FASANO, Tommaso
Non si conoscono gli estremi biografici del F., che fu allievo a Napoli di L. Giordano ed allestitore di scenografie effimere per apparati sacri (De Dominici, 1743, III, p. 446). Il F. è conosciuto esclusivamente per il ciclo di affreschi e tele in quattro cappelle della chiesa napoletana di Donnaregina Nuova, di cui tuttavia il De Dominici (ibid., p. 447) segnala di sua mano solo gli interventi pittorici in due cappelle della navata sinistra. Come attesta un documento di pagamento del 21 luglio 1694 (Cautela, 1984, p. 269) per due tele e due affreschi nella cappella dedicata a S. Francesco, opere commissionate dalla badessa Chiara Concublet a completamento dei lavori in marmo su disegno di G. D. Vinaccia (A. Delfino, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1984, p. 150), sono del F. L'elemosina di s. Francesco e s. Chiara e il S. Francesco riceve le stimmate (già assegnati al Solimena dal Chiarini, 1856, p. 651) e gli affreschi nelle due lunette con Visioni di s. Francesco.
In base a queste opere documentate si attribuiscono al F., nella cappella dedicata a S. Giuseppe, ma detta anche dell'Annunziata, l'affresco nella volta con L'Assunta, quelli nelle due lunette con il Sogno di s. Giuseppe e la Sacra Famiglia con angeli e, assegnate in precedenza a Giordano (ibid.), le due tele raffiguranti La presentazione di Maria al tempio e lo Sposalizio della Vergine. Il termine post quem per la decorazione pittorica della cappella è costituito da un documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli (comunicazione di A. Delfino, in corso di pubblicazione), relativo ai lavori in marmo su disegno del Vinaccia da completarsi entro l'aprile del 1695.
Nella cappella dedicata alla Madonna del Carmine sono attribuite al F. le tele raffiguranti La Vergine dà lo scapolare a s. Simone Stock e L'immagine della Vergine del Carmine portata in processione durante la peste del 1690-91, come segnala già il De Dominici 0 743, p. 447), che non cita, tuttavia, gli affreschi delle due lunette con Estasi di sante francescane, anch'essi da ricondurre alla mano del Fasano. Al pittore napoletano sono assegnati anche l'affresco con La Madonna del Rosario, dipinto sulla volta dell'omonima cappella, e le due tele raffiguranti La Madonna del Rosario con i ss. Francesco e Domenico e S. Michele mette in fuga gli eretici (tele attualmente nei depositi dei Museo Nazionale di S. Martino e nel convento di S. Lorenzo maggiore) oltre agli affreschi nelle due lunette con il Matrimonio mistico e l'Estasi di una santa francescana.
Il ciclo pittorico del F. in Donnaregina Nuova coincide con la presenza alla corte madrilena di Giordano che, probabilmente, si adoperò per procurare all'allievo un incarico certamente rilevante. L'evidente dipendenza da modelli di Giordano e Solimena, tali da far attribuire loro tradizionalmente le opere sopra citate, non esclude, tuttavia, una certa originalità compositiva del F., che si nota nell'antinaturalismo di alcune immagini, nella teatralità dei gesti, nelle luci, nei tagli scenografici e in particolari soluzioni di gusto neomanierista, sulla linea di quanto andava sperimentando negli stessi anni a Napoli il giovane D. A. Vaccaro nelle tele per la chiesa di S. Agostino degli Scalzi.
Negli affreschi il F. schiarisce la tavolozza avvicinandosi alla pittura di Giordano e Solimena del nono decennio del XVII secolo mentre, nella produzione su tela, si rifà alle tenebrose atmosfere di M. Preti.
Le composizioni pittoriche del F. presentano, inoltre, forti accenti di derivazione genovese, già messi in rilievo da F. Bologna (Opere d'arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, Napoli 1955, p. 70 n. 1), che ha erroneamente assegnato le sei tele di Donnaregina Nuova alla giovinezza di A. M. Ricciardi, attivo tra il I 708 e il 1716 nel Salernitano. Tali aggiornamenti potrebbero far presumere sia un viaggio del F. a Roma, tappa d'obbligo per i pittori genovesi della nuova generazione, sia la frequentazione di pittori giunti in quegli anni a Napoli dalla Liguria. Per la presenza di elementi culturali desunti dal clima anticlassico, la produzione del F. si lega alle sperimentazioni di G. Del Po, D. A. Vaccaro e F. Peresi, come ha già rilevato M. Causa Picone (1984). Con esiti analoghi a quelli dei giordaneschi N. Russo e N. Malinconico, il F. partecipa alla corrente culturale che, partendo dal Giordano, giunse alle raffinatezze rococò del XVIII secolo.
Il F. è documentato a Napoli fino al 1723 (cfr. Pavone, 1994): dopo quella data non si hanno più notizie sulla sua vita.
Le fonti segnalano altre sue opere a Napoli, attualmente non più reperibili: la pala con S. Andrea Avellino sull'altare maggiore della chiesa di S. Maria delle Grazie in via Toledo (De Dominici, 1743, p. 447) e sei dipinti di soggetto sia profano sia religioso, che nel 1717 risultavano nell'inventario della collezione di Domenico Dentice (Labrot, 1992, p. 291).
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, III, Napoli 1743, pp. 446 s.; G. B. Chiarini, in C. Celano, Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli, a cura di G. B. Chiarini, II, Napoli 1856, p. 651; O. Ferrari-G. Scavizzi, Luca Giordano, Napoli 1966, I, p. 209; II, pp. 303-304; Disegni napoletani del '700 (catal.), a cura di M. Causa Picone, Napoli 1981, pp. 50-53; G. Cautela, in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), Napoli 1984, I, pp. 138, 269 s.; N. Spinosa, ibid., I, p. 20; Id., La pittura napol. del '600, Milano 1984, nn. 338 s.; R. Ruotolo, in G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli [1872], a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, p. 45; Opere d'arte delle chiese di Napoli (catal.), a cura di L. Martino-M. Mormone, Napoli 1985, pp. 37 s.; G. Labrot, Collections of paintings in Naples, 1600-1780 (con A. Delfino), Munich-London-New York-Paris 1992, p. 291; E. Nappi, Le opere di architetti, pittori e scultori del Seicento nelle fonti documentarie edite dal 1883 al 1990, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1992, p. 68; M. A. Pavone, Pittori napoletani del '700. Nuovi documenti, Napoli 1994, pp. 15, 70; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 281 s.