TONO MUSCOLARE
. Un muscolo allo stato di riposo si trova in una particolare condizione di tensione che non assomiglia né alla flaccidità del muscolo staccato dalle proprie connessioni nervose o di un soggetto sotto narcosi, né alla più evidente tensione di un muscolo in attività. Questa particolare condizione muscolare è ciò che deve intendersi comunemente per tono. Benché le ricerche degli ultimi anni, approfondendo le nozioni su questo argomento, ma nello stesso tempo rendendole meno chiare, abbiano condotto gli studiosi ad attribuire significati diversi a questa parola, per ora la definizione più accettabile è ancora quella proposta da Charles Foix: "tensione attiva dei muscoli, permanente e involontaria, variabile per intensita a seconda delle differenti azioni, riflesse o sincinetiche, che la rinforzano o l'inibiscono".
La questione del meccanismo del tono muscolare è fra le più complesse della neurofisiologia, e numerosi punti rimangono ancora oggi da approfondire. Il tono muscolare può considerarsi la somma di tutti gli eccitamenti che giungono alle cellule radicolari delle corna anteriori del midollo spinale. Tali eccitamenti giungono però attraverso molteplici vie e per svariati meccanismi. Una componente importantissima del tono è intanto costituita da un semplice riflesso con arco diastaltico spinale, le cui vie sono costituite da: radici posteriori, segmento spinale, radici anteriori. Ciò è chiaramente dimostrato dall'ipotonia che si provoca sezionando sperimentalmente le radici posteriori, e che si constata in alcune malattie che colpiscono tali radici (tabe) o in alcuni interventi chirurgici che le sezionano (operazione di Foerster). Nell'uomo l'importanza della contrazione tonica, soprattutto per il mantenimento della stazione eretta, è funzione di numerosi stimoli di origine periferica: pianta dei piedi, muscoli profondi del collo, canali semicircolari, muscoli oculomotori, retina. Ma l'ipotonia di origine puramente midollare può essere causata anche dalla sezione dei rami comunicanti simpatici. Da tempo è stato dimostrato che il sistema nervoso vegetativo ha importanza notevole sulla contrazione della fibra muscolare: la teoria ormai accettata da tutti, emessa in proposito da F. Bottazzi, rimonta al 1896. È ormai accertato che nella fibra muscolare esistono due sostanze, la prima miofibrillare, alla quale è confidata la contrazione clonica, e che si trova sotto il controllo dell'apparato cerebro-spinale; la seconda sarcoplasmatica alla quale è affidata la contrazione tonica e che è posta sotto l'azione del sistema simpatico. La contrazione clonica è brusca e breve, provoca elevazione termica, consuma notevole energia, si esaurisce rapidamente, causa fenomeni di intossicazione da fatica, consumo di glicogeno e di ossigeno, produzione di acido lattico e di acido carbonico. La contrazione tonica, invece, è lenta e permanente, provoca abbassamento della temperatura, consuma pochissima energia, resiste quasi indefinitamente, non causa intossicazione da fatica, si esplica con produzione di creatinina e consumo di sostanze albuminoidi.
Ma una parte notevole degli eccitamenti centripeti non segue l'arco diastaltico spinale, e giunge invece ai centri nervosi superiori attraverso le vie spinali ascendenti lunghe, arrivando così al cervelletto, al nucleo rosso, o ai centri corticali. Da queste formazioni, attraverso vie solo in parte attualmente note, gli eccitamenti tonigeni tornano verso il midollo, sottostando però all'azione inibitoria della corteccia cerebrale e dei corpi striati. Non va inoltre dimenticata l'esperienza classica di Sherrington della rigidità decerebrata causata sperimentalmente da una sezione del tronco cerebrale con un taglio praticato fra i tubercoli quadrigemini anteriori e i posteriori. La rigidità decerebrata consiste in un'ipertonia in estensione dei quattro arti, diminuita dalla sezione delle radici posteriori, non modificata dall'ablazione del cervelletto. Questa sindrome è assai verosimilmente dovuta alla soppressione sperimentale dell'azione inibitrice dei centri superiori (corteccia e corpo striato) sui centri tonigeni inferiori: mesencefalici, bulbari e midollari. La clinica conferma questi dati perché la maggior parte delle malattie del corpo striato si esplica con una ipertonia. Vi è, è vero, l'eccezione della corea, nella quale esiste generalmente ipotonia: ma il meccanismo di questo fenomeno non è ancora bene delucidato. Il cervelletto esercita una funzione di rinforzo sul tono muscolare (L. Luciani), funzione che si controlla in clinica per la comparsa di un'ipotonia nelle affezioni cerebellari unilaterali. Quanto alla corteccia cerebrale, la sua funzione rispetto al tono può essere sia eccitatrice sia inibitrice. Ciò è provato rispettivamente dall'ipotonia che insorge immediatamente dopo una lesione delle vie motorie cortico-spinali e dall'ipertonia che si manifesta tardivamente dopo tali lesioni, probabilmente per il progressivo predominio successivo dei centri tonigeni mesencefalici (nucleo rosso).
Nel complesso entrano nel concetto "tono" numerose componenti: 1. il tono residuale, di riposo, di origine soprattutto vegetativa; 2. il tono di postura locale e degli atteggiamenti che si rivela specialmente nei riflessi di postura (v. riflessi); 3. il tono di sostegno della motilità volontaria cinetica; 4. finalmente il tono di sforzo di origine prevalentemente piramidale.
Anomalie del tono muscolare. - Ipotonie. - Possono verificarsi per lesioni delle radici sensitive e dei cordoni midollari posteriori, nelle polinevriti, nella tabe, nelle radicoliti, nella poliomielite, in tutte le lesioni traumatiche delle radici; per liberazione di una formazione abitualmente inibitrice (probabilmente il globus pallidus nella corea e nell'atetosi); per lesioni dell'apparecchio di regolazione del tono: sindromi cerebellari; per ritardi nello sviluppo del neurone periferico: miatonia congenita.
Ipertonie. - Di origine psichica, catatonia, per soppressione (di origine probabilmente tossica) dell'inibizione corticale sui centri tonigeni; per lesione dei centri superiori vegetativi: miotonia o malattia di Thomsen; per liberazione delle attività tonigene sia con un meccanismo d'inibizione, sia con un meccanismo di liberazione: sindromi piramidali ed extrapiramidali. Senza entrare nel merito del meccanismo con cui quest'ultimo genere d'ipertono si produce, abbiamo dati clinici sufficienti per distinguere l'ipertono piramidale dall'ipertono extrapiramidale. Il primo, detto anche spasmo, si esplica generalmente con una prevalenza dei muscoli flessori all'arto superiore ed estensori all'arto inferiore, non cessa durante il sonno e la narcosi, è poco influenzato da fattori psichici e da speciali stimoli farmacologici (scopolamina), s'accompagna generalmente a notevole esagerazione dei riflessi tendinei e a particolari riflessi patologici (per es., segno di Babinski); il secondo, invece, detto anche rigor si rivela nei movimenti passivi di flessione e d'estensione in modo uniforme perché colpisce ugualmente tutti i gruppi muscolari; offre all'esplorazione clinica una resistenza simile a quella della cera; è influenzabile dalla scopolamina e da fattori psichici; per lo più non è accompagnato da esagerazione dei riflessi e mai dal segno di Babinski.
Sono da ricordare finalmente le ipertonie dovute a lesioni periferiche causate da veleni a localizzazione elettiva o da irritazioni delle radici posteriori che provocano l'insorgenza di contratture riflesse.