PENDOLA, Tommaso
– Nacque a Genova il 22 giugno 1800, secondo di tre fratelli, da Giuseppe, agiato negoziante, e Ilaria Valle. La sua prima formazione umanistica avvenne alla scuola di retorica del p. Bixio. Il 29 dicembre 1816 entrò nella congregazione degli Scolopi a Firenze, completando la sua formazione in un contesto in cui la figura di maggior rilievo era quella del p. Giovanni Inghirami, insigne scienziato, fino alla solenne professione religiosa il 26 ottobre 1823. Dal 1821 fu professore di filosofia e matematiche nel collegio Tolomei di Siena – di cui nel 1842 divenne rettore – e dal 1830-31 fu anche professore di logica e metafisica nell’Università di Siena.
Partendo da studi di filosofia, era giunto a occuparsi della questione dell’educazione dei sordomuti come problema insieme teorico-filosofico e pratico-didattico, questione di cui si erano già occupati altri suoi confratelli, anzitutto lo scolopio genovese p. Ottavio Assarotti, confutando efficacemente la filosofia sensistica allora egemone.
Nel 1828 fondò a Siena, con la collaborazione di un gruppo di privati benefattori, un istituto per l’educazione di alcuni sordomuti che nel 1843 divenne un istituto statale denominato Regio istituto toscano dei Sordomuti e che si affermò ben presto come rilevante istituzione educativa e come centro tipografico e editoriale specializzato. In tale istituto adottò il metodo mimico. Una prima sintesi di questo suo impegno è offerta dal Corso di pratico di insegnamento per il sordo-muto italiano (Siena 1842). Della sua iniziativa dettero simpatetica notizia periodici come l’Antologia, la Guida dell’Educatore, gli Annali universali di statistica. Dal 1831 entrò in rapporto con Niccolò Tommaseo, con il quale fu in corrispondenza dal 1832 alla morte. Anche per questo tramite fu in rilevanti rapporti con gli ambienti facenti capo al circolo di Vieusseux e soprattutto con Raffaello Lambruschini, di cui promosse una pronta inserzione nel canone dei classici del pensiero pedagogico. Testimonianza della sua precoce adesione alla sensibilità pedagogica dei liberali moderati toscani è l’opera Ragionamento sulla istruzione elementare (Firenze 1837).
Fu provinciale degli Scolopi dal 1845 al 1848.
Significativi furono i rapporti tra Pendola e Antonio Rosmini che non mancarono di importanti effetti immediati, quali l’adozione nell’università toscana degli Elementi di filosofia del rosminiano Alessandro Pestalozza usato come testo principale per l’insegnamento della filosofia dal 1853 in poi.
Prodotti del suo insegnamento universitario sono la Antologia morale, o Pensieri di morale filosofia / raccolti da Tommaso Pendola (Siena 1847), di cui appare significativa l’inclusione del Romagnosi nel canone, e la Filosofia della morale. Corso sommario dettato a guida dei suoi scolari dal P. Tommaso Pendola delle Scuole Pie, Siena 1854, compilazione che ha come principali fonti dichiarate Louis-Eugène-Marie Bautain, Vincenzo Garello, Pestalozza, Rosmini e Luigi Taparelli d’Azeglio.
Nel 1855 si fece promotore della fondazione della filiale senese della Società di S. Vincenzo de’ Paoli, a seguito dei suoi diretti contatti con il fondatore Federico Ozanam.
Indizio della sua fama e della sua contiguità al liberalismo moderato subalpino – note sono le sue corrispondenze con Gabrio Casati e Carlo Matteucci – è la nomina, nel 1856, a cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro poi culminata nel 1862 con quella a ufficiale. Le lettere da lui indirizzate a Bettino Ricasoli e a Giovan Battista Giorgini nel 1859 testimoniano una sensibilità che contrapponeva la ‘causa comune’ dell’Italia alle ‘agitazioni’ rivoluzionarie. Nominato professore di diritto naturale e delle genti, disciplina allora ritenuta intrinsecamente liberale, fu rettore dell’Università di Siena dal novembre 1860 al 1865, incarico che testimoniava il suo pieno inserimento nelle élites locali e anche i suoi buoni rapporti con Ricasoli, che è da ritenere ispiratore della scelta, contestuale alla destituzione dei docenti non liberali della locale facoltà teologica. Le sue prolusioni testimoniano una piena identificazione con l’istituzione e con il suo ruolo nel contesto locale, che si sviluppò anche con la partecipazione alla vita della contrada della Tartuca nel ruolo di correttore, il sacerdote preposto alla celebrazione delle funzioni religiose nell’ambito del Palio. Chiese e ottenne il collocamento a riposo dal ruolo universitario dal 19 ottobre 1865.
Nella Metodica applicata alla istruzione ed educazione del sordo muto (Siena 1869) dichiarò di riprendere la nomenclatura di Severino Fabriani e i principi di educazione morale di Rosmini, con il cui circolo ebbe rapporti anche dopo la scomparsa del roveretano attraverso Francesco Paoli e Alessandro Pestalozza. A partire dal 1871 adottò e promosse il metodo orale del p. Giulio Tarra. Culmine del suo impegno nel settore dell’educazione dei sordi fu la fondazione nel 1872 del periodico Dell’educazione dei sordomuti in Italia, che diresse fino alla morte e che si affermò subito come strumento informativo tra gli operatori del settore, sia come un’opportunità di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Il periodico è tuttora pubblicato col titolo L’educazione dei sordi.
La sua Guida della gioventù nelle sue relazioni religiose e sociali (Siena 1876) è una compilazione dichiaratamente antologica, di cui è rilevante l’inclusione di autori contemporanei come Alfonso Capecelatro, Henri-Dominique Lacordaire, Rosmini, e Gioacchino Ventura. Ampia anche la sua produzione di biografie e commemorazioni d’occasione, in parte raccolte in T. Pendola, Prose varie edite e inedite (Siena 1876-1877).
In occasione dell’inchiesta promossa dal ministro Antonio Scialoja sull’istruzione secondaria (1872-75) scrisse un parere, pubblicato in forma di lettera aperta a Tommaseo nella Rivista universale (vol. XVII, aprile 1873), in cui sostenne una posizione favorevole alla libertà di insegnamento, intesa tanto in senso di libertà di metodo quanto in forma di libertà istituzionale, testimoniando così la vicinanza degli scolopi toscani di orientamento rosminiano, come tra gli altri Luigi Everardo Micheli e Celestino Zini, ai più complessivi ambienti italiani del conciliatorismo cattolico moderato.
Morì a Siena il 12 febbraio 1883.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale, b. 1559 , fasc. Pendola Tommaso; Firenze, Archivio Provincia Italiana Padri Scolopi, scatole 221, Appunti di lezioni e di corrispondenza e 222 “Istit. Filof.e” Elementi di filosofia dettati dall’illustrissimo prof. Tommaso Pendola nella i e r università di Siena nell’anno 1832 e Reg. Prov., b. 16 busta Pendola Tommaso (documenti personali); Archivio di Stato di Firenze, Tabarrini, b. 34, ins. 2B sf. Affari riservati; Archivio di Stato di Siena, carte Mengozzi Guido e Narciso e fondo Nazareno Orlandi; Cagliari, Biblioteca universitaria, Autografi, 48.1648; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio Lambruschini, 13.13-18; Carteggio Tommaseo, III.21-23; Carteggio Vieusseux, 79.67-90; Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, P.V.53; Siena, Autografi Porri, 18.110 ; carte Marzucchi Celso; Pisa, Biblioteca universitaria, ms. Ferrucci Michele e ms. ROSSELMINI.776; Roma, Biblioteca Angelica, ms. 2286. Università degli Studi di Siena, Archivio storico, Grottanelli de’ Santi.
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M. Ricci, In commemorazione del P. Tommaso Pendola delle scuole Pie nell’occasione dei funerali del trigesimo giorno della sua morte, Siena 1883 (contiene una prima biografia con elenco delle opere); M.P. Transerici Biagini, Tommaso Pendola e l’educazione dei sordomuti in Italia nel Sec. XIX. Con appendice di documenti inediti, in Rivista rosminiana di filosofia e di cultura, 69 (1975), 3, pp. 237-274, 381-457; G. Bonuccelli, Pendola Tommaso, in Diccionario Enciclopedico Escolapio, II, Salamanca 1983, pp. 423-425; P. Nardi, Note su Tommaso Pendola e l’Università di Siena nell’Italia unita (1859-1965), in Scritti per Mario Delle Piane, Napoli 1986, pp. 165-182; G. Resti, L’ istruzione popolare a Siena nella seconda metà dell’Ottocento, Roma 1987, ad indicem; I. Porciani, Un Ateneo minacciato. L’Università di Siena dalla Restaurazione alla prima guerra mondiale, Siena 1991, ad indicem; M.P. Biagini Transerici, Pendola Tommaso, in Enciclopedia Pedagogica, diretta da M. Laeng, Brescia 1992, V, pp. 8892-8896; A. Mirizio, I buoni senesi. Cattolici e società in provincia di Siena dall’Unità al fascismo, Brescia 1993; A. Gaudio, L’educazione dei sordomuti, in La stampa pedagogica e scolastica in Italia 1820-1943, a cura di G. Chiosso, Brescia 1997, pp. 291-293; L’ archivio dell’Istituto T. Pendola per sordomuti in Siena: 1828-1990, Inventario a cura di A. Cutillo, Siena 1997; A. Gaudio, Educazione e scuola nella Toscana dell’Ottocento, Brescia 2001, ad indicem; L’ Istituto Tommaso Pendola di Siena per l’educazione dei sordi: memorie, esperienze, prospettive di ricerca, a cura di S.S. Macchietti, Roma 2004; E. Cimino, Tommaso Pendola: la vita e gli scritti. Antologia, Siena 2006; Tommaso Pendola (1800-1883). Tra apostolato, pedagogia e impegno civile, a cura di M. Bennati, Siena 2008; P. Nardi, Tommaso Pendola patriota e primo rettore dopo l’Unità,in Insieme sotto il tricolore. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento, a cura di D. Cherubini, Cinisello Balsamo 2011, pp. 51-52; M. Manfredi, Tommaso Pendola e il Gabinetto di Giovan Pietro Vieusseux. Storia di un intenso rapporto, in Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, 19 (2012), pp. 235-254; A. Leoncini, L’ influenza cattolica nei moti risorgimentali. Il caso dell’Università di Siena, in Rassegna storica toscana, LVIII (2012), pp. 39-63.