LUCIANI, Tommaso
Nacque ad Albona d'Istria il 7 marzo 1818 da Vittorio, avvocato, e da Lucia Manzoni.
Dopo la morte del padre (1834), la madre ne affidò l'educazione al maestro Antonio M. Lorenzini, che lo introdusse allo studio dell'antica Roma e gli trasmise la sua passione per la storia della Repubblica di Venezia. Il L. non fece studi regolari, ma si formò una vasta cultura, che spaziava nei diversi campi del sapere. Ancor giovane si distinse per una certa disposizione al giornalismo scientifico che lo portò nel 1843 a collaborare con il Museo d'antichità di P.P. Kandler, dando inizio a un lungo e proficuo sodalizio. Poliedrica figura di studioso, cultore fin dagli anni giovanili della storia della sua terra, si occupò di preistoria dell'Istria, paletnografia, etnografia, topografia, idrografia, orografia, geologia, ma anche di meteorologia, folklore, lingua e letteratura latina e storia politica. Fu socio corrispondente dell'Accademia di Udine. Nel 1846 prese a collaborare al settimanale L'Istria di Kandler; l'anno seguente fu nominato dalle autorità politiche podestà di Albona, carica che ricoprì fino al 1849; fece parte anche, negli anni seguenti, della Delegazione municipale, per essere rieletto nel 1856 e conservare la carica fino al 1860 dedicandosi con particolare cura al miglioramento dell'assetto cittadino.
Nel 1848, all'annuncio dello scoppio della rivoluzione a Venezia, anche l'Istria entrò in fermento. Il L., tra i "più animosi" podestà dell'Istria, rappresentò il fulcro dell'opposizione all'Austria e intensificò le relazioni con Kandler. Le vicende della guerra tra il Piemonte e l'Austria lo riempirono alternativamente di gioia e delusione. Emanato il nuovo regolamento elettorale dei Comuni, il L. si dimise da podestà con una lettera aperta pubblicata nell'Osservatore triestino il 20 sett. 1848, dichiarando di voler in tal modo permettere ai propri concittadini di esprimere in piena libertà le proprie preferenze, ma venne riconfermato fra il giubilo cittadino. Allorché Vienna decise di convocare l'Assemblea costituente, partecipò alle riunioni che si tennero a Moncalvo di Pisino per discutere dei destini della regione istriana in casa del magistrato e uomo politico C. De Franceschi - anche questi in relazione con Kandler - insieme con M. Facchinetti, A. Madonizza e G. Polsini, in seguito tutti coraggiosi deputati dell'Istria alla Costituente e decisi avversari del progetto di unione dell'Istria alla Carniola avanzato dagli Sloveni. Il L. si fece portavoce a nome del Comune di Albona e dei sottocomuni della volontà che fosse riconosciuta la lingua italiana come lingua amministrativa e d'insegnamento. Due anni dopo la Delegazione municipale di cui il L. faceva parte decise di inviare una petizione al ministero del Culto e dell'Istruzione contro il divieto per gli studenti di proseguire gli studi nei licei delle province venete. Caduta nelle mani della polizia austriaca la sua corrispondenza con il patriota L. Barsan di Rovigno, per alcuni anni medico condotto ad Albona, il L. riuscì a sfuggire a una perquisizione solo per la prontezza di De Franceschi che lo fece avvertire. Il suo impegno gli valse comunque l'iscrizione nell'elenco dei precettatati politici dell'Istria, da cui venne cancellato solo nel 1856, potendosi così ripresentare alle elezioni di podestà.
Morta la madre nel 1855, il L. decise di intraprendere un viaggio in Italia per visitare archivi e biblioteche alla ricerca di opere e testimonianze sull'Istria. Tra febbraio e marzo del 1858 fu a Trieste, Venezia e Milano; qualche mese dopo visitò Padova per poi discendere la penisola attraverso la Romagna e la Toscana fino a Roma, dove si trattenne due settimane prima di fare ritorno in Istria attraverso Ancona. Il viaggio fu anche occasione di incontri con fuorusciti istriani, come testimoniano le lettere a De Franceschi, trasferitosi nel frattempo con la sua famiglia a Fiume. Entrambi erano entrati in contatto con l'avvocato e attivista capodistriano Carlo Combi, professore di lettere italiane e storia nel locale ginnasio-liceo, iniziatore d'una importante strenna annuale, la Porta orientale (Fiume 1857-59) e membro del Comitato nazionale segreto per Trieste e l'Istria.
Lo scoppio della seconda guerra d'indipendenza risvegliò le illusioni dei patrioti istriani, ma l'armistizio di Villafranca stroncò qualunque pronunciamento da parte dei patrioti locali (fra cui il L.), che si affrettarono allora a chiedere a Vienna l'aggregazione dell'Istria al Veneto, nella speranza che questo entrasse a far parte della Confederazione italiana sotto la corona asburgica di cui si parlava in quei giorni. Andavano costituendosi nella Venezia e in Piemonte dei comitati per tenere viva l'agitazione e la propaganda a favore del distacco del Veneto dall'Austria e della sua unione all'Italia. A Torino S. Tecchio, G. Giustinian e A. Cavalletto (con quest'ultimo il L. avviò un nutrito carteggio, di fondamentale importanza per conoscere le attività dell'emigrazione politica veneta fra il 1861 e il 1866, in particolare dei fuorusciti giuliani) diedero vita, con l'appoggio del governo sabaudo, al Comitato politico centrale veneto, il cui compito era di mantenersi in stretto contatto con il Comitato centrale nazionale di Padova. Gli istriani scelsero come loro rappresentante il L. che - simulata la cessione delle proprie sostanze immobiliari all'amico G. Scampicchio per sottrarle al sequestro e ritiratosi dalle cariche pubbliche - nel gennaio 1861 raggiunse Milano.
A Milano, dove fissò la propria dimora, entrò in contatto con i friulani A. Coiz, fino al 1859 insegnante nel liceo di Capodistria, e P. Valussi, già giornalista a Trieste e ora direttore della Perseveranza. Cominciava così il periodo più importante della sua vita. In risposta a due articoli del giornalista francese Paul Merruan pubblicati nel semiufficioso Constitutionnel di Parigi contro le aspirazioni unitarie triestino-giuliane il L., in data 31 genn. 1861 fece uscire sulle pagine del giornale torinese La Monarchia costituzionale, una decisa protesta, successivamente ripresa anche dal giornale belga Le Nord.
Devoto a casa Savoia e sempre in armonia con le direttive del governo, la sua attività era assorbita particolarmente dal Comitato dell'emigrazione italiana e dal Comitato Centrale veneto, come risulta dai suoi voluminosi carteggi. Il 6 apr. 1861 ebbe modo di incontrare a Torino G. Garibaldi, cui l'anno seguente fece dono di una raccolta di carte topografiche e idrografiche dell'Istria e della Dalmazia da utilizzare in caso di guerra contro l'Austria. Verso la fine del 1862 fu per breve tempo a Torino, dove rivide Combi, con cui coordinò l'azione locale secondo le direttive degli emigrati politici. Intanto proseguiva la sua attività pubblicistica, tesa in primo luogo a far conoscere le origini, la cultura, le aspirazioni della sua terra: su L'Alleanza pubblicava uno studio su Quarnaro, di Albona e dell'Istria. Studi storici ed etnografici (1864) e su Il Litorale veneto-istriano (1865). Tra il 1861 e il 1866 pubblicò una serie di Notizie topografiche storiche e statistiche delle città e borgate principali dell'Istria e una di Cronache istriane di carattere politico su il Diritto e l'Opinione di Torino, la Perseveranza di Milano e la Nazione di Firenze.
Trasferitosi a Firenze, pubblicò alcuni articoli poi raccolti in un opuscolo L'Istria. Schizzo storico etnografico (Firenze 1866), e collaborò al Dizionario corografico d'Italia di Vallardi, redigendo - tra il 1864 e il 1873 - le voci: Albona, Buie, Capodistria, Carso, Dignano, Istria, Montona, Muggia, Montemaggiore, Parenzo, Pedena, Pirano, Pisino, Pinguente, Portole, Pola, Quarnaro, Quieto e Rovigno.
Per suscitare più largo interesse intorno alla questione istriana, il L. diede alle stampe anche all'estero alcuni lavori grazie all'appoggio di due diplomatici triestini, ferventi patrioti, R. Abro e C. Ressman, quest'ultimo addetto alla legazione italiana a Parigi. Alla vigilia della guerra del 1866, intensificò la sua attività nella convinzione che l'occupazione dell'Istria fosse di vitale importanza per il Regno d'Italia. Si mise a disposizione del governo italiano chiedendo anche di essere imbarcato su una nave da guerra per poter mettere al servizio della Marina le sue vaste conoscenze. La notizia della sconfitta di Lissa lo raggiunse a Bologna mentre stava per raggiungere il quartier generale, incaricato di una missione di fiducia del ministro della Guerra. Svanite le speranze, alla fine del 1866 prese dimora a Venezia, dove intanto si era trasferito ormai esule anche Combi.
Gli anni successivi (1867-70) lo videro impegnato in viaggi attraverso l'Istria, che diedero nuovo impulso ai suoi studi. Condusse scavi archeologici, esplorò caverne e "castellieri" (abitati preistorici e protostorici tipici della zona giuliana), raccolse oggetti preistorici e testimonianze romane. Svolse le sue ricerche in collaborazione con A. Covaz, giungendo ad affermare - in aperto contrasto con Kandler - che i castellieri fossero da ritenersi antecedenti al periodo romano. Basava le proprie deduzioni sulla forma, per lo più circolare delle costruzioni e sul rinvenimento di utensili non più in uso in epoca romana, concludendo che l'antica Nesazio fosse da ricercarsi nei pressi di Altura nel comune di Pola. Scavi successivi condotti nel 1901 confermarono la sua intuizione. Anche gli studi condotti sulle caverne presenti nella zona portarono a risultati innovativi, in aperto contrasto con le tesi sostenute da F. Burton, console inglese a Trieste e autore di studi anche sui castellieri.
In Istria tornò altre volte ma sempre per breve tempo, finché nel 1879 fu condannato all'esilio da Vienna.
Ai primi del 1871 fece ritorno a Venezia, dove contrasse matrimonio con Evelina Previtali, da cui ebbe tre figli: Vittorio, Lucia e Luciano. Avendo consumato gran parte del patrimonio familiare per la causa politica, fu costretto (30 marzo 1871) ad accettare un impiego di sottoarchivista presso l'Archivio dei Frari a Venezia. Insoddisfatto del lavoro (che pur gli permetteva di svolgere ricerche in campo storico), nel 1873 si impegnò per un modesto compenso a raccogliere negli archivi veneziani per conto della Giunta provinciale di Parenzo materiali relativi alla storia istriana che pubblicò poi negli Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria, fondata nel 1884.
Il 1871 segnò per lo studioso l'inizio di un periodo di grande produzione scientifica, tra cui le Fonti per la storia dell'Istria negli archivii di Venezia (1873). Ciò gli valse la stima e l'ammirazione di molti studiosi italiani e stranieri e il titolo di cavaliere. Nel 1875 fu nominato ispettore per gli scavi e i monumenti della provincia di Venezia: si interessò alla preistoria della laguna e già nel 1878, sette anni prima della scoperta fatta da Battaglierini, direttore del Museo Torcelliano, sostenne che l'estuario veneto era stato abitato in epoca preistorica. Nel 1887 accresciute difficoltà finanziarie lo costrinsero a chiedere la riammissione ai Frari, che gli fu concessa, peraltro senza gli auspicati miglioramenti economici.
A Venezia riprese a collaborare con Combi e, con questo e con G. Baggio, si adoperò per ricomporre i comitati di rappresentanza e d'azione per Trieste e l'Istria. Si fece inoltre promotore con A. Scampicchio e G. Dusman della Società operaia di mutuo soccorso, una delle prime sorta in Istria.
Sempre più rivolto agli studi e alle ricerche d'archivio, non cessò di dare la propria adesione a ogni iniziativa patriottica, e a ogni manifestazione d'italianità che avesse luogo nella sua terra. Vicino alla Destra moderata, quando si trattava di giovare alla causa istriana non disdegnava contatti con uomini politici d'altro sentire, come M.R. Imbriani. Solo nel 1892 ottenne di rivedere la sua terra, dove fu accolto con giubilo.
Il L. morì a Venezia il 9 marzo 1894. Le sue ossa furono traslate ad Albona nel 1923.
Fonti e Bibl.: Carteggio Cavalletto - Luciani (1861-1866), a cura di G. Quarantotti, Padova 1962; E. Genzardi, T. L. scrittore e patriota istriano, in Atti e memorie della Soc. istriana di archeologia e storia patria, XXXII (1920), pp. 91 ss.; XXXIII (1921), pp. 1 ss. (con indice cronologico degli scritti del L.); Nella traslazione in patria delle ossa di T. L., Capodistria 1923 (numero speciale di Pagine istriane, s. 2, II [1923], 1-2, pp. 5-114; in partic. si vedano: C. De Franceschi, T. L. e il movimento patriottico istriano dal 1848 al 1866, pp. 49-71; F. Salata, T. L. e Carlo Combi, pp. 97-101); G. Quarantotti, Un patriota istriano dell'Ottocento, T. L., in Porta orientale, II (1932) (rist., in Id., Uomini e fatti del patriottismo istriano, Trieste 1934, ad nomen); Id., Per l'inaugurazione di un busto di T. L. in Albona, in Atti e memorie della Soc. istriana di archeologia e storia patria, XLVI (1934), pp. 3-15; C. De Franceschi, L'attività dei comitati politici di Trieste e dell'Istria dal 1859 al 1866, ibid., n.s., I (1949), pp. 134-138; M. Corelli, T. L., in Pagine istriane, s. 3, I (1950), 4, pp. 217-225; R. Cessi, Il problema veneto dopo Villafranca (1859-1860), in Rass. stor. del Risorgimento, XL (1953), pp. 13-40, 183-231; S. Cella, Lettere del L. ad Alberto Cavalletto (Per la storia dell'emigrazione politica giuliana), in Porta orientale, XXIV (1954), 3-4, pp. 98-125; Id., Lettere del Cavalletto a T. L., ibid., XXVI (1956), pp. 28-56; A. Tamborra, Cavour e i Balcani, Torino 1958, pp. 99, 197, 236 s., 241; M. Malusà, Il carteggio Manzoni - Luciani - Manzoni (1869-1885), in Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno, XVIII (1987-88), pp. 131-152; Id., Il carteggio De Madonizza - Luciani (1878-1889) riguardante "La provincia dell'Istria", ibid., XXI (1991), pp. 297-303; M. Corelli, in Istria e Dalmazia. Uomini e tempi, I, Istria e Fiume. Le figure più rappresentative(, a cura di F. Semi, Udine 1991, pp. 305-308; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 653-655.