FERRANDO (Ferrante), Tommaso
Nacque a Treviglio (prov. di Bergamo) prima della metà del sec. XV da famiglia non troppo agiata, come afferma egli stesso in una lettera al cronista Tommaso Mercanda, contenuta nelle Laetitiae et moeroris agitatio (Brescia, Farfengo, 1497), col quale intrattenne rapporti di natura letteraria.
Trasferitosi presto a Brescia con la famiglia, esercitò inizialmente l'attività di maestro di grammatica. Ma il F. merita di essere ricordato principalmente quale iniziatore dell'attività tipografica a Brescia. Anche se la più antica sottoscrizione di un libro stampato nella città lombarda è quella del Virgilio di Pietro Villa (21 apr. 1473). gli Statuti bresciani del F., che pure recano nel colophon la data 21 maggio dello stesso anno, furono certamente, data la loro mole, iniziati prima della fine del 1472. Il Veneziani suppone anche che le Epistolae latine di Falaride possano essere ancora precedenti, se si accetta di completare la sottoscrizione "kalendis septembris" che vi compare, con l'anno 1472.
Non è del tutto chiara la funzione che il F. ebbe nella realizzazione delle almeno diciotto edizioni che gli si possono attribuire. Probabilmente non fu quella di un vero e proprio tipografo, ma di un modesto ed improvvisato editore (come tanti alle origini della tipografia). La sua attività di maestro di scuola sembra in qualche modo poter essere stata la molla che fece scattare in lui l'interesse per la nuova arte di "scrivere artificialmente". Il primo periodo della stampa bresciana può infatti essere collegato alla presenza in città di scuole di tipo non universitario. L'occasione per iniziare tale attività editoriale gli fu offerta dalla decisione del Consiglio cittadino (21 giugno 1471) di pubblicare gli statuti di Brescia. Ritenendo l'impresa più remunerativa della professione di maestro di scuola, il F. decise di introdurre anche a Brescia l'arte tipografica che già da sei anni era stata importata in Italia ed era ormai esercitata in una quindicina di città. Il primo problema da risolvere era quello dei materiali da usare, in primo luogo i caratteri. Il F. si mise pertanto in contatto (nell'ottobre del 1471) con i tipografi francesi attivi a Ferrara André Belfort ed Eustace (Stazio Gallo), perché gli insegnassero la tecnica e gli fornissero i materiali (o almeno gli dessero l'opportunità di procurarseli). I risultati di questo ausilio franco-ferrarese non furono particolarmente brillanti. La conseguenza più visibile fu un corredo di caratteri, tra cui un romano simile a quello di Jenson e "sostanzialmente identico", secondo il Veneziani, a quello di Belfort.
Come si è detto, il primo libro realizzato dal F. potrebbe essere l'edizione delle Epistolae del Falaride: se non si dovesse ritenere valida la datazione 1º sett. 1472, si incorrerebbe in una serie di problemi. Infatti il 1º settembre dell'anno successivo il F. doveva essere ancora impegnato con gli Statuti:la quinta parte di questi reca una sottoscrizione con la data 21 maggio 1473. con la precisazione che per realizzarla erano occorsi tre mesi, con una media di circa trenta carte al mese. Ancora meno probabile una datazione al 1º sett. 1474, perché in quell'epoca il F. doveva già avere interrotto la sua attività da alcuni mesi.
Dopo avere stampato, fino a quell'anno, una decina di edizioni, il F. scomparve momentaneamente dalla scena bresciana e si tenne lontano dall'attività tipografico-editoriale. Sappiamo di suoi tentativi (peraltro non troppo dignitosi) di essere assunto quale precettore dei figli del duca di Milano, come si può desumere da una sua raccolta di lettere (Epistolae) stampata nel 1475 da Stazio Gallo a Brescia. Nel 1479 riuscì invece a farsi attribuire il beneficio parrocchiale di Poncarale, mentre l'anno seguente usciva una sua raccolta di modelli di lettere imitanti le Epistolae ad familiares di Cicerone, stampata a Milano da Antonio Zarotto.
Dopo circa un ventennio (sembra nell'agosto del 1493) il F. riprese l'attività editoriale a Brescia in Cittadella Vecchia, presso il conte Pietro Gambara. Tale ripresa non dovette durare più di un anno. La scarsa perizia tecnica e lo spirito imprenditoriale sicuramente non di prim'ordine non dovettero far arridere a tale tentativo un successo maggiore di quello che il F. aveva riscosso con il primo. Tanto è vero che, dopo la cessazione - stavolta definitiva - dell'attività, il F. dovette menare vita grama (probabilmente tornando all'antica professione di insegnante): alla fine del secolo il Libro d'estimi bresciano del 1498 lo qualifica come "miserabilis". Sappiamo da una sua lettera inserita nelle Praelectiones di M. Becicherno a Plinio (Brescia 1519) che il F. era ancora vivo agli inizi del sec. XVI.
Morì probabilmente a Brescia durante il primo decennio del Cinquecento e fu forse sepolto nel sepolcro gentilizio della sua famiglia nei chiostri degli agostiniani di S. Barnaba (nel 1470 vi erano stati tumulati un Pietro e un Girolamo Ferrando fratelli).
Dopo i caratteri di provenienza ferrarese, il F. usò, nel suo secondo periodo di attività, un gotico che era già comparso a Mantova nel 1484 per i torchi di un tipografo sconosciuto e poi venne utilizzato a Brescia nel 1490 dai Britannici e da Battista Farfengo, che lo usò anche in anni successivi. Ma il carattere che utilizzò più frequentemente fu un romano modellato su esempi milanesi coevi. Nelle edizioni del F. fu scarsa la presenza di materiale illustrativo come comici o capilettera silografici, a differenza di quanto si usava in altre aziende bresciane del Quattrocento.
Sui meriti del F. quanto all'introduzione della stampa a Brescia hanno a lungo pesato i negativi giudizi del Lechi, che ne faceva solo un protettore ed accoglitore di tipografi girovaghi, mentre ormai nessuno dubita del suo primato nell'introduzione della stampa a Brescia. Quanto alla sua attività letteraria ed umanistica, consistente in un'orazione gratulatoria per le nozze di Gian Francesco Gonzaga duca di Mantova con Isabella d'Este (1490), nella quale conduce la sposa per l'Europa a conoscere i consanguinei degli Este e dei Gonzaga nelle varie corti, e in alcune epistole latine raccolte in un opuscolo (Epistolae Ciceronis excerptae ac mutilatae, pubblicato a Milano intorno al 1480 da Antonio Zarotto; si tratta di un adattamento di passi ciceroniani), non si può che ripetere il giudizio di mediocrità del Lechi e del Guerrini, sottolineando contemporaneamente l'interesse delle lettere per alcune notizie sulla sua vita. La produzione editoriale rivela sostanzialmente i suoi interessi scolastici e dovette servire con ogni probabilità alle numerose istituzioni non universitarie presenti a Brescia alla fine del Quattrocento. Stanno a testimoniarlo le edizioni del De viris illustribus di Aurelius Victor, dei De rerum natura di Lucrezio e della Batrachomyomachia di Omero nel primo periodo, i Carmina differentialia di Guarino Veronese, la Bucolica di Virgilio e le già ricordate Epistolae ciceroniane nel secondo.
Fonti e Bibl.: L. Lechi, Della tipografia bresciana nel sec. XV. Memorie, Brescia 1854, pp. 83-91; P. Guerrini, Ilprimo tipografo bresciano, in Illustr. bresciana, II (1903), 20, p. 9; Id., Tipografie bresciane nei secc. XV e XVI, ibid., III (1904), 29, p. 6; Id., Ilprimo tipografo bresciano, in Rivista di scienze storiche, (1905), pp. 146-154; D. E. Rhodes, The career of Thomas Ferrandus of Brescia, in The Bullettin of the John Rylands University Library of Manchester, LXVII (1984), 1, pp. 544-559; A. Quondam, La parte del volgare, in Iprimordi della stampa a Brescia 1472-1511, in Atti del Convegno internazionale (Brescia, 6-8 giugno 1984), Padova 1986, pp. 139-205; D. E. Rhodes Contributi dalle biblioteche inglesi alla conoscenza della stampa bresciana, 1473-1530, ibid., p. 122-137; E. Sandal, Dal libro antico al libro moderno. Premesse e materiali per un'indagine, Brescia 1472-1550: una verifica esemplare, ibid., pp. 227-307; P. Veneziani, La stampa a Brescia e nel Bresciano, 1472-1511, ibid., pp. 1-23; Id., La tipografia a Brescia nel XV secolo, Firenze 1986, pp. 50-56; M. Moneta, T. F. e B. Farfengo tipografi bresciani, tesi di perfezionamento, Università di Parma 1986 (con gli annali del F.: 18 edizioni segnalate).