Letterato (Bellano 1790 - Milano 1853). Figura tra le più significative del romanticismo lombardo, segnò la nuova strada sentimentaleggiante sulla quale, dopo Manzoni, si sarebbe posto il romanticismo italiano e alla quale avrebbe reagito il verismo. La sua fama è legata soprattutto al romanzo storico Marco Visconti (1834).
Laureatosi in legge a Pavia (1810), scrisse dapprima versi dialettali, tra cui La Prineide (1815), per l'uccisione del ministro G. Prina, e La fuggitiva (1816), novella in ottave che egli stesso tradusse poi in versi italiani. Grande successo incontrò l'Ildegonda (1820), altra novella in italiano, in ottave, mentre poca fortuna ebbe il poema I Lombardi alla prima Crociata (1826), dal quale fu tratto un libretto d'opera per la musica di Verdi. Dopo il romanzo storico Marco Visconti (1834), l'opera alla quale deve la sua fama, e un'altra novella in ottave (Ulrico e Lida, 1837), G. rinunciò alla sua attività letteraria e aprì uno studio notarile (1838). L'opera di G. ha un posto notevole nella storia del romanticismo italiano: il realismo romantico si atteggia in lui dapprima nella satira in dialetto, per risolversi più tardi nel racconto storico in versi (Ildegonda) e in prosa (Marco Visconti). Seguendo infatti l'esempio di Manzoni (di cui fu grande amico), G. subordina la narrazione fantastica alla verità storica (anche se spesso l'ambiente storico è troppo artificioso e schematico). Marco Visconti è la storia di un amore infelice sullo sfondo della Lombardia trecentesca; le situazioni, pur essendo in gran parte ricalcate sul modello manzoniano, si fanno patetiche come le figure (particolarmente gli umili, cari a Manzoni).