Storico britannico (Londra 1948 – New York 2010). Nato in seno a una famiglia ebraica, durante la giovinezza ha simpatizzato con la causa sionista; prima di iniziare il percorso universitario a Cambridge, ha lavorato per circa un anno in un Kibbutz, ed è stato testimone della guerra dei sei giorni. Ultimati gli studi in Storia (Cambridge ed École Normale Supérieure di Parigi) si è dedicato alla docenza (ha insegnato a Oxford e alla New York University) e si è fatto notare come autore di saggi e studi centrati sulla storia europea. Molti di questi forniscono una panoramica sulla Francia moderna e contemporanea: da La reconstruction du Parti socialiste – 1921-1926 (1976) a The burden of responsibility – Blum, Camus, Aron and the French twentieth century (2000). Altri, invece, allargano l’analisi all’Europa intera come l’acclamato Post war – a history of Europe since 1945 (2005, Dopoguerra – come è cambiata l’Europa dal 1945 a oggi). Parte della notorietà di J. si deve poi alle decise posizioni maturate nel corso degli anni in relazione a Israele e alla sua politica; disilluso dall’evolversi della questione israelo-palestinese, ha sostenuto l’“anacronismo” di uno Stato ebraico che invece dovrebbe essere bi-nazionale, tanto ebraico quanto arabo. Colpito da una grave malattia degenerativa (sclerosi laterale amiotrofica), negli ultimi anni di vita ha scritto per The New York Review of Books raccontando la sua malattia e nel 2010 ha pubblicato Ill fares the land – a treatise on our present discontents e The memory chalet (Lo chalet della memoria – tessere di un Novecento privato). Nel 2012 è uscito postumo il volume Thinking the Twentieth century (trad. it. Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, 2012), saggio-conversazione scritto in collaborazione con T. Snyder.