GUARDUCCI, Tommaso
Nato a Montefiascone intorno al 1720, intraprese lo studio del canto a Bologna con il contraltista A.M. Bernacchi, virtuoso tra i più rinomati maestri dell'epoca, sia in Italia sia all'estero.
Tra gli anni Trenta e Quaranta del Settecento la scuola del Bernacchi rappresentava, nel panorama italiano, uno dei più validi punti di riferimento per i musicisti di maggior talento, e gli allievi da essa usciti erano naturalmente proiettati verso il più vasto teatro europeo. Fu così che il G., sopranista evirato, già apparso sul palcoscenico del piccolo teatro Pascolini a Urbino durante il Carnevale del 1743 nella Flora di vari autori, approdò nel 1750 a Madrid su invito del celebre C. Broschi, più noto come Farinelli. Nella capitale spagnola il G. prestò servizio presso la corte di Ferdinando VI, anche se non è chiaro l'effettivo significato della sua presenza, dato che il suo nome non compare nei repertori teatrali del tempo (cfr. E. Cotarelo y Mori, Origenes y establecimento de la opera enEspaña hasta 1800, Madrid 1917; C. Broschi, Fiestas reales, a cura di A. Bonet Correa - A. Gallega, Madrid 1991).
Nel maggio 1754 si trasferì a Lisbona, dove il 6 giugno interpretò il ruolo principale nell'Artaserse di D. Perez presso il Real teatro di corte. Nel marzo 1755 lasciò la capitale portoghese per rientrare in Italia, ma il successivo 8 dicembre lo troviamo al Burgtheater di Vienna, dove impersonò la parte di Flavio nella prima assoluta de L'innocenza giustificata di Chr.W. Gluck e, l'anno seguente, cantò nella festa teatrale Le cacciatrici amanti e nell'oratorio Il roveto di Mosè, entrambi di G.C. Wagenseil. Rientrato in Italia, nel 1756 fu al teatro Pubblico di Reggio Emilia ne IlSolimano di G.B. Pescetti; tra il dicembre dello stesso anno e il gennaio 1757 fu al Regio Ducale teatro di Milano, dove interpretò il ruolo di Arbace nell'Artaserse di Q. Gasparini e quello del protagonista nella prima assoluta dell'Ezio di B. Galuppi. Ancora nel giugno 1757 apparve in Rosbale di G. Scolari al teatro Nuovo di Padova; nell'autunno 1758 si esibì alla Pergola di Firenze ne La Nitteti di J.A. Hasse.
Dall'estate del 1758 all'inizio del 1762 il G. operò pressoché stabilmente presso il teatro S. Carlo di Napoli.
Tra i tanti allestimenti cui prese parte ricordiamo le prime assolute dell'Ezio di G. Latilla (10 luglio 1758), del Cajo Fabricio di G.F. Di Majo (29 nov. 1760), della Zenobia di N. Sala (20 genn. 1761), dell'Andromaca di A. Sacchini (30 maggio 1761), del Catone inUtica (4 nov. 1761) e dell'Alessandro nelle Indie di J.Chr. Bach (20 genn. 1762); inoltre le nuove versioni del Demofoonte (4 nov. 1758) e La clemenza di Tito di Hasse (20 genn. 1759).
Dopo aver cantato tra il 1762 e il 1764 ancora alla Pergola di Firenze, al teatro Pubblico di Pisa e al Regio Ducale di Parma, il 5 genn. 1765 debuttò al teatro Argentina di Roma, protagonista nell'Eumene di A. Sacchini. Il successivo 4 febbraio, nel medesimo teatro, interpretò il ruolo principale nella prima assoluta del Farnace di P.A. Guglielmi. Nel settembre dello stesso anno fu a Palermo, dove cantò al teatro di S. Cecilia, in un non meglio identificato Demetrio, trattenendovisi poi fino all'aprile 1766 ed esibendosi, durante la stagione di Carnevale, nel pasticcio Sesostri, re d'Egitto.
Tra il 1767 e il 1768 lasciò nuovamente l'Italia per approdare al King's theatre di Londra, dove prese parte, tra l'altro, alle prime assolute del Carattaco di J.Chr. Bach (14 febbr. 1767), i pasticci Sifare (rappresentata il 5 marzo 1767 "for the benefit of signor Guarducci") e Tigrane (27 ott. 1767), La conquista del Messico di M. Vento (4 apr. 1767) e l'Ifigenia in Aulide di P.A. Guglielmi (16 genn. 1768).
Nel periodo londinese il G. cantò anche in diversi oratori, riscuotendo un notevole successo. Il musicologo inglese Ch. Burney, che durante il soggiorno del cantante a Londra ebbe modo di stringere con lui una duratura amicizia, afferma che per l'esecuzione di dodici oratori egli ricevette un compenso di 600 sterline: una somma mai corrisposta prima a un artista per occasioni del genere.
Dopo il 30 giugno 1768, in concomitanza con la chiusura della stagione al King's Theatre, il G. lasciò Londra per tornare in Italia. Per la stagione del Carnevale 1769 fu di nuovo all'Argentina di Roma, dove impersonò la parte di Rodrigo ne IlCidde di Sacchini (2 gennaio) e quella di Sesto alla prima assoluta de La clemenza di Tito di P. Anfossi (28 gennaio).
Dopo essersi esibito nella primavera di quell'anno al teatro del Falcone di Genova, lo troviamo all'inizio del 1770 ancora all'Argentina, dove, in apertura di stagione, interpretò il personaggio di Enea nella prima assoluta della Didone abbandonata di N. Piccinni (8 gennaio), ottenendo un successo trionfale, e il 13 febbraio impersonò il ruolo principale ne IlSiroe di C. Franchi. Tra l'aprile e il giugno di quell'anno fu invece al Nuovo Pubblico teatro di Bologna, dove cantò nelle prime assolute de LaNitteti di J. Mysliveček, e dell'Armida di V. Manfredini.
Come apprendiamo dal Burney, il G. in inverno risiedeva abitualmente a Firenze (nei libretti viene spesso indicato al servizio del granduca di Toscana); dal 1770 iniziò a passare i periodi di riposo estivo a Montefiascone, dove si era fatto costruire una villa con vista sul lago di Bolsena. Lo stesso Burney, il 19 settembre di quell'anno, si recò a fargli visita nella nuova casa; in quell'occasione il cantante lo informò di volersi ritirare dalle scene.
In realtà, anche se ormai la sua carriera era in declino, continuò a esibirsi fino al 1777. Negli ultimi anni fu sostanzialmente attivo a Firenze dove, nel corso del 1771, eseguì esclusivamente repertorio sacro in sale da concerto o in chiese. Nel 1776 lavorò per il teatro del Cocomero, cantando tra l'altro ne L'Adriano in Siria e nell'oratorio Isacco, figura del Redentore di Mysliveček, e ne La disfatta di Dario di G. Paisiello. Le sue ultime esibizioni in un teatro pubblico risalgono alla stagione del Carnevale 1777, quando prese parte agli allestimenti de L'Adriano in Siria di Mysliveček e IlCidde di Sacchini al teatro dei Nobili del Casino di Perugia. Si presume sia morto intorno al 1780.
Nonostante soffrisse di un'infiammazione al petto che lo tormentò per tutta la vita (cfr. Goudar), il G. appartenne alla schiera dei più apprezzati cantanti evirati della seconda metà del Settecento (un suo ritratto compare nel Parnaso canoro, la celebre stampa di A. Fedi che raffigura i più illustri esponenti del bel canto italiano, databile tra il 1801 e il 1807 e oggi conservata presso il Museo teatrale alla Scala). Egli oppose al puro virtuosismo d'agilità l'espressività del canto spianato e patetico, basato sull'ampiezza del fraseggio e sulla soavità del cantabile. Il cantante inglese M. Kelly, che lo conobbe nella fase declinante della carriera, poté apprezzare ancora la bellezza del suo "sostenuto" e giunse a definirlo "the first cantabile singer of his time". Burney, che ebbe più volte modo di assistere alle sue esibizioni, lodò la dolcezza del suo timbro vocale nonché la raffinatezza, e al tempo stesso la naturalezza, del suo stile, sottolineandone per contro la scarsa presenza scenica.
Fonti e Bibl.: Bologna, Civico Museo bibliografico musicale, Epistolario martiniano, I, 1, pp. 163-165 (lettere di I. Wierl a padre G.B. Martini: Palermo, 27 sett. 1765, 10 gennaio e 14 apr. 1766); Gazzetta toscana, n. 15, 13 apr. 1771, p. 58; n. 25, 22 giugno 1771, p. 97; n. 30, 27 luglio 1771, p. 119; J.-J. Sonnette [A. Goudar], Le brigandage de la musique italienne, Paris 1777, p. 75; G.B. Mancini, Pensieri eriflessioni pratiche sopra il canto figurato. Rivedute, corrette ed aumentate, Milano 1777, pp. 21 s.; Ch. Burney, A general history of music, from the earliest ages tothe present period, IV, London 1789, pp. 490-494; M. Kelly, Reminiscences, I, London 1826, pp. 112 s.; Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, a cura di E. Fubini, Torino 1979, pp. 176, 219, 227, 235 s., 240, 292, 345, 360; F. Haböck, Die Gesangskunst der Kastraten, Wien 1923, p. XLVIII; Id., Die Kastraten und ihre Gesangskunst, Berlin-Leipzig 1927, pp. 363 s.; A. Heriot, I castrati nel teatro d'opera, Milano 1962, pp. 163-165; Il Museo teatrale allaScala 1913-1963, Milano 1964, pp. 86 s.; P. Petrobelli, The Italian years of Anton Raaff, in Mozart-Jahrbuch, 1973-74, pp. 250 s., 254 s.; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1787, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 31, 33, 35; M.C. De Brito, Opera in Portugal in the eighteenth century, Cambridge 1989, p. 207; Die Musik inGeschichte und Gegenwart, V, coll. 1001 s.; Enc. dello spettacolo, V, col. 1832; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, p. 342; Diz. encicl. univ. dellamusica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 348; The New Grove Dict. of opera, II, p. 560; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 476.