FINI (Fin, di Fino), Tommaso (Massino, Macy)
Testimoniato per la prima volta il 14 marzo 1300 a Parigi quando prestava a un anno 120 libbre tornesi ad un gruppo di senesi residenti nella città, il F. fu l'esponente più noto di una famiglia di mercanti senesi attiva agli inizi del Trecento in Francia, in Inghilterra e soprattutto nelle Fiandre. Quasi contemporaneamente, insieme con un altro senese, prendeva a prestito da un fiorentino oltre 400 fiorini d'oro che non avrebbe restituito che il 13 nov. 1303. Nel 1301 è attestato alle fiere di Troyes, e forse era già socio della compagnia senese dei Gallerani. A Troyes era nuovamente nel 1302, mentre nel dicembre dello stesso anno e nel marzo e nell'aprile dell'anno successivo si trovava a Parigi, ancora impegnato in notevoli operazioni di prestito e di cambio. Agiva certamente come socio dei Gallerani il 6 ott. 1303 alla fiera di Provins. Sempre per conto di questa società operava a Parigi all'inizio del 1304 e nello stesso anno era impegnato a Troyes in un'operazione con la compagnia pistoiese dei Chiarenti. Lo troviamo ancora a Parigi nel corso del 1305, alla fiera di Lagny nel marzo 1306, a Bruges il 15 maggio 1306 (insieme con il cronista e mercante Giovanni Villani, allora ancora socio dei Peruzzi) e a Boulogne nel gennaio 1308. L'ultima data nella quale risulta ancora socio dei Gallerani è il 21 luglio 1308. Certamente non ne era più socio il 2 apr. 1309, quando un suo procuratore acquistava a Parigi un credito dei pistoiesi Chiarenti nei confronti della compagnia fiorentina dei Pulci, e forse neppure il 16 nov. 1308, data di un atto di prestito a un Gallerani avvenuto con l'intermediazione del Villani, allora a Siena.
Dal marzo del 1306 il F. era comunque divenuto ricevitore generale del conte di Fiandra, Robert de Béthune, e come tale diede vita al Transport de Flandre, il ruolo generale della ripartizione delle imposte che per lungo tempo rimase a fondamento della fiscalità fiamminga. Sempre ricordato come personaggio di grande responsabilità e con folto personale al suo servizio, fra cui i suoi fratelli Bartolomeo e Filippo, il F. nel 1306 si trasferì a Bruges dove prese in affitto una casa in data 18luglio, come socio, fattore e responsabile locale dei Gallerani, ma, nelle sue funzioni di ricevitore, sembra agisse a titolo personale e non, almeno ufficialmente, come loro longa manus. Non è tuttavia improbabile che l'incarico di ricevitore - analogo, per certi aspetti, a quello di un odierno ministro delle finanze - gli fosse stato affidato su richiesta di un "cartello" di creditori italiani del conte, fra i quali erano in prima fila i Gallerani e i Peruzzi. Dopo l'ottobre 1309, quando entrò in conflitto con il conte, che pose in discussione la sua correttezza di amministratore, lo mise in stato d'accusa e ne requisì le carte, compresi certi documenti della compagnia dei Gallerani, il F. tornò però a stabilirsi a Parigi, dove ancora risiedeva nel 1321. Non è nota la data della sua morte.
Il fratello Bartolomeo (o Meo, o Bartalotto) risulta associato al F. e all'altro fratello Filippo in un'operazione di cambio stipulata a Parigi il 25 apr. 1303. Socio dei Gallerani almeno dal 16 ag. 1303, come emerge da un atto di procura redatto a Parigi, fu per loro conto a Perugia presso la Curia, impegnato in un'operazione di cambio con i Peruzzi, nel gennaio del 1305. Sia prima che dopo questa data fu in Fiandra, probabilmente con residenza a Bruges, ove dal 1306 collaborò con il F. come fattore "dans la recette de Flandre" (dal 2 apr. 1308 fu collettore speciale del conte di Fiandra). Non era comunque ancora uscito dalla compagnia dei Gallerani, per conto dei quali concesse dei prestiti a Parigi il 13 e il 22 maggio e il 7 giugno 1307, ultima data in cui è attestato come socio della compagnia. Nel 1309 fu imprigionato e giustiziato in conseguenza delle accuse mosse a suo fratello dal conte di Fiandra; se ne conserva il testamento.
Il secondo fratello Filippo dopo il 1303 è attestato al servizio della filiale parigina dei Gallerani e fu attivo alle fiere di Champagne; è forse lui il "Filippo" che operava per conto della loro filiale a Cambrai nel febbraio del 1306. È attestato espressamente come socio del Gallerani per la prima volta il 18 genn. 1307, a Parigi; nello stesso anno agiva nella compagnia a Bruges in aprile, a Londra in agosto, e in ottobre di nuovo a Parigi.
È ricordato per l'ultima volta come socio dei Gallerani il 31 marzo 1308. Partecipò, insieme con i fratelli, all'amministrazione finanziaria del conte di Fiandra e continuava ad esser perseguito dal conte, insieme con il F., ancora nel 1314.
Fratello, o parente del F., fu forse anche un Matteo, ricordato come socio dei Gallerani nel 1306.
Fonti e Bibl.: V. Fris, L'historien …, Jean Villani en Flandre, in Bull. de la Comm. royale d'histoire, s.5, X (1900), pp. 4-6; Id., Note sur Thomas F., ibid., pp. 8-14; Id., Le testament autographe de Barthélerriy F., frère du receveur de Flandre, † 1309, in Bull. de la Soc. historique et archéol. de Gand, XV (1907), pp. 193 s.; G. Bigwood, Le règime juridique et économique dzi commerce de l'argent dans la Belgique du Moyen-Âge, in Mémoires in 8° de l'Académie royale de Belgique, classe des lettres et des sciences morales et politiques, s. 2, XIV (1921-22), parte I, pp. 202-215 e passim; parte II, docc. XXII, XXIV, XXV, XXXI; Id., Un relevé de recettes tenu par le personel de Thomas F., in Mélanges d'histoire offerts à H. Arenne, I, Bruxelles 1926, pp. 31-42; R. De Roover, Money, banking and credit in medieval Bruges. Italian merchant-bankers Lombards and money changers. A study in the onkins of banking, Cambridge, Mass. 1948, pp. 21, 49, 68; R. Davidsohn, Storia di Firenze, VI, Firenze 1965, p. 641; G. Bigwood, Les livres des comptes des Gallerani, a cura di A. Grunzweig, Bruxelles 1962, I, pp. 105 n. 369, ni n. 394, 218-220nn. 707-725, 225n. 740, 234n. 765, 236n. 798, 239nn. 809, 811, 814, 246n. 905, 247nn. 912, 914, 251n. 945, 261n. 1058; II, pp. 15 s., 18, 40, 75, 79 s., 83, 88, 92, 95-104, 106 s., 110, 114, 122 s., 132, 134 s., 138 s., 145, 154, 160, 164, 169, 204 s., 213-215, 219, 227, 229, 232, 237, 243, 262(per il F.); II, pp. 16, 75, 95 ss., 100, 104, 107, 114, 122, 154, 204, 213, 215(per Bartolomeo); I, pp. 92 n. 321, 106 s. nn. 372, 378, 110 nn. 388-391, 232s. nn. 756-762; II, pp. 19, 76, 100, 114 s., 204, 227, 263(per Filippo); II, pp. 76, 111 (per Matteo); G. Luzzato, Storia economica d'Italia, Il Medioevo, Firenze 1963, p. 245; A. Sapori, Studi di storia economica (secoli XIII-XIV-XV), Firenze 1982, p. 55; Id., Il mercante italiano nel Medioevo, Milano 1983, p. 74; W. Blockmans, Financiers italiens et flamands au XIIIe et XIVe siècles, in Aspetti della vita economica medievale..., Firenze 1985, p. 207; M. Tangheroni, Siena e il commercio internazionale nel Duecento e nel Trecento, in Banchieri e mercanti di Siena Roma 1987, p. 72; M. Cassandro, La banca senese nei secoli XIII e XIV, ibid., p. 147; Enc. Italiana, XV, p. 397; XIX, p. 1049.