FRESCHI (David), Tommaso de'
Figlio primogenito di Giovanni David di Tommaso e di Elisabetta Pencina di Domenico, nacque a Venezia nella contrada di S. Biagio il 2 febbr. 1453. Il nome del casato era David e diventò definitivamente Freschi solo verso la fine del XV secolo.
La famiglia, appartenente al ceto dei cittadini originari, era presente fin dal XII secolo nella città lagunare, suddivisa in diversi rami, e fino agli inizi del '300 appare negli elenchi dei membri del Maggior Consiglio. Dopo il F. nacquero altri due maschi e quattro femmine: Beatrice (1454-1518) andata sposa a Pietro Baffo, cittadino veneto e mercante; Cleofe (1459) uccisa, come le altre due sorelle Pietra (1461) e Samaritana (1463) e la loro stessa madre, dalla peste nel 1478; Zaccaria (1456-1510) il continuatore del casato; Davide (1467-1512) sposato a Maria Bianco, figlia del segretario Pietro. Le notizie sul casato si ricavano dal manoscritto marciano delle Memoriedella famiglia…, eccezionale nel suo genere, redatto con il carattere del libro di casa, in latino e in volgare, dai capi famiglia allo scopo di registrarne i momenti salienti: nascite, battesimi, cresime, decessi, nozze e carriere.
Il testo, che copre le vicende di almeno quattro generazioni fino agli anni Ottanta del Cinquecento, è preceduto da tredici ritratti a figura intera e a colori di alcuni membri della famiglia, in un intento autocelebrativo che evidenziasse negli abiti il loro status e codice di decoro. Sono registrati accuratamente i nomi dei patrizi, tra i più importanti nella politica e nella cultura del tempo, presenti in qualità di padrini, testimoni o compari d'anello, prova dei legami della famiglia con gli esponenti della classe dirigente, da cui dipendevano per le carriere e le fortune. Vi è altresì un prezioso repertorio del rituale sociale, dello sfoggio di abbigliamenti preziosi e di gioielli, nonché delle feste con le musiche, i balli, le commedie ("momarie") che le famiglie cittadinesche condividevano con quelle patrizie. Anche la profusione di cospicue somme per le doti matrimoniali mostrano la vicinanza di questi cittadini originari al ceto patrizio, come attestano le nozze delle sorelle e delle nipoti del F. - due delle quali maritate da lui -, per le quali si toccarono i 1.200 ducati.
Nella seconda metà del XV secolo lo Stato veneziano andò perfezionando la strutturazione della Cancelleria, riservandola al ceto dei cittadini originari, e il F. fu per molti aspetti esponente emblematico. Iniziò la carriera il 14 ag. 1464 come "ballottino", incarico che permetteva di impratichirsi con le procedure e preparava l'ingresso nei primi impieghi statali. Fin dall'adolescenza si era dedicato agli studi in specie a quelli teologici, nutrendo la sua fede sincera, ma preparandosi al servizio dello Stato. Nel 1474 il F. fu ascritto tra i notai del Maggior Consiglio con lo stipendio di 10 ducati l'anno. Nel gennaio 1475 accompagnò a Firenze, in qualità di segretario, l'ambasciatore Bernardo Bembo, padre di Pietro, che vi si recava per rinsaldare i legami di pace. Nel luglio 1476 il F. partì con l'ambasciatore Antonio Vitturi di Benetto - uno dei più capaci diplomatici del suo tempo e amico di famiglia - presso il re d'Ungheria Mattia Corvino per trovare intese contro la minaccia turca. Nel 1478 il F. andò per la seconda volta a Firenze come segretario del Bembo insieme con un collega più anziano, l'umanista Antonio Vinciguerra. Il clima politico era però ben diverso da quello di tre anni prima e la missione si protrasse fino al 1480 con esiti opposti a quelli auspicati dal Bembo, amico di Lorenzo il Magnifico e sostenitore della alleanza con lui.
Nel 1478 il F. aveva subito la dolorosa perdita della madre e di tre sorelle a causa della peste e probabilmente l'evento affrettò le scelte che in lui stavano maturando, di testimoniare la sua inclinazione religiosa prendendo gli ordini minori dalle mani dell'arcivescovo di Corinto, Antonio Sarraco, senza però abbandonare lo stato laicale e la carriera. Il 24 luglio 1479 il F., chiamato ancora "Tomaso David", era stato elevato al rango di segretario straordinario e nel gennaio 1480 partì per Faenza al fianco dell'ambasciatore straordinario di Venezia, il giurista Girolamo Barbaro. Fu la sua ultima trasferta estera, perché assolverà d'ora in avanti solo mansioni domestiche nella Cancelleria o in distacco presso altre magistrature.
La sua carriera, iniziata in un momento di transizione organizzativa dell'apparato burocratico, si snodò e si consolidò accompagnando quel processo di organizzazione moderna del corpo dei funzionari, chiuso, selezionato e gerarchicamente specializzato, che così bene il F. e i fratelli rappresentarono, in un raro esempio di servizio espletato contemporaneamente.
Nel 1482 scoppiò la guerra tra Ferrara e Venezia conclusasi nel 1484. Del conflitto il F. redasse per la Cancelleria il resoconto cronologico dal 1480 al 1485, ma regestò anche i precedenti dei rapporti veneto-ferraresi, mettendo insieme un'ampia documentazione che, andando oltre i termini cronologici del trattato conclusivo della guerra, e arricchendosi, sempre a opera del F., di ulteriori documenti, costituì un vero e proprio dossier sulle vicende tra i due Stati. Sul dorso di uno dei registri (Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd.,Consiglio dei dieci, b. 106) spicca, infatti, la dicitura "D. Thomas Friscus", testimonianza dello scrupoloso lavoro di raccolta e di sintesi operato dal funzionario, le cui capacità andavano riscuotendo sempre più le lodi dei superiori.
Un operato, quello del F., che, unito alla continuità del servizio, lo fece diventare una vera e propria memoria storica della Cancelleria. Nel 1498 il F. fu promosso segretario del Senato mentre si ampliavano la mole del lavoro e le occasioni per i funzionari capaci e fidati come lui di essere utilizzati anche fuori della Cancelleria. Il 26 gennaio furono eletti due "ordinari" della Cancelleria col permesso di entrare in Collegio e uno dei due era il Freschi. Il 5 genn. 1508 i Dieci stabilirono che le loro delibere fossero ordinatamente registrate e rubricate cronologicamente da una persona "idoneam et fidelissimam" e la scelta cadde ancora sul F., "viro integro et idoneo" (Ibid., Cons. dei dieci, Misti, 31, c. 184); il 13 gennaio poi gli affidarono anche le mansioni fino a quel momento espletate dal fratello Zaccaria, le cui condizioni di salute gli impedivano ormai un regolare servizio.
Quando il 31 ott. 1510 questi morì, al F. rimase l'intera responsabilità della cura della numerosa famiglia, costituita non solo dai sei figli di Zaccaria rimasti in casa, tra cui tre ragazze da marito, ma da altri parenti stretti, tra cui sorelle, nipoti e vedove con relativa prole. Il F. dimostrò un sollecito interesse per loro divenendo, lui celibe per vocazione, un padre e una guida esemplare. Dovette però sempre combattere contro una crescente penuria di mezzi, essendo insufficiente il salario che percepiva - pur giunto a 198 ducati e secondo solo a quello del cancellier grande - e fu costretto a indebitarsi e a chiedere aiuto allo Stato. Il quale, riconoscendo i meriti suoi e del fratello, lo aiutò sollecitamente e costantemente concedendo benefici e rendite e impieghi ai nipoti Giannantonio e Gerolamo, permettendo ad Agostino, che già nel 1490 aveva sostituito in Cancelleria il padre Zaccaria, di laurearsi in utroque iure a Padova e di esercitare le mansioni di giudice nei tribunali della Terraferma, e assicurando una larga dote per il matrimonio delle due ultime nipoti nubili.
Il F., che aveva da tempo funzioni di segretario dei Dieci, vide crescere vieppiù le responsabilità e consolidarsi il suo prestigio. Nel 1511, in occasione della solenne processione in S. Marco per celebrare la lega con la Francia, fu uno dei " tre principali " segretari posti accanto al doge. Nel 1512 fu incaricato di seguire i processi istruiti dal Consiglio dei dieci e il 25 marzo 1514 ebbe il permesso di partecipare a tutte le sue sessioni con accesso alle pratiche riservate, proprio perché da tempo si occupava della tenuta dei registri e della decifrazione. Nel gennaio 1517 il F., giunto ormai ai vertici della carriera, entrò a buon titolo nella rosa dei candidati per la carica di cancelliere, ma i molti requisiti del F. non furono sufficienti ed egli si ritirò. Il 20 ag. 1520 il F., come segretario dei Dieci, fu incaricato di una delle prime operazioni di censura antiluterana operate a Venezia - si legge nei Diarii di Sanuto (XXIX, col. 135) -: l'esecuzione di un sequestro di libri stampati in Germania che si trovavano presso un mercante tedesco dimorante a Venezia, in obbedienza a un breve pontificio "qual danna la scrittura et opere di fra' Martin Luther".
Testimone dei gravi eventi del nuovo secolo, dalla guerra seguita alla Lega di Cambrai al recupero della Terraferma veneta, dalle tensioni e fermenti religiosi e politici in una Venezia dominata dalla personalità di un Andrea Gritti e dall'emergere di fratture nel suo gruppo dirigente, il F., il "segretario vecchio del conseio di X" (ibid., LII, col. 484), continuò ancora per diversi anni a servire dalle stanze di quell'organo che sempre più stava ampliando competenze e potere. Alle soglie degli ottant'anni cominciarono a farsi sentire i segni della stanchezza, e il F., a partire dalla metà del 1532 sempre più spesso dovette assentarsi, tanto che nell'agosto 1533 il Consiglio dei dieci dovette nominare un sostituto.
Il F. morì il 29 maggio 1534, probabilmente nella casa a S. Maria Zobenigo, che la famiglia occupava dopo quelle di S. Giovanni Novo e S. Maria Formosa.
Il nipote Agostino stese nelle Memorie (c. 57v) un rispettoso e riconoscente epitaffio del congiunto, evidenziandone i meriti di servitore scrupoloso e fedele dello Stato e la generosità verso i familiari. Fu sepolto in S. Zaccaria nell'arca di famiglia, dietro l'altare maggiore, allestita nel 1496 a raccogliere tutte le spoglie dei congiunti provvisoriamente sepolti nella chiesa fin dal 1478. Non risulta che abbia lasciato beni e la denuncia dei redditi dei nipoti, del 1537, rivela solo pochi campi presso Oderzo. Molto probabilmente perché le risorse dei Freschi erano state sempre destinate a costituire le doti femminili e a permettere i sontuosi e ben collocati matrimoni che assicurassero il decoro e il prestigio indispensabili al loro status.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscell. codici, I, Storia veneta, 12: G. Tassini, Genealogie dei cittadini originari…, c. 931; Dieci savi alle decime in Rialto, b. 49 (redecima del 1514, S. Maria Zobenigo), nn. 51-52; b. 63 (red. del 1514, S. Giminiano); b. 92 (red. del 1537, S. Marco), n. 44; Avogaria di Comun, Miscell. civile, b. 139/6 (beni vari della fam. Freschi, "istromenti 1540-1740"); Notai di Venezia, Testamenti, b. 217, n. 134 (test. di Elena moglie di Agostino del 1532); Giudici di petizion, Inventari, b. 338, n. 60; Collegio, Notatorio, regg. 11, c. 161; 82, c. 79; Miscell. codici, Consiglio dei dieci, b. 106 (Rei Ferrariensis MCCCCLXXX, con annotazioni archivistiche della dott. M. Francesca Tiepolo); Consiglio dei dieci, Misti, regg.18, cc. 53, 140; 19, c. 123; 21, cc. 84, 202; 27, c. 156; 28, c. 134; 29, cc. 22, 182; 30, cc. 7, 152; 31, cc. 184, 186; 33, c. 95; 36, cc. 9, 128v; 39, c. 39v; 40, c. 169; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 165 (=8867): Memorie dell'illustre famiglia de' Freschi cittadini originari veneti; ibid., 2540 (=12432), c. 183v; ibid., 1667 (=8459), Segretari della Cancelleria ducale, cc. 2, 7v, 24v; Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 3418: Famiglie e individui veneti e forastieri; ibid., 3417, fasc. 4; ibid., 2460: Memorie sui cittadini veneziani, cc. 35, 80, 294, 297, 504; Ibid., Codd. Gradenigo, 192, cc. 59, 172, 298 s.; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia, Regesti, a cura di R. Predelli, V-VI, Venezia 1901-1903, ad Indices; M. Sanuto, I diarii, voll. II, IV, V, XIII, XIV, XXIII, XXV, XXIX, XXXVI, XXXVII, LI, LII, LVI, LVIII, Venezia 1879-1903, ad Indices; Id., De origine situ et magistratibus urbis Venetae ovvero La città di Venezia (1493-1530), a cura di A. Caracciolo Aricò, Milano 1980, p. 222; Id., Le vite dei dogi (1474-1494), I, a cura di A. Caracciolo Aricò, Padova 1989, p. 232; F. Sansovino, Venetia città nobilissima… con aggiunta di G. Martinioni (1663), a cura di L. Moretti, Venezia 1968, p. 85; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori veneziani, Venezia 1754, p. 557; J. Morelli, Operette, I, Venezia 1820, pp. 149-160; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, Venezia 1827-53, II, pp. 164-168; III, p. 170; IV, pp. 17, 226; VI, pt. I, p. 33; Calendar of State papers and manuscripts…in the archives…of Venice, III, a cura di R. Brown, London 1869, p. 85; V. Cian, Per Bernardo Bembo. Le sue relazioni coi Medici, in Giornale storico della letteratura italiana, XXVIII (1896), p. 350; G. Ludwig - P. Molmenti, Vittore Carpaccio. La vita e le opere, Milano 1906, p. 135; E. Piva, La cessione di Ferrara fatta da Sisto IV alla Rep. di Venezia (1482), in Nuovo Archivio veneto, n.s., XIV (1907), pp. 406 n. 2, 419, 421; P. Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata, I, La grandezza, p. 396; II, Lo splendore, p. 335, Trieste 1973; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, V, Venezia 1973, pp. 237 s.; M. Neff, A citizen in the service of the patrician State: the career of Zaccaria de' Freschi, in Studi veneziani, n.s., V (1981), pp. 33-63; Id., Chancellery secretaries in Venetian politics and society 1480-1533, Ph. D. diss., Univ. of California at Los Angeles, 1985; P. Fortini Brown, La pittura nell'età di Carpaccio. I grandi cicli narrativi, Venezia 1992, pp. 27, 38 s., 269; A. Bellavitis, "Per citadini metterete…". La stratificazione della società veneziana cinquecentesca tra norma giuridica e riconoscimento sociale, in Quaderni storici, XXX (1995), pp. 373 s.