FORMENTON, Tommaso
Figlio maggiore di Stefano, falegname, nacque probabilmente a Vicenza intorno al 1428 (Zorzi, 1926, p. 157, al quale si rimanda per i documenti d'archivio relativi al Formenton). Con ogni probabilità, iniziò a lavorare nella bottega che il padre aveva in città, in Borgo S. Vito.
L'impresa familiare doveva essere ben avviata se, nel testamento del 3 nov. 1452, il padre lasciava le sue cospicue sostanze al F. e all'altro figlio Ferretto, nonché 100 ducati alla figlia Alba, ricordando anche il figlio nascituro della moglie Domenica: al F. imponeva il divieto di alienare qualsiasi proprietà fino alla maggiore età dei fratelli.
Il primo documento noto che fa riferimento al F. è del 15 genn. 1448 ed è relativo alla dote della futura moglie, Angela di Antonio Franceschini, dalla quale ebbe un figlio, Stefano. Un altro figlio, Nascimbene, nacque dalla seconda moglie, Lucia di Gasparrino. Entrambi divennero poi falegnami.
Alla morte del padre, il F. dovette assumere la direzione della bottega; nel 1460 ottenne dal podestà il tutorato del fratello Ferretto e ricevette il permesso di vendere un terreno per pagare un debito contratto da quest'ultimo. È solo nel 1467 che il F. è indicato come ingegnere del Comune, e come tale dovette iniziare a occuparsi della manutenzione del palazzo pubblico di Vicenza, progettato da Domenico da Venezia a partire dal 1444. Il 12 ott. 1469 il F. compare come garante per lo scultore Angelo di Giovanni da Verona, incaricato di compiere cinque statue da porsi sul coronamento del duomo di Vicenza. Il 15 febbr. 1473 dirigeva i lavori per l'innalzamento del leone di S. Marco sulla colonna in piazza dei Signori, mentre nell'autunno del 1474 rimontò le campane sulla torre maggiore di Vicenza.
Il 10 dic. del 1473 risultava ancora sindaco della fraglia dei falegnami. Solo successivamente, dal 1476, sembra abbia cominciato a seguire lavori architettonici di rilievo, in quanto da quell'anno figura come incaricato a riscuotere i denari da devolvere ai restauri della basilica vicentina: la costruzione delle logge esterne iniziò infatti, con ogni probabilità, nel 1479, e nell'anno successivo il F. risulta iscritto alla fraglia dei muratori.
I lavori per le logge durarono per tutto il nono decennio, e nel contempo il F. ebbe modo di occuparsi anche di vari estimi edili, come nel caso del convento di S. Corona, dove ebbe l'incarico di dirimere una controversia nata in occasione dei lavori compiuti da Lorenzo da Bologna per la ristrutturazione della tribuna della chiesa. Qui il F., oltre a stimare i lavori, prescrisse anche le modalità di realizzazione delle murature esterne e della copertura.
Il 21 maggio 1489 si occupò dell'acquisto di pietra e legname da impiegare nell'armatura di una volta pericolante della basilica e il 31 luglio dello stesso anno saldò alcuni conti relativi allo scavo delle fondamenta e alle catene di ferro da porre sulle logge affinché fossero di migliore giovamento alla stabilità generale della fabbrica. La sua perizia in tale impresa, sicuramente la più significativa della sua carriera, lo segnalò al Consiglio di Brescia, che gli richiese, sempre nel 1489, un modello per la nuova loggia comunale. Il F. si recò in effetti nella città lombarda per presentarlo, ma in ottobre era di nuovo a Vicenza e il progetto non fu realizzato.
Nell'ultima parte della sua vita, il F. fu quasi interamente assorbito dalla direzione del cantiere delle nuove logge della basilica, un'impresa significativa nel suo insieme, anche se sfortunata nell'esito.
Il progetto era infatti mirato a rendere più salda la struttura della basilica, che aveva mostrato seri cedimenti già nel 1451, durante la ricostruzione diretta da Domenico da Venezia e terminata nel 1458. Il F. previde quindi l'erezione di un loggiato su due livelli intorno ai quattro lati dell'edificio, dove al piano terreno figuravano arcate a tutto sesto, alle quali, al di sopra, corrispondeva un numero doppio di archi ogivali che consentivano il passaggio della luce all'interno del palazzo attraverso le finestre che si aprivano sul muro retrostante. Una struttura esterna ad arco collegava il lato nord della basilica alla torre sulla piazza e l'insieme, nel suo complesso, doveva apparire molto simile al doppio loggiato che si trova ancora oggi nel cortile del palazzo Porto Breganze a Vicenza. Le colonne superstiti al successivo intervento palladiano appaiono alquanto tozze nelle proporzioni, e lo stesso vale per i pochi peducci e capitelli che si sono conservati, i quali presentano alti collarini scanalati e gonfi echini privi di ovuli. Il coronamento del loggiato colpiva infine per la policromia della merlatura, composta di pietre bianche e rosse.
Il F. non assistette al termine della fabbrica, che si concluse fra il 1495 e il 1496 con la costruzione di una scala sul lato nord delle logge, progettata da Bernardino di Martino e da Zanon Marchesini da Chiampo con la consulenza di Pietro Lombardo. Se modello architettonico per il progetto del F. fu senza dubbio il palazzo della Ragione di Padova, è palese che l'architetto lo ideò con lo scopo di integrare strettamente le logge con la muratura perimetrale dell'edificio, al fine di ridurne le rovinose spinte laterali che invece produssero ugualmente un crollo parziale della fabbrica nell'angolo verso la pescheria, avvenuto il 20 apr. 1496. Antonio Rizzo, chiamato da Venezia per un parere in merito, suggerì che fossero ricostruite con pari numero di arcate su entrambi i livelli, per renderne ancora più compatta la struttura.
Il F. morì fra il 9 gennaio e il 28 aprile 1492.
Tipico professionista del suo tempo, abile nel coordinamento delle maestranze ed esperto di architettura al punto da poterne impostare sia la struttura che gli ornamenti, anche se non sempre nella maniera migliore, il F. ebbe come collaboratori Biagio da Sant'Orso, Giovanni Fuger da Rivolta e i figli di questo, Francesco e Bello, muratori.
Fonti e Bibl.: B. Zamboni, Memorie intorno alle pubbliche fabbriche più insigni della città di Brescia, Brescia 1778, pp. 44-46; F. Formenton, T. F. ingegnere del Comune di Vicenza nel secolo XV, Vicenza 1863; A. Magrini, Intorno T. F. ingegnere vicentino nel secolo XV, in Archivio veneto, III (1872), pp. 38-59; IV (1872), pp. 37-58; F. Formenton, Confutazione ad una memoria dell'abate Magrini intorno a T. F., Vicenza 1872; G. Bacco, Il palazzo della Ragione in Vicenza, Vicenza 1875, pp. 25-33; A.G. Gotthold Meyer, Oberitalienische Frührenaissance. Bauten und Bildwerke der Lombardei, Berlin 1900, pp. 238 s.; G.G. Zorzi, Contributo alla storia dell'arte vicentina nei secoli XV e XVI, Venezia 1926, pp. 155-179; E. Arslan, Vicenza. Le chiese, Roma 1956, pp. 7, 52, 121; G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III, 2, Vicenza 1964, ad Indicem; G. Zorzi, Le opere pubbliche e i palazzi privati di A. Palladio, Venezia 1964, p. 90; F. Barbieri, La basilica palladiana, Vicenza 1968, pp. 28-32; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 213 s.