno accademico 1340-41, ruolo che ricoprì fino almeno al 1352-53, e forse anche al 1353-54 (ma mancano i mandati di pagamento per quell’anno).
Negli anni Cinquanta si imparentò con il collega medico Tommaso di Mondino da Forlì (laureato e forse docente a Bologna, talvolta erroneamente identificato in un figlio di Mondino Liuzzi); ne sposò la figlia e nel 1357 acquistò per lui una casa a Bologna, ma forse già in precedenza lo aveva raggiunto a Venezia (ove Tommaso di Mondino risiedeva, come medico condotto e consulente della Repubblica, dal 1349 e forse anche dal decennio precedente). Nella città lagunare, Tommaso da Pizzano visse almeno sino al 1364, anch’egli titolare di condotta pubblica e forse consulente (stando al racconto, peraltro non documentato, della figlia Christine). A Venezia nacquero i suoi tre figli: Paolo e Aghinolfo nel periodo 1357-63 e la più nota Cristina (1364-65).
Durante un suo soggiorno a Bologna per curare i propri possedimenti, lo raggiunsero gli inviti a corte da parte di Carlo V di Francia e Luigi I di Ungheria (ma dell’interesse di quest’ultimo riferisce soltanto Christine de Pizan, Le livre..., cit., pp. 95 s.; Ead., La vita..., a cura di V. Rossini, 2010, pp. 72 s. [1.xv]). Tommaso accettò l’invito francese, inizialmente per un solo anno, poi, convinto dall’insistenza e dalle lusinghe del sovrano, definitivamente. La famiglia, che nel frattempo si era trasferita da Venezia a Bologna, lo raggiunse dunque presso la capitale francese, probabilmente nel 1368 (Christine de Pizan, Le livre..., cit., p. 96).
Alla corte di Francia divenne celebre soprattutto per l’astrologia, pur esercitandovi anche come medico, e ottenne grande credito e familiarità presso Carlo V, del quale diventò anche consigliere (Christine de Pizan, Epistre Othea, a cura di G. Parussa, 1999, p. 195; Ead., Le livre..., cit., p. 96). Di certo, nel marzo del 1372 Tommaso fu intermediario tra il re e Venezia per il rinnovo della sospensione di cinque anni delle rappresaglie contro i mercanti veneti e fu incaricato di negoziare un accordo di esenzione, poi concluso al termine dei cinque anni (P.-M. Perret, Histoire des Relations de la France avec Venise du XIIIe à l’avènement de Charles VIII, I, Paris 1896, pp. 32 s.).
Se i toni celebrativi di Christine possono far pensare a una certa parzialità filiale (ad esempio Christine de Pizan, Le livre..., cit., pp. 99, 121), alcuni documenti confermano uno stretto rapporto con il sovrano, che si mostrò generoso verso il suo astrologo, forse anche in riconoscimento per gli accordi con Venezia.
Il 21 aprile 1372 gli donò otto libri – non lire, come affermato da Elena Nicolini (1941, p. 147) – tra quelli confiscati agli ebrei parigini (due Genesi, in ebraico e in ebraico e caldeo; un dizionario di termini biblici; i Profeti; due libri di medicina; un libretto di experimenta) e successivamente una rendita annua di 20 soldi parigini su una proprietà presso Orsonville, a sud-ovest di Parigi, confiscata a Pierre de Barres, condannato a morte. Nel dicembre dello stesso anno fu accusato di avere pagato solo metà della cifra concordata per l’acquisto di un feudo; dapprima condannato, presentò alcuni appelli e fu infine giudicato innocente. Il 20 maggio 1380, Carlo V gli attribuì una rendita di 12 lire sulla torre Barbeau, promettendogli anche altre concessioni; nel luglio dello stesso anno, Tommaso ricevette anche 100 lire dal duca di Borgogna.
La posizione di rilievo a corte di Tommaso da Pizzano è confermata dalla sua presenza tra i testimoni dell’accordo per il matrimonio (poi non celebrato) tra Luigi d’Orlèans, figlio di Carlo V, e una figlia del re di Ungheria, il 10 agosto 1374 (E. Jarry, La vie politique..., 1889, pp. 369-375). La sua fama di astrologo fu in quegli anni notevole: nel 1377, Amedeo VI conte di Savoia gli corrispose 40 franchi d’oro perché redigesse un oroscopo per valutare l’ora più propizia per celebrare le nozze tra il figlio Amedeo e Bona di Berry.
Come astrologo di corte, Tommaso si dedicò anche a experimenta legati all’uso di ‘immagini astrologiche’. Uno di essi (N. Weill-Parot, Les images..., 2002, pp. 605-608) è riportato da un anonimo narratore, che lo avrebbe appreso direttamente da lui. Dopo aver diviso per imaginationem il territorio francese in quattro parti uguali, e fatto prelevare un po’ di terra da ogni parte e dal centro di tale quadrato immaginario, Tommaso mescolò questi campioni di terreno e con essi riempì, nel momento astrologicamente opportuno, cinque figurine cave con fattezze di uomini nudi, su cui furono iscritti segni astrologici e nomi angelici; di fronte a esse furono posti i nomi del re d’Inghilterra o dei suoi comandanti. Poi, le figure furono seppellite a testa in giù, nello stesso momento e nei luoghi da cui era stata prelevata la terra, e fu recitata una formula: il rituale doveva scacciare dal territorio francese le truppe inglesi.
La morte di Carlo V (16 settembre 1380) lasciò Tommaso – che aveva vegliato come familiare e come medico al capezzale del re (Christine de Pizan, La vita..., cit., p. 358 [3.lxx]) – senza un protettore, anche se i toni cupi descritti da Christine sono forse enfatizzati. Le difficoltà (l’improvviso venir meno di introiti, la mancata corresponsione da parte di Carlo VI di quanto il defunto re gli aveva promesso) sembrerebbero almeno in parte smentite dal fatto che nel 1384 Tommaso risulta ancora menzionato come chirurgo del re e ricevette 200 franchi d’oro per i servizi prestati a Carlo V.
A questo periodo comunque difficile risale anche l’unica sua opera scritta di cui ci sia notizia (inedita, ma con ampi stralci in Crisciani, 2003): si tratta di una epistola a Bernardo da Treviri (da non confondere con Bernardo Trevisano: D. Kahn, Recherches sur le Livre attribué au prétendu Bernard le Trévisan, in Alchimia e medicina nel Medioevo, a cura di C. Crisciani - A. Paravicini Bagliani, Firenze 2003, pp. 265-336) su temi medico-alchemici, databile al 1385. I toni concitati con cui Tommaso chiedeva al collega un aiuto contro le accuse che giravano a corte pare confermarne l’autentico valore epistolare, che si aggiunge all’interesse scientifico del contenuto.
Tommaso vi narrò che aveva somministrato al re di Francia, al duca di Borgogna e al duca di Berry un farmaco in cui l’oro era stato trattato alchemicamente e che doveva avere generici effetti positivi e anche vivificanti. A corte il farmaco fu giudicato aliquid sinistre (Crisciani, 2003, p. 223) – secondo Tommaso perché era stato testato con il fuoco, come se fosse normale oro, compromettendone l’integrità.
Per la stretta connessione con l’epistola, è stato ipotizzato (Crisciani - Pereira, 1998, pp. 24 s.) che anche un’anonima Quaestio an lapis philosophicus valeat contra pestem (Theatrum Chemicum, III, Argentorati 1602, pp. 181-187, edizione curata da L. Zetzner) possa essere attribuita a Tommaso. Alcuni passaggi coincidono letteralmente.
Alle possibili accuse che furono all’origine della lettera a Bernardo, dovettero aggiungersi insinuazioni sul suo valore di astrologo, come quella di Philippe de Mézières, che nel Songe du vieux pèlerin, riferendosi alle previsioni meteorologiche, si chiedeva: «Quante volte Tommaso da Bologna ha sbagliato una così piccola predizione?» (Philippe de Mézières, Songe du vieil pelerin, a cura di J. Blanchard, 2015, p. 749) – un argomento tipico della polemica antiastrologica che probabilmente in questo caso celava manovre in seno alla corte.
Secondo le parole di Christine de Pizan (Le livre..., cit., pp. 97-99), gli ultimi anni di vita di Tommaso da Pizzano furono caratterizzati da povertà e difficoltà dovute alla caduta in disgrazia e a una non oculata gestione dei beni di famiglia.
Morì a Parigi, con ogni probabilità nel 1387.
I figli maschi rientrarono a Bologna, come risulta dalla vendita di una casa ereditata dal padre, ubicata nella contrada di San Mamolo (1394).
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