TORCIERA (Torciere)
Per sostenere uno o più ceri di grandi dimensioni la torciera si presenta già nel sec. XIV con una forma determinata dal suo stesso uso: di ferro, su tre o quattro piedi, ha un fusto che regge un largo piatto o un cerchio, pur esso di ferro, con uno o più becchi o perni, fissi o girevoli, su cui s'infilavano le force; e mantenne questa forma pur variandola con ornamenti in lamiera sbalzata o stagliata. È caratteristicamente italiano l'usu delle torciere di ferro battuto o di bronzo che si ponevano all'esterno dei palazzi, e che risale a Firenze almeno ai secoli XIII e XIV (v. lumiera). Prima collocate soltanto all'angolo dei palazzi e delle logge, nel sec. XV le torciere si disposero lungo tutta la facciata e anche ai piani superiori: ne divenne più semplice la forma aggiungendosi però una campanella a quelle del piano terreno, per legarvi le briglie dei cavalli. In Germania nel sec. XV, quando lo stile gotico si avviava alla fine, si fecero torciere di bronzo giallo o d'ottone; nelle chiese e nei palazzi municipali (Breslavia, Goslar, Ratisbona, Monaco, Seckau) sono frequenti quelle a corona (che ripetono le forme dei lampadarî veri e proprî), con fusto a foggia di edicola architettonica dal cui piede si diramano i bracci destinati a sostenere le torce o i ceri; talvolta il fusto è più snello e gli elementi dell'edicola, ridotti ai minimi termini, servono di sotegno a un ordine superiore di bracci; non più architettoniche, ma con prevalenza di motivi vegetali da cui si diramano i piatti orizzontali che sostengono i ceri, quelle della Germania orientale. Torciere a braccio per illuminazione interna furono in uso frequente anche nel sec. XVIII: in Germania e in Austria di legno intagliato tinto a bronzo o dorato, e, più raramente, d'argento, di uno stile un po' grave o massiccio che rivela tuttavia la sua dipendenza dal Luigi XVI francese (esempî d'argento di Fr. J. Stoltze a Berlino, circa 1780, e di J. J. Würth a Vienna); in Italia le forme sono di un naturalismo più spiccato e di una più libera fantasia, che si riscontra anche nei disegni per torciere di bronzo di G.B. Piranesi, e, meno, in quelli dell'Albertolli in cui prevalgono i motivi vegetali (esempî di ferro dorato a Berlino, Kunstgewerbemuseum, e d'argento). L'adattamento delle torciere ai nuovi sistemi d'illuminazione non suggerì nel sec. XIX alcuna forma nuova od originale.
Bibl.: A. Pettorelli, Il bronzo e il rame nell'arte decorativa italiana, Milano 1926; A. Pedrini, Il ferro battuto sbalzato e cesellato nell'arte italiana, Milano 1929.