TONDINI DE’ QUARENGHI, Cesare
(in religione Cesario). – Nacque a Lodi l’11 gennaio 1839 da Carlo e da Angela Peroni, in un’agiata famiglia di origine bergamasca che annoverava tra i suoi antenati l’architetto Giacomo Quarenghi, attivo alla corte dell’imperatrice di Russia Caterina II.
A partire dal 1845 studiò dai barnabiti, dapprima al collegio di S. Francesco di Lodi, quindi al collegio Longone di Milano, dove terminò gli studi classici. La frequentazione dell’Ordine fece maturare in lui una vocazione religiosa precoce. Decisiva per le scelte future del giovane Cesare fu la conoscenza del conte russo Grigorij Šuvalov, che esercitò su di lui grande fascino culturale e spirituale. Tondini avrebbe ripetutamente ricordato che l’8 settembre 1855, durante la messa nell’oratorio del collegio Longone, mentre si trovava inginocchiato accanto al conte, quest’ultimo decise improvvisamente di diventare barnabita, rammentando le parole che Cesare gli aveva rivolto il giorno prima, narrandogli della propria vocazione religiosa. Lo stesso Šuvalov riporta l’episodio nelle sue memorie (Ma conversion et ma vocation, Paris 1859, trad. it. La mia conversione e la mia vocazione del P. Agostino Schouvaloff, Milano 1859, pp. 302 s.). Da quel momento il rapporto tra i due sarebbe stato di reciproca influenza.
Il 4 ottobre 1855 Tondini entrò nel noviziato dei barnabiti di S. Maria di Carrobiolo a Monza, dove l’8 novembre ricevette l’abito dei chierici e il nome religioso di Cesario. Professati i voti semplici il 16 novembre 1856, fu mandato a studiare teologia al collegio di S. Barnaba a Milano. Pronunciò i voti solenni l’8 maggio 1859 nella chiesa di S. Maria annessa alla casa del noviziato. A novembre fu inviato a insegnare storia e religione nel collegio di S. Maria degli Angeli a Monza. Ordinato prete il 2 febbraio 1862, fu destinato al collegio barnabita di Parigi, dove giunse il 13 novembre. Qui Šuvalov – morto nell’aprile del 1859 – aveva aperto una casa con l’intenzione di farne un centro di preghiere, studi e apostolato, al fine di favorire l’unione della Chiesa ortodossa russa e di tutto l’Oriente a Roma. Tondini ricordava di aver sentito parlare fin da ragazzo dell’associazione di preghiere per la conversione dell’Inghilterra promossa dal passionista Ignazio (George) Spencer e, sotto l’ispirazione di Šuvalov, aveva ritenuto necessario fondare un’opera simile per la Russia: «Or bene: ecco che poco dopo la mia ordinazione sacerdotale, trovandomi tutto solo nella mia camera d’un subito una viva commozione s’impadronì del mio spirito e mi parve udire distintamente le parole: ciò che il p. Spencer ha fatto per l’Inghilterra deve essere fatto anche per la Russia» (Siciliani, 1907, p. 7). Tale fu la genesi dell’Associazione di preghiere pel trionfo della B.V. Immacolata nella Conversione degli Scismatici Orientali, e specialmente dei Russi, alla Fede Cattolica (Milano 1862), il cui programma sarebbe stato in seguito stampato in altre lingue e diffuso in molti Paesi europei con la benedizione di Pio IX. L’idea portante dell’opera, ereditata da Šuvalov, era che la devozione a Maria, così diffusa in Oriente, sarebbe stata determinante per la riunione delle Chiese ortodosse alla cattolica. «A questa che sentì come una autentica missione – ha rilevato Tamborra – Cesare Tondini rimase costantemente fedele nell’arco dell’intera esistenza, con pieno appoggio del suo Ordine, della Sede apostolica (che si valse della sua riconosciuta competenza), come dello stesso movimento cattolico, in Italia e all’estero» (Tamborra, 1992, p. 264). L’iniziativa ricevette autorevole sostegno da più parti: a Torino da don Giovanni Bosco; a Livorno da don Giovanni Piccioni; a Lione dal cardinale Louis de Bonald; a Parigi da vari esponenti della nobiltà russa e polacca, tra cui la superiora delle suore di Carità Natalija Nariškina, cugina di Šuvalov e appartenente alla famiglia principesca della moglie di Pietro il Grande. Nella capitale francese Tondini ebbe contatti con gli ecclesiastici che si dedicavano alla causa unionistica. Tra essi l’abbé Pierre Soubiranne, direttore generale dell’Œuvre des écoles d’Orient, i gesuiti russi Ivan Gagarin, Ivan Martynov ed Evgenij Balabin, e il principe Avgustin Golicyn, convertito al cattolicesimo.
Nel maggio del 1864 Tondini fu assegnato alla missione di Scandinavia presso un protestante norvegese convertito al cattolicesimo e divenuto barnabita, padre Paolo Maria Stub. Risiedette dapprima a Stoccolma e poi – da novembre fino all’ottobre del 1866 – a Christiania (l’odierna Oslo), studiando le lingue nordiche e slave ed esercitandosi alla dura vita del missionario. Alla vigilia del trasferimento in Norvegia compì un breve viaggio a San Pietroburgo per una prima conoscenza diretta della Russia, che non avrebbe rivisto per i venticinque anni successivi.
Nell’ottobre del 1866 lasciò la Norvegia per Parigi, non prima di essere passato per Londra con l’obiettivo di raccogliere fondi. Fece base nella capitale francese fino al 1870 dedicandosi interamente agli studi e alle prime pubblicazioni, tra cui Études sur la question religieuse de Russie. Première étude. La primauté de Saint Pierre prouvée par les titres que lui donne l’Église Russe dans sa liturgie (Paris 1867), il primo di una serie di studi sulla questione religiosa in Russia che lo avrebbero impegnato fino al 1876. Nel febbraio del 1867, nel corso di un viaggio per l’Europa, ebbe un colloquio franco sul tema dell’unionismo con l’ambasciatore russo a Bruxelles, il principe Nikolaj Alekseevič Orlov, un «incontro che doveva segnare profondamente la teologia unionistica di Tondini» (L. Carboni, Cesare Tondini..., 2005, p. 167). Nel settembre dello stesso anno intervenne al III Congresso cattolico di Malines con un discorso in cui chiedeva di sostenere l’appello all’unione attraverso la preghiera, com’era nello spirito di quella che lui chiamava l’«Opera del Padre Šuvalov».
Nel settembre del 1870, durante la guerra franco-prussiana, Tondini si trasferì a Londra, per fare poi ritorno a Parigi nel 1872. Nel corso degli anni Settanta si fece strada in lui la consapevolezza che l’attività di propaganda non fosse sufficiente alla causa unionista, se non sostenuta da un serio approfondimento dottrinale. Due opere pubblicate nel 1874 a Parigi, L’avenir de l’Église russe e Règlement ecclésiastique de Pierre le Grand, lo fecero conoscere a un vasto pubblico letterario.
In un colloquio avuto con Leone XIII in una data imprecisata attorno al 1878, il barnabita insistette sulla necessità, nell’«apostolato della Russia», di adoperare «carità» e «scienza». Tale convinzione, maturata in lui fin dagli incontri avuti a Parigi con i gesuiti russi, gli fece scrivere che per aprire la strada in Russia «più che la scienza è necessaria la carità», con l’introduzione di attività sociali cattoliche e di «buoni libri più ad uso del popolo». Alla conversazione avuta con Leone XIII si sarebbe riallacciato nella serie di quindici Lettere al direttore redatte, a partire dal 21 gennaio 1880, per L’Unità cattolica, il quotidiano torinese di don Giacomo Margotti, che lo aveva sollecitato a scrivere del movimento rivoluzionario che stava agitando l’Impero russo. Pochi mesi dopo le Lettere sarebbero state raccolte in un opuscolo dal titolo Che fare per la Russia? Studio sul socialismo russo nelle sue relazioni colla religione e l’Italia (Torino 1880) – in seguito tradotto e dato alle stampe anche in francese – che rivela la sintonia di Tondini con la sensibilità sociale del populista Nikolaj Černyševskij. Secondo il barnabita, l’alternativa cattolica a quello che definiva «il programma più completo del socialismo russo» poteva essere costituita soltanto dall’insegnamento di Leone XIII. Il populista russo e il pontefice romano erano «le due potenze morali che si disputa[va]no la Russia», il cui avvenire religioso sarebbe dipeso «dalle preferenze che vi otterrà il programma dell’uno, o quello dell’altro». In altre parole, «l’uno al Vaticano e l’altro in Siberia rappresenta[va]no il doppio programma nella soluzione della questione sociale: con Dio o senza Dio».
Il biennio 1878-1880 era stato piuttosto movimentato per Tondini. Nel dicembre del 1878 era divenuto rettore del collegio barnabita di Gien, nella Valle della Loira, un incarico da cui si dimise il luglio successivo. Dopo un soggiorno a Torino, nel 1880 era di nuovo a Parigi, che dovette però abbandonare per Londra a causa dei decreti Ferry che espellevano le congregazioni religiose straniere dalla Francia.
Tra il 1882 e il 1886 fu al servizio del vescovo croato di Djakovo, in Slavonia, Josip Juraj Strossmayer – conosciuto a Parigi nel 1867 –, un convinto sostenitore del progetto ‘iugoslavo’. I Balcani furono comunque ritenuti un ripiego dinanzi all’impossibilità di recarsi in Russia: «Niš è mezzo [...] e non fine. Niš non è la Russia, e la promessa fatta sulla tomba del padre Schouvaloff mi sta sempre innanzi al pensiero» (Priante, 2003, p. 88). In tale periodo fece la spola con la Serbia, agendo a sostegno degli operai cattolici, ma anche operando a livello diplomatico, in particolare intrattenendo rapporti con il principe Milan, con cui sperava di concludere un concordato a nome della S. Sede. Ciò che non avvenne per la Serbia si realizzò invece per il Montenegro con cui il concordato fu stipulato il 18 agosto 1886, grazie ai buoni uffici del barnabita lombardo e del vescovo croato. Nella concezione visionaria di Tondini e Strossmayer i concordati con gli Stati ortodossi costituivano uno strumento per giungere all’unione delle Chiese.
Tornato a Roma nel 1886, due anni dopo fu nominato socio corrispondente dell’Accademia delle scienze dell’Università di Bologna allo scopo di studiare il modo per unificare i calendari cattolico e ortodosso, una questione a cui, insieme a quella della riforma della data di Pasqua in Russia, dedicò una serie di articoli e opuscoli. Nel gennaio del 1889 fu di nuovo a Parigi, presso il collegio Saint-Paul, in servizio come bibliotecario, prefetto degli infermi e cancelliere del padre provinciale. Partecipò attivamente al congresso degli scienziati svoltosi in Svizzera nel 1891 con una relazione in cui auspicava che si stabilissero a Gerusalemme il meridiano iniziale e l’ora universale, quale mezzo per ricondurre tutto il mondo al nucleo del cristianesimo. A partire dal 1893 viaggiò molto: a maggio di quell’anno intervenne al Congresso eucaristico di Gerusalemme, passando poi a giugno a Costantinopoli per due conferenze sulla riforma del calendario giuliano e sulla scelta del meridiano di Gerusalemme. A ottobre si imbarcò per Odessa e da lì raggiunse finalmente Mosca e San Pietroburgo, dove trascorse i sei mesi seguenti. Il periodo successivo fu quello più convulso: visse tra Parigi, Roma e l’Oriente, compiendo nuovi viaggi e missioni in Romania, Bulgaria e Slavonia. Nel marzo del 1895, quando Leone XIII istituì una commissione cardinalizia per promuovere l’unione delle Chiese, Tondini fu chiamato in qualità di esperto.
Nel 1899 fu richiamato a Roma, a causa di gravi problemi di salute, per ripartire dopo qualche mese di cure alla volta di Parigi. Verso la fine del 1901 gli fu proposto di stabilirsi a Costantinopoli come cappellano e direttore delle religiose di Nostra Signora di Sion, un compito che assolse per quattro anni.
In generale, si può affermare che l’attività di Tondini si sia mossa su piani differenti, ma tra essi collegati: teologico-culturale, con l’attività di pubblicistica e di studio; pastorale, con la partecipazione al movimento cattolico europeo, che egli cercò di sensibilizzare all’urgenza dell’unione delle Chiese; diplomatico, con la tessitura di relazioni tra gli Stati orientali e la S. Sede; scientifico, soprattutto negli ultimi anni, con gli studi per l’adozione di un unico calendario per cattolici e ortodossi e dell’ora universale, due questioni correlate all’unità dei cristiani orientali e occidentali.
Il 15 febbraio 1905, eletto procuratore generale della congregazione, fissò la sua residenza a Roma, nel collegio di S. Carlo ai Catinari, dove morì di tisi il 29 giugno 1907.
Opere. Padre Tondini è stato uno scrittore molto prolifico. L’elenco completo dei suoi scritti a stampa si trova in G.V. Siciliani, Il P. Cesare Tondini de’ Quarenghi barnabita, Roma 1907, pp. 15-30.
Fonti e Bibl.: Le Carte Tondini sono conservate presso l’Archivio storico dei barnabiti di Roma. Una descrizione dettagliata di questa collezione e, più in generale, della documentazione relativa al padre barnabita si trova in L. Carboni, Cesare Tondini, gli anni della giovinezza: 1839-1871 (formazione, missione e primi scritti), in Barnabiti Studi, XXII (2005), pp. 91-195. Per la biografia di Tondini si veda G.V. Siciliani, Il P. C. T. de’ Q. Barnabita, cit.; O. Premoli, Il P. T. e la conversione della Russia, Monza 1919 (fino a oggi la biografia più completa, che raccoglie una serie di articoli pubblicati l’anno precedente su La Scuola cattolica di Milano); G. Boffito, T. dei Q. Cesario: bio-bibliografia, in Scrittori barnabiti o della Congregazione dei chierici regolari di S. Paolo (1533-1933). Biografia, bibliografia, iconografia, IV, Firenze 1934, pp. 29-48. Si segnala anche la voce di G. Cagni, T. de’ Q. (César), in Dictionnaire de spiritualité, XV, Paris 1991.
Su periodi specifici della vita di Tondini o su aspetti particolari della sua opera sono da rimarcare: R. Tolomeo, Korespondencija Josip Juraj Strossmayer - C. T. de’ Q., Zagreb 1984; M. Priante, Alle origini del dialogo con l’Oriente cristiano: l’operato missionario in Serbia di Padre C. T. de’ Q., in Barnabiti Studi, XX (2003), pp. 83-137; S. Gallon, Padre C. T. de’ Q.: missionario in Croazia, pastore in Serbia tra gli italiani operai delle ferrovie con la fondazione delle prime missioni cattoliche, (1881-1885), Ceccano 2013. Sul lavoro di Tondini del 1880 Che fare per la Russia? Studio sul socialismo russo nelle sue relazioni colla religione e l’Italia si vedano S. De Ruggiero, Il volto originario del socialismo russo (da Bakunin ai senza Dio), in I Barnabiti. Studi, III (1937), pp. 118-125, e A. Tamborra, Verso la Rerum Novarum: C. T. de’ Q. barnabita, il movimento cattolico e il suo Che fare per la Russia? del 1880, in Rivista storica italiana, CIV (1992), pp. 261-272, poi ripubblicato in I tempi della ‘Rerum Novarum’. Atti del Convegno, Roma... 1991, a cura di G. De Rosa, Roma-Soveria Mannelli 2002, pp. 279-289. Sulle missioni del Nord si vedano i lavori del barnabita belga Silvestro Declercq, tra cui Gli ultimi anni dei Barnabiti in Norvegia, in Eco dei Barnabiti. Studi, IV (1938), pp. 41-46 e La missione dei Barnabiti in Svezia, ibid., V (1939), pp. 67-81. Dello stesso autore è il saggio Le problème de l’union des Eglises au XIXe siècle et les Barnabites. L’Œeuvre des PP. Schouvaloff et Tondini, in Pagine di Cultura, I (1934), pp. 209-223. Per quanto riguarda gli studi sull’età leonina che trattano della figura del barnabita lombardo si rimanda al citato saggio di Luca Carboni.