CAVALIERI, Tommaso de'
Nacque probabilmente verso il 1509-10 da Emiliano, morto non dopo il 1535, e da una figlia del banchiere fiorentino Tommaso Baccelli, della quale s'ignora il nome. Nell'autunno o nell'inverno del 1532 fu presentato a Michelangelo, il quale per un certo periodo, gli dette lezioni di disegno. L'amicizia che nacque da questo incontro è attestata da varie lettere e poesie di Michelangelo e da lettere di risposta del C. (se ne conservano solo tre; l'ultima porta la data del 5 settembre del 1533: Frey, p. 522 n. 75). Tenace e non sempre commentata benevolmente dai contemporanei, questa amicizia resistette a tutti i cambiamenti di umore del diffidente artista e costituì dopo la sua morte (1564) un punto fermo per il Cavalieri.
Nel 1545 sposò Lavinia Della Valle (morta nel 1553), dalla quale nacquero Mario ed Emilio, il famoso musicista. La moglie era della famiglia del cardinale Andrea, nel cui palazzo il C. aveva trovato rifugio durante il sacco di Roma.
Morì a Roma nel 1587: il testamento fu aperto il 30 giugno di quell'anno; vi era espresso il desiderio di essere sepolto nella cappella di famiglia di S. Gregorio nella chiesa di S. Maria in Aracoeli "di notte e senza pompa veruna, vestito del sacco nero della compagnia del crocifisso di San Marcello" (Steinmann-Pogatscher, p. 511).
Come la sua vita privata, anche la sua attività pubblica è scarsamente attestata dai documenti. Ècerto che si prolungò per un periodo di almeno ventisette anni, durante i quali il C. si dedicò soprattutto alla realizzazione dei progetti michelangioleschi per la ristrutturazione del Campidoglio. Il 13 giugno del 1548 fu eletto fra i "deputati speciali alla fabbrica del Campidoglio",che erano incaricati di collocare nel cortile del palazzo dei Conservatori, secondo il modello predisposto da Michelangelo, i "fasti capitolini" scoperti nel 1546 (collega del C. fu il dotto Gentile Delfini). Seguirono il 5 dic. 1554 la nomina a deputato ordinario e il 14 genn. 1563 quella a deputato speciale per il Senatorio.
Il C. svolse la corrispondente attività di curatore fino al 1575 quando si dimise; egli stesso lasciò nel 1568 un modesto monumento commemorativo di questa attività nelle due iscrizioni incise su tavole ai lati dell'ingresso principale del palazzo dei Conservatori. Si trattava anche, tra l'altro, di lavori minori come la fontana nel Foro Boario (1564) e il soffitto donato dal popolo romano a S. Maria in Aracoeli dopo la vittoria di Lepanto (1571). Segno della grande reputazione che il C. si acquistò con questa attività è l'elezione, avvenuta per lo meno due volte - nel 1564 e nel 1571 - a membro del Collegio dei tre conservatori. In questa veste fu corresponsabile, nel 1564, della collocazione della statua di Bruto nel palazzo dei Conservatori e nel 1571 della costruzione dell'acquedotto per la nuova fontana a piazza del Popolo (per le iscrizioni vedi Steinmann-Pogatscher, pp. 500-02).
Intelligente, di cultura versatile (era competente anche di musica), dotato di maniere amabili e di quella sensibilità indispensabile per intrattenere rapporti con un artista come Michelangelo, il C. esercitò una grande attrattiva, anche per la "incomparabile bellezza del corpo" (B. Varchi, Due lezzioni..., Fiorenza 1549, p. 47).Grande considerazione godeva nella cerchia michelangiolesca, presso Sebastiano del Piombo, Leone Leoni, Daniele da Volterra (insieme con il quale si trovò al letto di morte di Michelangelo) e Marcello Venusti (al quale ordinò tra l'altro i dipinti rappresentanti l'Annunciazione a S. Giovanni in Laterano e a S. Maria della Pace). Èquindi probabile che il C. abbia avuto una seria influenza sulle concezioni estetiche degli artisti e dei conoscitori d'arte del tempo. Questa supposizione è avvalorata soprattutto dalla circostanza che personaggi di grande rilievo usavano chiedere il suo parere in questioni d'arte. Così, nel 1562e nel 1567,il cardinale Alessandro Farnese desiderava conoscerne il giudizio su alcune antichità acquistate di recente e su due modelli di saliera, di cui l'uno, incompiuto, era di Michelangelo. Gregorio XIII lo nominò consigliere di Giacomo Della Porta per la costruzione e la decorazione della cappella Gregoriana in S. Pietro. Nel 1583 il C. fece parte della commissione incaricata di valutare le antichità raccolte da Ottaviano Capranica.
Simbolo visibile della perizia esercitata in tali incarichi era il palazzo di famiglia nel rione di S. Eustachio non lontano dalla torre Argentina. Ospitava, oltre a una collezione, tipica per il tempo, di "anticaglie",una delle collezioni di disegni più preziose e più frequentate di Roma, che, dopo la morte del C., fu acquistata per la somma eccezionale di 500 scudi da Alessandro Farnese e che oggi si trova in gran parte nel castello di Windsor. Il nucleo di questa raccolta era costituito dai disegni di Michelangelo che il C. aveva avuto in parte direttamente dall'artista e in parte aveva ereditato da Sebastiano del Piombo e che egli con straordinaria liberalità permise ai copisti del tempo di copiare, con grande loro danno.
In confronto con l'attività di collezionista, di esperto e di mecenate, la produzione artistica del C., di cui si ha notizia già nella sua prima lettera a Michelangelo del 1ºgenn. 1533 ("... quelle opre mie che con vostri occhi havete viste, per le quali monstrate di mostrarmi non poca affectione"), oggi è considerata di solito "quantité négligeable". Questo dipende non tanto dal carattere accentuatamente non professionale delle opere quanto piuttosto dalla circostanza che presto, probabilmente già dopo la morte di Alessandro Farnese (1589), esse furono attribuite a Michelangelo; un destino onorevole condiviso, ad esempio, con l'opera grafica e in parte anche pittorica di Ascanio Condivi (al contrario, la facciata michelangiolesca del palazzo dei Senatori era ritenuta fino a poco tempo fa, in base all'interpretazione erronea di una fonte, una creazione dell'"architetto" C. e di conseguenza poco considerata).
Le testianonianze dell'attività artistica del C., i numerosi disegni, che si distinguono da quelli di Michelangelo, oltre che per le loro particolarità grafiche, per l'originale stile compositivo e il "realismo" psicologico, rivelano in effetti notevoli doti artistiche, tanto che le espressioni di entusiasmo di Michelangelo nei confronti del C. ("luce del secol nostro unica al mondo") non appaiono del tutto incomprensibili. La maggior parte di questi disegni risale al tempo delle lezioni di disegno (1533-34) e illustrano in modo singolarissimo le modalità di questo insegnamento. I primi - tra i quali alcuni raffiguranti Cristo risorto (L. Dussler, Die Zeichnungen des Michelangelo, Berlin 1959, nn. 55 verso, 32, 241 verso, 199 verso, 690), la Caduta di Fetonte a Venezia e il Baccanale di fanciulli a Bayonne (ibid., nn. 234, 370 verso) - si riferiscono ad una fase di insegnamento in cui il confronto personale del C. con certi compiti (suggeriti probabilmente da lui stesso) ogni volta trovò compiuta espressione in uno dei famosi disegni definitivi del maestro (ibid., nn. 363, 238,365 e altri). Segue un cospicuo numero di abbozzi e studi per il Giudizio universale (ibid., nn. 245, 246, 294, 333v, 274 e altri): questi dimostrano che Michelangelo, quando Clemente VII lo incaricò di affrescare di nuovo la parete dell'altare nella cappella Sistina, colse subito l'occasione per far fare pratica al Cavalieri. L'affresco finito dimostra quanto Michelangelo prendesse sul serio i tentativi dell'amico. Delle figure ivi rappresentate per lo meno sei, e tra esse figure importanti come S. Lorenzo, S. Longino e S. Andrea, sembrano essere pensieri del C. sviluppati e compiuti da Michelangelo.
Fonti e Bibl.: Il Carteggio di Michelangelo, a cura di P. Barocchi-R. Ristori, III, Firenze 1973, pp. 443-446(ma v. anche E. H. Ramsden, The Letters of Michelangelo...,I-II, London 1963, ad Ind.); M. Buonarroti, Rime, a cura di E. N. Girardi, Bari 1960, ad Ind. (ma v. anche C. Frey, Die Dichtungen des Michelagniolo Buonarroti, Berlin 1897, pp. 511ss. e passim);G. Vasari, La vita di Michelangelo nelle redazioni del 1550 e del 1568, a cura di P. Barocchi, Milano-Napoli 1962, I, pp. 118 s., 121 s., 278 s.; per il commento: IV, pp. 1882-1906 (ma vedi anche Indice, V, pp. 45, 162 s.); E. Steinmann, Die Sixtinische Kapelle, II, München 1905, ad Indicem; E.Steinmann-H. Pogatscher, Dokumente und Forschungen zu Michelangelo, IV, Cavalieri-Dokumente, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXIX (1906), pp. 496-517;G. De Angelis D'Ossat-C. Pietrangeli, Il Campidoglio di Michelangelo, Milano 1965, pp. 48, 50,52, 79-81, 96, 122; A. Perrig, Bemerkungen zur Freundschaft zwischen Michelangelo und T. de' C., in Stil und Überlieferung in der Kunst des Abendlandes, Bonn 1964, II, Berlin 1967, pp. 164-171;Id., Michelangelo-Studien, II, V, Bern-Frankfurt.