GARVO ALLIO (Aglio, Allio, Garavaglio), Tommaso
Figlio di Domenico, di professione notaio, e di Elena Ferrabosco, nacque tra il 1620 e il 1621 a Scaria, oggi frazione di Lanzo nella Val d'Intelvi.
Compì il suo apprendistato di scultore e lapicida a Genova, probabilmente seguendo le orme del fratello maggiore Matteo, di circa quindici anni più anziano, col quale collaborò costantemente nel corso della sua attività. Nel 1638 risulta lavorare (Alfonso) presso T. Orsolino; ma, almeno dal 1646, possedette una bottega propria di "marmoraro e statuario", situata a Sotto Ripa. A Genova - dove è attestato ancora nel 1647, come risulta da un documento del 26 settembre, e per l'ultima volta nel 1650 (Belloni, p. 85) - il G. lavorò con il fratello Matteo, con il quale realizzò, per esempio, il perduto tabernacolo (1643) per la parrocchiale di Scaria, ma anche autonomamente.
Nel 1646 stipulò un contratto per l'esecuzione di nove statue di marmo per la cappella di Claudio Spinola nella chiesa di S. Anna. Scolpì due Angeli per sostegno dell'altare, da eseguire sull'esempio di quelli dell'altare di Tommaso Lomellino in S. Siro; una Vergine col Bambino, seduta; due Angeli che sostengono una corona di marmo, da collocare sopra la nicchia; altri tre Angeli collocati nella parte superiore della cappella. A Tommaso (invece che all'Orsolino) sono anche state assegnate (Belloni) le sculture dell'altare della Natività nel transetto destro della chiesa dell'Annunziata.
Non si conoscono le circostanze del trasferimento del G. in Veneto, che potrebbe essere stato sollecitato dal fratello giunto in quelle zone già da diversi anni. Come per Matteo, i suoi rapporti con la committenza vicentina non sono chiari, anche se risulta abitare a lungo in città. Nel 1650-51 risulta iscritto alla fraglia dei muratori e lapicidi vicentini; nel 1662 (30 ottobre) abita a Vicenza. Nello stesso anno, probabilmente con il fratello, lavorò in palazzo Trissino Baston. Si sa che il G. si trovava a Vicenza anche nel 1663, allorché venne richiamato a Padova per problemi insorti nella fusione in bronzo di una statua di S. Antonio, realizzata per l'altare maggiore della chiesa, distrutta, di S. Agostino (Sartori, pp. 58, 76 s.).
Per tale altare (1657-65) il G. realizzò il modello in cera della statua di S. Antonio, che venne poi tradotta in bronzo da Bartolomeo e Giuseppe Gelmi (1663); il cattivo esito della fusione suggerì di optare per una statua in marmo la cui esecuzione venne affidata ad altri. Per la medesima commissione, tuttavia, il G. scolpì le statue della Fede e della Speranza (oggi nella parrocchiale di Quero), due Angeli in marmo e, probabilmente, quattro piccoli Angeli in bronzo, fusi da B. Gelmi.
Tutte le opere conosciute a Vicenza e a Padova risultano essere state realizzate in collaborazione con il fratello Matteo, che ebbe molto probabilmente una posizione preminente nell'ambito dell'impresa familiare; solo in alcune occasioni i documenti permettono di distinguere le opere eseguite dal G. autonomamente. In generale, sembra che egli non abbia avuto interessi di carattere architettonico o costruttivo; certamente fu però scultore più interessante e raffinato del fratello.
Nell'altare maggiore della chiesa di S. Benedetto a Padova sono di mano del G. almeno i due Angeli e i santi Benedetto e Gregorio (1660-63). Potrebbe essere del G. il cenotafio di Lucrezia Dondi dell'Orologio (1661-62: Padova, palazzo della Ragione) per il quale Matteo scolpì le immagini della Fedeltà e della Pudicizia. Delle opere eseguite dai fratelli a Monteortone spetterebbero al G. la Madonna col Bambino e il portale (1664); sue sarebbero anche le statue della Fede e della Carità che i due fratelli ricevettero in commissione nel 1663 per l'altare di S. Francesco nella basilica del Santo (Cessi, 1964, p. 198).
Al momento della sua morte, avvenuta a Vicenza il 18 sett. 1667, nella bottega si trovavano opere da completare destinate a Nicolò Venier, Nicolò Michiel, podestà di Vicenza, e a Girolamo Basadonna.
Nel suo testamento, dettato il 16 settembre dello stesso anno (Saccardo), il G. aveva ricordato i figli, allora minorenni, avuti dalla moglie Simona Allio di Andrea: Francesco, Andrea, Domenico (Giovanni Domenico) e Giulia. Andrea nel 1683 risulta avere meno di venticinque anni e più di diciassette ed essere sotto tutela della madre, come anche il fratello Domenico (Archivio di Stato di Como, cart. 2680).
Domenico, che morì prima del 1710, nel 1676 venne affidato a Giovanni Battista Carlone (del ramo di Scaria) per imparare l'arte di stuccatore; con il suo maestro lavorò soprattutto in Germania: probabilmente agli altari del duomo di Passavia e, sicuramente, a Garsten, dove la sua presenza è confermata dagli annali del monastero e dal contratto del 1682 per l'affidamento dei lavori di stucco a Carlone (Cavarocchi, p. 212). Egli potrebbe essere lo stesso Domenico iscritto nel 1685 alla fraglia dei lapicidi di Vicenza (Puppi, 1972), ma la sua figura è in alcuni tratti confusa con quella del cugino omonimo, figlio di Matteo (Cessi, 1986).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Como, Notarile, Notaio Anselmo Lurago, cartt. 2232, 26 sett. 1647; 2239, 14 febbr. 1660 (eredità di Andrea Allio); 18 luglio 1661 (testamento di Domenica Allio); Notaio Marco Antonio Carnevali, cart. 2680, 27 marzo 1683; A. Lienhard-Riva, Armoriale ticinese, Losanna 1945, p. 189; F. Cessi, L'altare di S. Francesco nella basilica del Santo in Padova, in Il Santo, IV (1964), 2, pp. 198, 200; A. Sartori, Fortunose vicende di una statua di s. Antonio, ibid., V (1965), 1, pp. 58, 76 s., 100; F. Cavarocchi, Giovanni Domenico Orsi Orsini ed altre precisazioni su artisti intelvesi attivi Oltralpe, in Arte lombarda, XI (1966), 2, pp. 207-215; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 14-16, 83 s.; G. Gualdo, Giardino di Ca' Gualdo, a cura di L. Puppi, Firenze 1972, p. 100 n. 4; M. Saccardo, Notizie di arte e di artisti vicentini, Vicenza 1981, pp. 432-438; L. Alfonso, Tomaso Orsolino e gli artisti della "natione lombarda" a Genova e in Liguria…, Genova 1985, pp. 62, 266 s.; G. Mazzi, Allio, Tommaso, in Saur AllgemeinesKünstlerlexikon, II, Leipzig 1986, pp. 257 s.; F. Cessi, Allio, Domenico, ibid., p. 249; V. Belloni, La grande scultura in marmo a Genova …, Genova 1988, p. 85; TheDictionary of art, I, pp. 668 s., s.v. Allio.