RADINI TEDESCHI, Tommaso
RADINI TEDESCHI, Tommaso (Thomas Placentinus, de Placentia, Rhadinus Todischus). – Nacque a Piacenza il 15 marzo 1488 da un’antica famiglia nobile oriunda svizzera.
Entrò nell’Ordine domenicano probabilmente intorno al 1503 presso il convento di S. Giovanni in Canale a Piacenza. A giudicare dalle testimonianze, fu un giovane di doti eccezionali, in seguito «gran poeta, matematico, canonista, filosofo, oratore, e teologo, il quale (fuori che la grammatica) imparò tutte le arti senza maestro» (Crescenzi, 1639, p. 310). Nel 1509, ancora a Piacenza, compose la sua prima opera, il Sideralis abyssus, apparso nel 1511 a Pavia (I. Pocatela; riedito a Parigi presso H. Le Fèvre per i tipi di T. Kees nel 1514). L’opera è dedicata a Goffredo Carli, presidente del Senato del Ducato di Milano. Si tratta di una peculiare esposizione, disposta in cinquanta capitoli, della teologia tomistica delle virtù, le quali troverebbero riscontro nelle costellazioni zodiacali ed extrazodiacali. Attraverso la conoscenza del firmamento sarebbe concepibile, secondo l’autore, spingersi alle origini stesse della religione.
È possibile che Radini Tedeschi proseguisse i suoi studi teologici presso il convento di S. Apollinare a Pavia, visto che due delle tre prefazioni del Sideralis abyssus in elogio dell’autore furono stese da professori universitari pavesi, l’una da Pietro Antonio Rustico, logico e medico, l’altra da Giovanni Francesco Conti (Quinzano Stoa), poeta laureato. La lunga amicizia tra Radini Tedeschi e Matteo Bandello fa ritenere altrettanto probabile un suo soggiorno presso lo studio teologico del convento di S. Maria delle Grazie a Milano, dove, nella seconda metà del primo decennio del Cinquecento, Bandello fu impegnato nella formazione degli studenti del convento.
Nel 1510 Radini Tedeschi si trasferì a Milano presso il convento di S. Eustorgio, dove rimase per due anni, probabilmente per insegnarvi filosofia. Vi avrebbe pubblicato nel 1511 un commento alla Philosophia priscorum, oggi perduto (cfr. Poggiali, 1789, p. 212). Fece parte di un gruppo di domenicani intenti a riformare il convento, tra cui Isidoro degli Isolani e altri membri della congregazione lombarda, quali Silvestro Mazzolini da Prierio, Francesco Silvestri da Ferrara e Crisostomo Javelli, con i quali Radini Tedeschi avrebbe in seguito avuto più stretto contatto. Sempre a Milano apparve nel 1511 (G. Da Ponte) un’altra opera di Radini Tedeschi, la Calipsychia sive de pulchritudine animae, dedicata all’imperatore Massimiliano I. L’autore vi propone un’allegoria dell’opposizione tra divino e umano, ragione e senso, anima e corpo, bene e male, in cui incorrerebbe l’anima nella sua aspirazione a Dio; allegoria che si ispira all’Asino d’oro di Apuleio.
Due delle tre prefazioni premesse alla Calipsychia si devono a Francesco Silvestri e a Matteo Bandello; quest’ultima dedicata a Lazzaro Radini Tedeschi – legato e senatore «a secretis» di Ludovico Sforza, un influente parente di Radini Tedeschi –, in cui Bandello elogia il testo. In una successiva lettera a Marco Antonio Sabino, egli esprime tuttavia le sue riserve nei confronti dell’opera perché troppo emulativa dello stile apuleiano (Bandello, 1554, pp. 13 s.).
Radini Tedeschi si recò in seguito a Roma per proseguire gli studi superiori di teologia. Con ogni probabilità frequentò lo Studium Urbis. È certo che insegnasse a Roma dal 1514 circa, come si evince dalla dedica a Leone X (c. A1v) dello Hexasphaerium, altra sua opera apparsa a Roma nel 1516 (G. Mazzocchi). L’opera è composta di sei elegie in cui si elogiano le sei sfere dello stemma mediceo e include una serie di dialoghi letterari, in cui figurano Radini Tedeschi, Bandello e altri umanisti.
A Roma risiedette nel convento di S. Sabina, che all’epoca faceva parte della congregazione lombarda, dove avrebbe passato il resto della sua vita. Gli atti di un capitolo domenicano tenutosi nel 1518 registrano che Radini Tedeschi si fosse addottorato in teologia assieme con i confratelli lombardi Crisostomo Javelli e Francesco Silvestri (Kaeppeli, 1935, pp. 307 s.). L’effettiva data del dottorato è comunque da supporsi anteriore anche di qualche anno alla registrazione.
Gli ultimi anni del secondo decennio del Cinquecento furono segnati dal crescente diffondersi della Riforma protestante nonché dalle dispute teologiche che ne seguirono. Il 15 giugno 1520 fu emanata la bolla Exsurge Domine, cui Martino Lutero fece seguire tre scritti polemici. Proprio allora Radini Tedeschi entrò nella disputa – dopo Silvestro Mazzolini (il Prierio), Ambrogio Catarino, Tommaso de Vio (il Caietano) e Isidoro degli Isolani – con l’Oratio in Martinum Luterum, apparsa a Roma nell’agosto del 1520 (G. Mazzocchi; in ottobre A. Blado; nello stesso anno Colonia, P. Quentel, e Lipsia, M. Lotter il Vecchio; nel 1522 a Roma, a cura del Prierio, cfr. Tavuzzi, 1994, p. 49).
I suoi scritti precedenti già testimoniano della sua vasta cultura, che si esprime in un connubio, tipico dell’età rinascimentale, tra conoscenza dei classici, solida preparazione scolastica e amore per le scienze e per le arti, con uno spiccato interesse in questioni etiche. Nell’Oratio contro Lutero tale cultura viene messa al servizio di una difesa della dottrina della Chiesa; l’opera è concepita in forma di pamphlet, come arringa d’accusa davanti a un tribunale dei principi tedeschi. Contro Lutero, Radini Tedeschi fa valere la conoscenza delle scienze e matematiche ai fini teologici, sottolineando l’importanza della filosofia aristotelico-scolastica per il pensiero cristiano.
Radini Tedeschi fu oratore molto apprezzato almeno sin dalla festa di S. Stefano del 1516, quando Leone X in persona si congratulò con lui per l’eloquenza e l’erudizione di una sua orazione tenuta in tale occasione. Le sue orazioni sono state considerate irrimediabilmente perdute; solo in tempi recenti è stata ritrovata manoscritta un’Oratio in festum omnium sanctorum, tenuta nella basilica di S. Pietro il 1° novembre 1520 alla presenza di Leone X (pubblicata in Tavuzzi, 1994, pp. 57-63).
Appartenente al genere specializzato della predicazione alla corte papale, in quest’orazione sacra si esalta la mitezza del pontefice, opinione condivisa da molti contemporanei. Il concetto di mitezza (mansuetudo), di ispirazione ciceroniana e senechiana, che insieme alla clemenza fa parte della temperanza, era molto diffuso in certe cerchie rinascimentali; l’elogio del papa qui si collega all’idea del principe ideale.
Risale a quel periodo, anteriore al 24 novembre 1520, la nomina di Radini Tedeschi a vicario del maestro del Sacro Palazzo, allora il Prierio. Radini Tedeschi avrà certamente studiato sotto la sua direzione allo Studium Urbis, come baccalaureus delle sentenze, per conseguire il dottorato, ma probabilmente si conoscevano già dai tempi del suo soggiorno a S. Eustorgio. Fu inoltre lettore principale («protolector») e assistente del Prierio presso la cattedra di teologia allo Studio, dove ebbe come proprio assistente il frate Girolamo da Bertenorio (Mazzolini da Prierio, 1521, p. 137). Il 23 marzo 1521 Radini Tedeschi fu promosso a maestro del Sacro Palazzo supranumerarius per ordine diretto di Leone X (Quétif - Échard, 1721, p. 74). Dalla metà del 1521 alla morte di Radini Tedeschi e del Prierio nel 1527, de iure vi furono quindi due maestri del Sacro Palazzo, rimunerati entrambi dalla Camera apostolica con 10 ducati d’oro fino al 21 gennaio 1527 (Taurisano, 1916, p. 50 n. 4).
In un primo tempo, l’Oratio contro Lutero venne ritenuta da questi e da Filippo Melantone opera di Hieronymus Emser, scritta sotto pseudonimo. Melantone rispose quindi con una Adversus Thomam Placentinum Oratio pro Martino Luthero theologo (1521), pubblicata sotto lo pseudonimo di Didymus Faventinus. Radini Tedeschi replicò nel 1522 con un’Oratio in Philippum Melanchthonem Luteranae hereseos defensorem, dedicata ad Adriano VI, apparsa il 1° maggio a Roma (G. Mazzocchi), ristampata due volte in Germania lo stesso anno, a Magonza da Johann Schöffer (sebbene il colofon indichi «Rhomae» come luogo di stampa) e a Lipsia (M. Landsberg).
L’Oratio contro Melantone, la cui stesura fu iniziata ancora dietro esortazione di Leone X, è concepita in forma di allocuzione davanti alla Dieta di Worms, la quale, in seguito alla bolla di scomunica del 3 gennaio 1521 contro Lutero, il 16 aprile 1521 su convocazione di Carlo V emanò l’Editto di Worms con cui Lutero veniva condannato come eretico e posto al bando. Elogiando Carlo V, Radini Tedeschi nell’Oratio condivide le speranze infondate che a Roma si riponevano nell’editto e ribadisce l’utilità della metafisica e della morale alla teologia.
Nel frattempo, Radini Tedeschi era succeduto al Prierio sulla cattedra di teologia: nel titolo dell’Oratio contro Melantone egli è infatti nominato come professore ordinario di teologia. I due scritti polemici ebbero vasta eco e furono in parte ben accolti (Cochläus, 1549, p. 112). Ma vi furono anche voci che si espressero in termini meno lusinghieri, tra cui quella di Erasmo.
Morì, stando alle parole di Leandro Alberti, suo confratello, ai primi di maggio del 1527, durante il Sacco di Roma. Il convento di S. Sabina, dove risiedeva anche il Prierio, fu occupato dalle truppe imperiali e la biblioteca fu distrutta.
L’Orazione contro Filippo Melantone (1522) è edita a cura di F. Ghizzoni, con saggio introduttivo di G. Berti, Brescia 1973.
Fonti e Bibl.: Erasmo da Rotterdam, Opus epistolarum (1484-1536), a cura di P.S. Allen - H.W. Allen, IV, Oxford 1922, p. 409 n. 1167; L. Alberti, De viris illustribus Ordinis praedicatorum, Bononiae 1517, cc. 135r, 147r; S. Mazzolini da Prierio, De strigimagarum daemonumque mirandis libri tres, Romae 1521, p. 137; J. Cochläus, Commentaria de actis et scriptis Martini Lutheri Saxonis, Maguntiae 1549, p. 112; L. Alberti, Descrittione di tutta Italia, Bologna 1550, c. 335v; M. Bandello, Novelle, III, Lucca 1554, pp. 13-15; U. Locati, De Placentinae urbis origine, successu et laudibus, Cremonae 1564, p. 187; G.P. Crescenzi Romani, Corona della nobiltà d’Italia, I, Bologna 1639, p. 310; P.M. Campi, Dell’historia ecclesiastica piacentina, Piacenza 1651, p. 327; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, II, 1, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 73-75; C. Poggiali, Memorie per la storia letteraria di Piacenza, I, Piacenza 1789, pp. 207-220; L. Molossi, Vocabolario topografico dei ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Parma 1832-1834, p. 393; C. Caversazzi, Un romanzo spirituale ignorato nel sec. XVI, in Bollettino storico piacentino, V (1910), pp. 167-169; C. Agosti Garosci, Per la cronologia di alcune novelle di Matteo Bandello, in Giornale storico della letteratura italiana, LIX (1912), pp. 106-109; F. Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Freiburg 1912, pp. 177-199; F. Picco, La Calipsychia di T. R.T., in Bollettino storico piacentino, VII (1912), pp. 140-142; G. Tononi, T. R.T., in Il Piacentino istruito, Piacenza 1913, pp. 143-148; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Romae 1916, pp. 50 s.; V. Spreti, Enciclopedia storica nobiliare italiana, V, Milano 1932, pp. 577 s.; T. Kaeppeli, Supplementum ad Acta Capitularum Generalium editionis B. Reichert, in Archivum fratrum praedicatorum, V (1935), pp. 307 s.; Die Amerbach-Korrespondenz, a cura di A. Hartmann, II, Basel 1943, pp. 318, 320; P. Fraenkel, Zwanzig Jahre Melanchthonstudium, VI, Literaturberichte (1945-1965), Genève 1967, p. 29; T. Rolleri, Un libello antiluterano ignorato: il De Sanctorum vitae et Lutheri discrepantia di Pietro della Porta (Pavia 1570), in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXIV (1970), p. 63; A. Scarpellini, T. R.T. O.P. e la sua polemica con Lutero e Melantone, in Ravennatensia, III, Atti dei Convegni di Piacenza e Modena (1969-1970), Cesena 1972, pp. 273-286; W. Klaiber, Katholische Kontroverstheologen und Reformer des 16. Jahrhunderts. Ein Werkverzeichnis, Münster 1978, ad ind.; Le antiche famiglie di Piacenza e i loro stemmi, a cura di C.E. Manfredi, Piacenza 1979, pp. 353 s.; R. Stupperich, Melanchthon und R. Zum Kampf um Luthers Gedanken in Italien, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, C (1989), pp. 340-352; M. Tavuzzi O.P., An unedited “Oratio” by T. R.T. O.P. (1488-1527), in Archivum historiae pontificiae, XXXII (1994), pp. 43-63. Id., Prierias. The life and works of Silvestro Mazzolini da Prierio, 1456-1527, Durham-London 1997, pp. 87 s.