GINORI, Tommaso
Nacque, probabilmente a Firenze, il 26 maggio 1450 da Zanobi (22 genn. 1422 - 30 luglio 1494) e dalla seconda moglie di questo, Andrea di Luigi Ridolfi (morta il 22 nov. 1473).
Il padre ricoprì importanti cariche pubbliche durante i governi di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo il Magnifico: fu priore nel 1452 e nel 1463, fece parte dei Dodici buonuomini nel 1475 e fu gonfaloniere nel 1480.
Nel 1470 il G. era a Costantinopoli come agente della banca dei Martelli e, dopo un periodo di pratica negli affari, anch'egli fu destinato alla carriera politica.
Una delle prime cariche assunte dal G. fu, nel 1478, quella di podestà a Montepulciano che, contrariamente alla normativa vigente e in seguito al grande sostegno popolare, egli ricoprì per due semestri consecutivi. Con Lorenzo il Magnifico fu priore (1486), gonfaloniere di Giustizia (1489), degli Otto di guardia e balia (1491) e vicario in Val di Cecina (1492), da dove il 13 apr. 1492 scrisse a Piero de' Medici, esprimendo il suo dolore per la morte di Lorenzo e rinnovando la fedeltà al nuovo signore.
Durante il governo di Piero il G. fu dei Capitani di parte guelfa (1492), degli Otto di guardia e balia (1493) e dei Conservatori di leggi (1493).
Con la precipitosa fuga di Piero de' Medici (9 nov. 1494), la sua messa al bando e il ripristino delle forme repubblicane di governo, iniziò un periodo di rivolgimento istituzionale durante il quale il G. rimase nel ceto di governo: fu ufficiale di Torre per il quartiere di S. Giovanni (1495), vicario in Val d'Elsa (1497), priore (1498) e vicario di Certaldo (1498).
Egli scrisse una cronaca conservata nel fondo Carte Bagni dell'Archivio di Stato di Firenze (b. 15: Libro di creditori e debitori e piccola cronaca di Tommaso Ginori), edita parzialmente da J. Schnitzer in Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarolas, I, B. Redditi und Tomaso Ginori, München 1902, pp. 94-104. Oltre a ricordare avvenimenti privati, come la nascita dei suoi figli o prestiti concessi e debiti contratti, il G. vi riportava il clima di confusione che si viveva a Firenze in quegli anni.
Particolarmente interessanti sono le sue considerazioni su Girolamo Savonarola. Partendo da una posizione filomedicea, il G. considerava l'opera del frate ferrarese con un certo distacco, riportando molti dettagli, in particolare la famosa prova del fuoco che non ebbe luogo a causa dei molti "dubi e exceptioni" dei francescani e dei domenicani (Arch. di Stato di Firenze, Carte Bagni, b. 15, c. 191r). Una parte importante della cronaca è la descrizione del processo a Savonarola, in cui riporta le risposte del frate messe artificiosamente in circolazione dai suoi oppositori politici.
La cronaca si chiude con la notizia della morte di Savonarola (23 maggio 1498) e con una riflessione che portò il G. a rivedere la sua posizione su quegli avvenimenti: "[…] trovai la ciptà e i ciptadini in tanta passione, che giudicai che molte bugie pella sua examina fussino dette. E però io ho casso tutto quello havevo notato e scripto di lui, in modo che io non so, qual si fussi la verità, e però mi ridico e non ne dicho di lui altro, senonché fu huomo di grande doctrina […] e secondo io credo, fu fatto grande errore a torgli la vita e agli altri sua frati" (ibid., c. 192v).
Dopo la morte del Savonarola Firenze si diede un'istituzione che doveva ricalcare quella del doge veneziano: il gonfalonierato a vita, affidato a Piero Soderini. Questo dovette essere un momento critico per il G. poiché il nuovo governo non lo chiamò a ricoprire cariche istituzionali. Solo dopo le dimissioni forzate del Soderini (31 ag. 1512) e con la restaurazione del potere dei Medici (16 sett. 1512), appoggiati dalle forze spagnole, il G. rientrò tra gli Otto di guardia e balia (1512) fino ad arrivare al neonato Consiglio dei settanta (1513). Quello fu senza dubbio il momento più alto della carriera politica del G., essendo egli occupato quasi annualmente in importanti uffici pubblici: nel 1514 fu console dell'arte della lana e contemporaneamente ufficiale di Zecca (coniò un fiorino d'oro con la sua arma sormontata dalla lettera T) e nel 1516 uno dei Buonuomini; nel 1519 fu negli Otto di guardia e balia, nel 1520-21 gonfaloniere e, infine, capitano di Pistoia nel 1523.
Il G. faceva parte dell'arte di Calimala o dei mercanti (che controllava la carica di ufficiale della Zecca) e si dedicava quindi alla lavorazione e all'esportazione di pannine, soprattutto in Francia.
La sua cronaca testimonia che il G. ebbe rapporti d'affari con esponenti di importanti famiglie fiorentine, con il ramo principale dei Medici, ma anche con quello cadetto, nonché con gli oppositori politici dei primi, Lorenzo e Giovanni, detti "popolani".
Il G. fu uno dei rifondatori della Compagnia di S. Maria della Misericordia. Nel 1425 l'antica istituzione fu unita a quella, molto più ricca, del Bigallo; data la grave situazione economica e la forte esigenza di dare soccorso ai poveri, Scarlatto Scarlatti, Lorenzo Pitti, Piero Borghini, Iacopo Salviati, Filippo Vinaccesi e il G. diedero vita alla nuova compagnia con la redazione degli statuti del 12 sett. 1489.
Il G. morì il 28 marzo 1524.
Il G. si sposò due volte: nel 1476 con Lisabetta di Francesco Tedaldi (morta il 9 nov. 1504) e nel 1507 con Costanza di Bernardo Vespucci. Egli stesso scrive di sei figli avuti dalla prima moglie: Andrea Margherita (nata il 15 nov. 1477, sposò nel 1498 Niccolò di Iacopo Compagni), Antonia Maria (nata il 12 sett. 1479), Lucrezia Maria (17 giugno 1481 - 26 giugno 1482), Lucrezia Maria (3 nov. 1483 - 1° apr. 1528, sposò nel 1503 Giovanni di Bernardo Guardi), Zanobi Girolamo Eusebio (27 marzo 1485 - 1525) e Giovambattista Girolamo (26 ag. 1488 - 1556, sposò Francesca di Lodovico Antinori).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Compagnia poi Magistrato del Bigallo, filza 11, f. 2: Statuti della nuova Compagnia di S. Maria della Misericordia; Mediceo avanti il principato, f. 60, n. 180; Carte Sebregondi, 2606; Carte Bagni, b. 15; Delizie degli eruditi toscani, XX (1785), p. 108; XXI (1785), p. 35; L. Passerini, Storia degli stabilimenti di beneficenza e d'istruzione elementare gratuita della città di Firenze, Firenze 1853, pp. 465, 469; Id., Genealogia e storia della famiglia Ginori, Firenze 1876, pp. 18-20; J. Schnitzer, Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarolas, I, Bartolomeo Redditi und Tomaso G., München 1902, pp. 85-93.