LOCATELLI, Tommaso
Nacque a Venezia il 27 luglio 1799 da Luigi, impiegato del tribunale di Venezia, meccanico e inventore, e da Anna Zerman. Compì i primi studi nel 1808 al liceo convitto di Verona, quindi alla facoltà filosofica e poi giuridica dell'Università di Padova; infine a Pavia, dove conseguì la laurea in giurisprudenza il 14 ag. 1820.
Tornato in Veneto, iniziò un periodo di tirocinio legale presso lo studio di un avvocato; nel 1823, però, il suo matrimonio con Maddalena Perlini, figlia di G.A. Perlini, già editore e compilatore della Gazzetta privilegiata di Venezia, quotidiano ufficiale del Veneto asburgico, sancì il legame del L. con questo giornale, di cui divenne il principale redattore. Fu proprio in tale attività che il ventiquattrenne L. trovò lo sbocco naturale del suo emergente estro letterario, improntato a una forte carica umoristica, un gusto per l'aneddoto divertente, l'osservazione ironica e disincantata della società, un grande equilibrio nei giudizi letterari e musicali, e soprattutto un amore sconfinato per la città di Venezia, tanto nei suoi aspetti pubblici e mondani quanto in quelli intimi e nascosti, di cui divenne osservatore e descrittore senza pari.
Le colonne della Gazzetta vennero animate da una vivacità e snellezza fino allora sconosciute ai giornali veneti. Opinionista e redattore brillante, fine polemista, moderato e sufficientemente imparziale nei giudizi, il L. iniziò a distinguersi non solo per il tono leggero, ma efficacissimo, delle sue recensioni, ma anche per le sue inconfondibili cronache giornalistiche, che divennero sempre più popolari tra il pubblico.
Fatte salve le rare comparse nell'arengo critico-letterario, riservate generalmente all'altro giovane collaboratore della Gazzetta, P.A. Paravia, il L. amò dedicarsi più spesso alle descrizioni delle feste, delle sagre, delle celebrazioni cittadine e, soprattutto, della vita quotidiana veneziana quale egli stesso osservava dalla finestra del suo studio, o ai margini delle calli, in quei semplici ma deliziosi resoconti di passeggiate solitarie, diurne e notturne: tali articoli costituivano il suo vero cavallo di battaglia, e presto fecero di lui una celebrità.
Appare straordinaria la versatilità del L., in grado di dettargli articoli su qualsiasi argomento, rapidamente e brillantemente, anche solo per bisogno di riempire uno spazio vuoto. Esemplari, da questo punto di vista, gli articoli di moda, in cui di anno in anno commentò, tra il serio e il faceto, i nuovi dettami delle sartorie parigine: la moda dei baffi, delle basette, della cravatta, del bastone da passeggio…; e ancora passatempi, caratteri, personaggi, serenate, gondole, giochi pubblici, feste e regate, gatti e zanzare. Nulla della vita veneziana, anche spicciola, rimase estraneo alla sua penna. Attraverso di essa si percepisce anche l'umore dei Veneziani rispetto all'incessante avanzare dell'età moderna: nel 1840, in uno dei pochissimi articoli da opinionista politico, si espresse in favore del progettato ponte ferroviario sulla laguna (Gazzetta, 22 ag. 1840); qualche anno dopo, descrisse, tra lo stupito e l'ammirato, la nuova illuminazione a gas di piazza S. Marco (ibid., 16 marzo 1843).
Il L. si mostrò, comunque, sempre nostalgico della Venezia dei suoi ricordi infantili, che proprio in quegli anni spariva per sempre sotto i colpi della modernità. Si affermò anche come critico letterario e musicale di valore, improntando le sue recensioni a grande moderazione ed equilibrio, non sbilanciandosi mai, non riservando lodi che a pochissimi, non stroncando se non quando strettamente necessario, e mai violentemente, in un'epoca di accese quanto vacue polemiche.
Nel 1830 il L. fu nominato socio corrispondente dell'Ateneo veneto e, poco dopo, anche dell'Accademia di belle arti. Dal 1° genn. 1832 il suo nome apparve in calce all'ultima pagina di ogni numero della Gazzetta, accanto a quello del suocero Perlini con cui aveva firmato un atto di comproprietà. Nel 1836 fu tra i fondatori de Il Vaglio. Antologia della letteratura periodica, interessante rassegna periodica della letteratura italiana e straniera, di cui fu primo direttore; collaborò anche a Il Gondoliere, la rivista fondata e diretta da L. Carrer.
Dopo il ritiro di Perlini, un contratto novennale col governo, stipulato il 12 dic. 1837 e confermato per decreto quattro giorni dopo, riconobbe al solo L. la proprietà e compilazione della Gazzetta, che restò poi saldamente nelle sue mani fin quasi alla morte. Infatti, morto Perlini (23 luglio 1841), un nuovo contratto, stipulato il 20 genn. 1846 con l'I.R. Procura camerale veneta, gliene affidò per altri nove anni l'appalto; né la situazione fu modificata dall'insurrezione veneziana del 1848 e dal fatto che, aderendo alla Repubblica veneziana, il L. aveva messo il giornale a disposizione del governo di D. Manin: al ritorno degli Austriaci nell'agosto 1849, venne a sorpresa riconfermato alla direzione della gazzetta ufficiale asburgica.
Ultimata la normalizzazione, il 2 apr. 1850 il governo civile e militare austriaco gli riconfermava in via ufficiale l'appalto: il giornale assunse il nuovo titolo di Gazzetta uffiziale di Venezia. Ma vi fu anche l'importante novità dell'abolizione della censura preventiva: come primo effetto, si ebbe l'immediato fiorire di nuove gazzette, a tutto discapito del L. che si trovò a dover fronteggiare per la prima volta un regime di libera concorrenza. Ne conseguì una lunga fase di difficoltà economiche per il suo giornale, stretto fra debiti arretrati, cartelle di rescrizione emesse al tempo della Repubblica e senza più alcun valore, e un nuovo panorama pubblicistico decisamente più agguerrito. Superata la fase critica, l'8 maggio 1854 il L. chiese l'ennesimo rinnovo del contratto, che gli venne concesso il 26 novembre e poi confermato il 31 dic. 1855.
Ligio anche in vecchiaia all'impegno non solo giornalistico ma anche più latamente culturale, nel 1863 il L. venne eletto vicepresidente dell'Ateneo veneto, carica che occupò fino al 1867 quando, per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, dovette dimettersi. Seguì, poi, la rinunzia alla direzione della Gazzetta, nella quale lo sostituì Paride Zajotti il Giovane, figlio del grande critico roveretano.
Il L. morì a Venezia l'8 genn. 1868.
Da poco più di un anno, la città era entrata a far parte di quel Regno d'Italia che il L., nei suoi ultimi articoli, aveva salutato con commosso e sincero entusiasmo.
L'Appendice della Gazzetta di Venezia ha pubblicato 16 volumi di Prose scelte di Tommaso Locatelli (Venezia 1837-80).
Fonti e Bibl.: Numerose lettere autografe del e al L., tutte inedite, sono conservate a Venezia nella Biblioteca del Civico Museo Correr e presso l'Archivio di Stato (fondo Avesani), a Bassano del Grappa nella Biblioteca civica, a Bologna nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, a Padova nella Biblioteca universitaria, a Firenze, Gabinetto Vieusseux, Arch. Contemporaneo "A. Bonsanti", a Forlì nella Biblioteca comunale, a Rovereto nella Biblioteca dell'Acc. degli Agiati, a Mantova nella Biblioteca comunale, a Verona nella Biblioteca civica, a Rovigo nella Biblioteca dell'Acc. dei Concordi, a Vicenza nella Biblioteca civica Bertoliana, a Lucca nella Biblioteca statale e a Livorno nella Biblioteca comunale Labronica. Alcune lettere a T. dottor L. furono pubblicate a Venezia nel 1877 (Per nozze Torre - Lorenzon).
Documenti inediti riguardanti la sua vita e la sua attività si consultano a: Venezia, Arch. stor. patriarcale, Registro dei battezzati della parrocchia di S. Giovanni in Oleo, anno 1799; Arch. di Stato di Venezia, Governo generale, 168; Presidio di governo, 1820-23, V, 2/10; Censura, inventario 172 bis, passim; Censura, 1836, b. 2, rubr. 5, f. 2; 1837, b. 3, rubr. V/3, n. 2809; b. 5, n. 44; Presidio di governo, 1825-29, II 3/1; Luogotenenza lombardo-veneta, bb. 257, 1475, 1476, f. 29.5/5; Padova, Arch. moderno dell'Università, Studi filosofici, 1814-16; Registro generale dei matricolati, 1817-18, 1824-25. Tra le fonti edite si vedano: Giornale italiano (Milano), 1° giugno 1808; Omaggio alla maestà di Francesco I imperadore e re ridonato allo amore dei suoi popoli dopo mortale malattia, Venezia 1826, p. 9; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea, Milano 1844, ad vocem; [P. Zajotti jr.], T. L.: ricorrenza del III anniversario. Commemorazione, Venezia 1871; La Gazzetta di Venezia. Saggio storico, Venezia 1875, passim; G. Soranzo, Bibliografia veneziana…, Venezia 1885, p. 777; A. Andreoni - P. Demuru, La facoltà politico legale dell'Università di Pavia nella Restaurazione (1815-1848). Docenti e studenti, Bologna 1999, ad indicem. Pochi i lavori a lui espressamente dedicati: V. Levi, T. L. e le sue appendici teatrali nella "Gazzetta di Venezia", in Atti del II Congresso nazionale di storia del giornalismo,… 1963, Trieste 1966, pp. 95-98; V. Malamani, L'Austria e i bonapartisti: 1815-1848. Studi fatti negli archivi del governo austriaco nel Lombardo-Veneto, in Riv. stor. italiana, VII (1890), 2, pp. 25-28; Id., La censura austriaca delle stampe nelle provincie venete (1815-1848), Torino-Milano-Roma 1890, pp. 700-726; G. Gambarin, I giornali letterari veneti nella prima metà dell'Ottocento, Venezia 1912, ad ind.; Epistolario di Vincenzo Monti, a cura di A. Bertoldi, IV, Firenze 1930, p. 339; G. Berti, Censura e circolazione delle idee nel Veneto della Restaurazione, Venezia 1989, ad ind.; A. Zorzi, Venezia austriaca 1798-1866, Gorizia 2000, passim; C. Marin, T. L. (1799-1868), giornalista e critico d'arte, tesi di laurea, Università di Padova, a.a. 2003-04.