DE FORNARI, Tommaso
Nacque a Genova nel 1493 da Raffaele; suoi fratelli furono Domenico, Giovanni Battista e Agostino. A differenza del padre e di altri suoi parenti, dedicatisi soprattutto al commercio, proseguendo l'attività di "draperii", che era stata esercitata dalla famiglia al momento della sua emigrazione da Piacenza a Genova agli inizi del secolo XV, il D. fu esclusivamente attivo nelle grandi operazioni finanziarie aventi per centro la corte spagnola; anche la scelta di questa area per i suoi traffici lo differenzia dal padre, attirato soprattutto dai mercati francesi. Particolarmente assidua fu la sua presenza alle fiere di Medina del Campo, da dove nel 1517 inviava una somma in denaro a Lione a favore di Pantaleone Baliano.
In seguito, egli dovette associarsi con un altro banchiere genovese, Adamo Vivaldi, con il quale diede vita ad una compagnia finanziaria che ebbe, tra l'altro, il compito di curare in Spagna gli interessi di uno dei più potenti banchieri genovesi del tempo, Giano Grillo.
Nel 1519 il Grillo diede procura alla compagnia del D. e del Vivaldi, "sequentes curiam Hispanie et ferias Medine et Villaloni", di riscuotere alla fiera di metà quaresima di Villalon numerose somme in danaro per un totale di circa duemila scudi, contenute in lettere di cambio emesse a Lione; l'anno seguente, nel febbraio il Grillo rinnovò la procura alla compagnia per riscuotere un totale di 3.923 scudi provenienti da diverse lettere di cambio emesse a Lione; nell'ottobre, l'incarico dato dal Grillo al D. e al Vivaldi riguardò una somma complessiva di mille ducati d'oro e più di 7.000 scudi di marco. Il D. affiancò a lungo anche l'attività finanziaria di suo fratello Domenico, anch'egli presente alla corte spagnola; nel 1519 Giano Grillo incaricò i due di riscuotere presso vari mercanti la somma complessiva di 4.150 scudi di marco.Notevole fu il ruolo svolto in questi anni dal D. nella elezione di Carlo V a imperatore: il 24 febbraio 1519 Carlo incaricò il cardinale Gurk, il conte Enrico di Nassau ed altri di ricevere le somme che gli erano state date in prestito, grazie all'accordo raggiunto nei mesi precedenti con Anton Welser, con la compagnia di Agostino e Nicolò Grimaldi, con Adamo Vivaldi e col D., oltreché con altri banchieri. Pertanto, la presenza del D. alla corte asburgica acquistò importanza fin dai primi anni tormentati del regno di Carlo V; accanto a Cristóbal de Haro, rappresentante della famiglia dei Fugger, e ad Enrico Ehinger, rappresentante dei Welser, egli ebbe il compito, a sua volta, di occuparsi degli interessi dei banchieri genovesi a Madrid diventandone l'uomo di fiducia.
È noto quanto il peso del capitale genovese nelle vicende economiche spagnole sia stato rilevante; solo per gli anni 1523-1529 (periodo in cui la campagna militare di Milano e quella di Napoli portarono l'imperatore ad aumentare paurosamente il suo indebitamento con i banchieri stranieri), il Carande ha calcolato come nel totale della somma ricevuta in prestito dalle finanze spagnole il maggior peso fosse stato quello sopportato dai banchieri italiani e, tra questi, dai Genovesi: in prima fila, accanto alla famiglia Grimaldi, si trovavano i De Fornari, Tommaso e Domenico, che in questo lasso di tempo versarono a Carlo complessivamente una somma di circa 165.000 ducati. Il 10 marzo 1523 il D. e Agostino Vivaldi, da Valladolid, prestarono alle finanze imperiali 10.000 scudi e 30.000 ducati; il 19 marzo prestarono altri 3.000 ducati; l'anno seguente, il 6 maggio, da Burgos essi versarono 20.000 ducati; il 15 nov. 1526 da Granada l'asiento stipulato dai due raggiunse la cifra di 23.000 ducati, seguiti da altri 20.000 tre giorni dopo; l'anno seguente, a Napoli, i due fratelli De Fornari, insieme con la compagnia di Stefano Centurione, versarono 200.000 ducati alle esauste finanze spagnole. Nel 1527 il D. dovette ritornare in Italia, perché lo ritroviamo a Napoli, dato che l'asiento, di cui si è detto in precedenza, venne stipulato in questa città.
Negli anni in cui avvenne il passaggio di Genova dallo schieramento francese a quello imperiale, risulta che il D. abbia incontrato difficoltà nello svolgere la sua attività finanziaria in Spagna, come capitò al cognato e associato Agostino Centurione; questo, tuttavia, non impedì ai due di versare nel 1528 alle casse imperiali a Genova 32.000 scudi. L'anno seguente il D. prestò a Carlo 112.700 scudi; tre anni dopo si impegnò, come rappresentante di Giovanni Battista Grimaldi e di Adamo Centurione, in una complessa trattativa con l'ambasciatore spagnolo a Genova Gómez de Figueroa per la firma di un asiento.Fatto ritorno in Spagna sempre nello stesso anno (1532), egli venne utilizzato dal suo governo per una missione diplomatica presso la corte imperiale, secondo una prassi tipica della Repubblica genovese, pronta a servirsi dei suoi sudditi attivi economicamente all'estero anche per delicate missioni politiche. Il Federici segnala per il D. una ambasceria presso il papa nel 1513, ma di tale incarico non si hanno notizie.
Nel 1532 lo si invitava ad intervenire presso Carlo per ottenere che venisse tolta una imposta, da poco istituita, sul grano siciliano, di cui a Genova vi era assoluto bisogno; chiuso il commercio con la Provenza per la rottura delle relazioni tra Genova e la Francia a seguito del passaggio della città allo schieramento imperiale, impegnate le navi genovesi nell'armata di Carlo, il governo temeva che un forte aumento del prezzo del grano potesse provocare disordini in città.
Il D. era certamente la persona adatta per perorare la causa genovese presso l'imperatore: Carlo lo ricorda, infatti, come uno dei principali "mercadores y tratantes y hombres de negocios" che si trovavano a corte in quegli anni. Nel 1538 l'imperatore gli affidò la carica di tesoriere generale dell'esercito in Italia: il 16 aprile una complessa trattativa tra il grande banchiere genovese Adamo Centurione e Carlo portò alla firma di un asiento di 150.000 scudi, destinato a finanziare l'armata di Andrea Doria e a permettere al D. di pagare il soldo delle truppe; sempre nello stesso anno, una forte somma gli fu versata dall'uomo di affari spagnolo Rodrigo de Dueñas. Non abbiamo altre notizie dopo questa data. Il Liber Nobilitatis Genuensis ricorda un suo figlio, di nome Battista.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, A. Franzone, Istruz. ad ambasciatori, ms. n. 653, p. 1746; Genova, Bibl. Franzoniana, F. Federici, Alberi genealogici delle fam. di Genova (ms. sec. XVII), II, c. 89v; V. Vitale, Diplom. e consoli della Repubblica di Genova, in Atti della Società ligure di storia patria, LXIII (1934), p. 108; R. Carande, Carlos V y sus banqueros. La hacienda real de Castilla, Madrid 1949, p. 388; R. Ehrenberg, Le siècle des Fugger, Paris 1955, ad Indicem; D. Gioffrè, Gênes et les foires de change. De Lyon à Besançon, Paris 1960, ad Indicem; R. Carande, Carlos V y sus banqueros. Los caminos del oro y de la plata, Madrid 1967, ad Indicem.