TORELLI
– Famiglia capitaneale originaria di Bologna. Dalla metà del XII secolo i Torelli svolsero un importante ruolo politico a Ferrara, dove contesero agli Este il dominio sulla città, in particolare agli inizi del Duecento con Salinguerra I. Dopo l’affermazione duecentesca della signoria estense, i Torelli si radicarono nell’area tra i territori di Mantova, Parma e Reggio Emilia.
Protagonista dell’ascesa politica della famiglia fu Guido, nato a Mantova nel 1379 da Marsilio Torelli e da Elena d’Arco, che agli inizi del Quattrocento era capitano al servizio di Ottobono Terzi e riuscì a insignorirsi dei feudi di Guastalla e Montechiarugolo, già in mano ai Da Correggio.
Il passaggio dell’investitura da questi ai Torelli si inserì nel più ampio processo di disgregazione e ricomposizione del dominio visconteo tra il 1402 e il 1420. Guastalla appartenne fin dal XIII secolo alla signoria correggesca, ma Montechiarugolo fu presa dai Correggio, alleati dei Rossi, solo nel 1404, nel quadro del conflitto che oppose le tradizionali famiglie aristocratiche di Parma all’ascesa politico-militare di Ottobono Terzi. Nel 1402 Gian Galeazzo Visconti infeudò Guastalla a Ottobono, che a sua volta diede il feudo a Guido Torelli. Montechiarugolo fu aggiunta nel 1406 da Giovanni Maria Visconti, che confermò l’investitura di Guastalla; entrambe le località furono riconfermate nel 1415 e nel 1420 da Filippo Maria Visconti.
A questo periodo risale il matrimonio di Guido con Orsina Visconti di Somma, dalla cui unione nacquero Antonia, Pietro Guido, Cristoforo e Pietro (quest’ultimo morto nel 1416). Nel 1409 Guido fu catturato a Rubiera da Niccolò III d’Este, in occasione dell’agguato contro Ottobono Terzi; ma riottenne presto la libertà e il mantenimento dei feudi aderendo alla causa estense e partecipando alla riconquista di Reggio, Parma e dei castelli caduti in mano a Terzi negli anni precedenti.
Torelli sopravvisse politicamente anche alla fine del dominio estense sull’Emilia occidentale grazie a Filippo Maria Visconti, bisognoso di assicurarsi un maggior controllo su un’area politicamente instabile inserendovi elementi esterni ai ranghi dell’aristocrazia locale. In questo egli svolse un ruolo di successo, come mostra la fitta serie di iniziative militari cui prese parte negli anni Venti.
Nel 1423 Guido salpò con la flotta anti-aragonese da Genova e partecipò alla campagna che portò il 12 aprile 1424 alla presa di Napoli. Rientrò in Lombardia il 26 maggio e risiedette a Guastalla fino al 10 marzo 1425. Il 9 e il 17 ottobre dello stesso anno, Torelli, al comando delle truppe viscontee, sconfisse i fiorentini nelle battaglie di Anghiari e della Faggiuola. Nel 1426 partecipò anche alla difesa viscontea di Brescia, attaccata da Venezia, lasciando sguarnita Guastalla. La posizione del feudo sul Po attirò così l’attenzione dei veneziani, che assediarono la comunità senza successo grazie alla difesa della moglie di Guido, Orsina Visconti.
La solidità dei legami tra Torelli e l’entourage visconteo fu suggellata dal matrimonio tra Antonia, figlia maggiore di Guido, e Pietro Maria Rossi nel 1428, unione che consacrò l’affermazione dei Torelli nelle fila dell’aristocrazia parmense. Nello stesso anno il figlio Cristoforo si unì con Taddea dei Pio di Carpi, e a quest’abile strategia matrimoniale (completata più tardi, nel 1445, con il matrimonio tra Pietro Guido Torelli e Maddalena del Carretto, figlia di Galeotto marchese del Finale) si aggiunse l’erezione in contea dei domini dei Torelli, Montechiarugolo e Guastalla, il 6 luglio 1428. La fedeltà mostrata da Torelli nei confronti dei Visconti (confermata dalla partecipazione alla vittoriosa battaglia navale sul Po contro i veneziani, il 22 maggio 1431 presso Cremona, sullo sfondo dello scontro tra la Serenissima e Milano per il controllo di Soncino) portò stabilità politica alla piccola signoria che poté trasmettersi facilmente ai discendenti, oltre a guadagnare esenzioni fiscali e vantaggi territoriali; e la tregua tra Milano e Venezia del 1433 diede agio di consolidare il dominio.
Gradualmente i figli affiancarono il padre nel governo dei feudi di famiglia e nell’attività militare. In particolare, Cristoforo, militando sotto le insegne sforzesche, inflisse un’altra dura sconfitta all’esercito veneziano cannoneggiandone la flotta intenta ad approdare a Casalmaggiore (luglio 1448).
Guido Torelli morì, settantenne, nel 1449 mentre si trovava a Milano, in attesa che Francesco Sforza prendesse la città dopo la crisi del 1447-49 (morte di Filippo Maria Visconti e Repubblica Ambrosiana). Il corpo fu portato a Mantova e deposto nella chiesa di S. Francesco.
Ebbe così origine il primo dei due condomini politici che interessarono la vicenda dei Torelli nel XV secolo, quello tra Cristoforo e Pietro Guido. Il nuovo duca di Milano confermò i diritti su Guastalla e Montechiarugolo ai due fratelli, che nei primi anni di governo intrapresero una vivace attività legislativa e di riordino istituzionale.
Nel 1450 inasprirono la pena per chi si esentasse dal pagamento della gabella di accesso al commercio fluviale, nel 1451 fecero compilare il primo nucleo degli statuti comunali e nel 1452 recuperarono alla pieve guastallese alcune rendite usurpate dalla diocesi di Reggio Emilia, rafforzandone l’autonomia e l’antico statuto di nullius diocesis.
Il dominio rimase per il momento indiviso, ma le scelte residenziali furono diverse. Tra il 1454 e il 1455 Cristoforo andò a stabilirsi nella rocca pedemontana di Montechiarugolo, mentre Pietro Guido restò nella pianeggiante Guastalla, con l’obbligo che i rispettivi castellani fossero scelti in accordo e giurassero obbedienza a entrambi. La separazione si rivelò tuttavia inevitabile e già nel 1456 con l’approvazione di Francesco Sforza, le due contee vennero divise.
Cristoforo ottenne i castelli di Caselle, Cornale e Corello, 200 lire sui dazi di Guastalla, metà dei beni della contea guastallese e l’intera contea di Montechiarugolo, nella quale si era ritirato. A Pietro Guido spettarono il vicariato di Settimo, Misano e la rocca di Guastalla, oltre alla restante metà di diritti fiscali sullo stesso feudo.
Dopo la morte pressoché contemporanea (1460) di Cristoforo e Pietro Guido (entrambi sepolti a Mantova), il ramo dei Torelli di Guastalla continuò con Guido Galeotto e Francesco Maria, figli di Pietro Guido, dando vita al secondo condominio politico nella storia della famiglia. Nei primi anni (1460-72) fu Maddalena del Carretto a governare in nome dei figli, con proroga di vassallaggio riconfermata dal duca Galeazzo Maria Sforza nel 1467. Seguì un grave momento di instabilità e di incertezza politica.
Nel 1475, il mancato pagamento di alcune tasse alla camera ducale di Milano portò alla confisca della parte di feudo appartenente a Francesco Maria, mentre Guido Galeotto fu allontanato dal governo di Guastalla, assunto dall’officiale sforzesco Jacopo Guenzate. Quando, nel dicembre 1476, il duca Galeazzo Maria Sforza fu assassinato, la duchessa Bona, tutrice del figlio Giangaleazzo, concesse un’amnistia generale di cui godettero anche i due conti Torelli, che rientrarono però solo in possesso dei beni allodiali. Tuttavia, mentre Guido Galeotto, grazie all’intervento del suocero Cicco Simonetta, di cui aveva sposato la figlia Margherita, riottenne in poco tempo anche i diritti feudali su Guastalla, Francesco Maria, marito di Ludovica, figlia del condottiero Roberto Sanseverino allora in disgrazia, dovette allontanarsi dal feudo e i Guastallesi prestarono giuramento a suo fratello.
Con il ritorno a Milano di Ludovico Maria Sforza nel settembre del 1479, sotto il quale militava Sanseverino, e la caduta in disgrazia di Simonetta tra il 1479 e il 1480, la situazione per i Torelli si capovolse. Le quotazioni politiche di Francesco Maria, insieme a quelle del suo protettore, tornarono a salire ed egli poté riassumere il pieno possesso di Guastalla, mentre a Guido Galeotto, estromesso dal feudo, venne concessa la signoria del più modesto vicariato di Settimo. Francesco Maria si impegnò nella riforma delle istituzioni guastallesi tra cui il Consiglio della comunità, nel 1481.
Francesco Maria Torelli morì nel 1486 lasciando erede universale il figlio maggiore Pietro Guido II, mentre al minore, Achille, sospettato dal padre di essere frutto di un adulterio, andò solo la somma di 300 ducati (e alle figlie Orsina e Giovanna una dote adeguata). Alla morte precoce di Pietro Guido II (Milano 1494) la contea avrebbe dovuto pertanto tornare nelle mani di Guido Galeotto del ramo di Settimo (in forza del testamento di Francesco Maria), ma per la seconda volta la reggenza fu presa da Maddalena del Carretto. Motivo di ciò fu la comparsa di un secondo testamento di Pietro Guido II, redatto dal notaio Antonio da Terzago e avallato da Ludovico il Moro (forse, un falso). In esso, oltre ad aumentare la dote per le sorelle, il testatore stabiliva che i diritti di successione spettassero ad Achille Torelli. Nell’agosto del 1494 Achille riuscì dunque a succedere formalmente nel possesso del dominio. Tuttavia, l’anziana contessa reputò il nipote troppo giovane per governare e mantenne la reggenza, creando un conflitto destinato a risolversi l’anno successivo.
In previsione della battaglia di Fornovo (la partecipazione alla quale avrebbe aumentato i suoi margini di autonomia e il prestigio, riallacciandolo alla tradizione miliare degli avi) Achille Torelli lasciò a presidio di Guastalla un contingente di uomini per proteggere la rocca e controllare che la «scaltra vecchia» (Affò, 1786, II, p. 115) non tramasse per eliminarlo. Come previsto, il complotto fu ordito insieme agli ex eredi di Guastalla, i Torelli di Settimo, ma fallì. Maddalena fece chiamare Guido Galeotto offrendogli Guastalla durante l’assenza di Achille, ma costui informato della congiura rientrò tempestivamente nella contea alla testa di armati, occupò la rocca e cacciò Maddalena. Questa si rifugiò a Milano, tentando le vie legali per rientrare a Guastalla, ma morì nel 1496 e Achille rimase l’unico legittimo titolare della signoria. Il 30 giugno 1496 sposò Veronica Pallavicino, dalla quale ebbe due figli: Francesco, morto nel 1515, e Ludovica, nata nel 1499 (o l’anno successivo).
Negli anni seguenti Achille Torelli continuò a praticare il mestiere delle armi. Nel 1500 partecipò al tentativo fallito di Ludovico il Moro di riprendere Milano ai Francesi, e nel 1509 alla battaglia di Agnadello; nel 1513 difese Bologna dagli attacchi dei Bentivoglio dopo la morte di papa Giulio II, e nel 1515 militò sotto le insegne del re di Francia, Francesco I di Valois.
Nel frattempo si impegnò a rafforzare il controllo della propria linea dinastica su Guastalla, controllando le istituzioni ecclesiastiche locali (nel 1498 fu colpito da un interdetto, poi tolto nel 1499, per aver usurpato l’eredità del sacerdote Ludovico Musoni e nel 1515 fece assassinare l’arciprete della pieve guastallese per darne il beneficio al figlio naturale Ercole) e difendendo la signoria dalle pretese di altri rami della famiglia e dalle signorie confinanti (come i Gonzaga di Novellara, con i quali si scontrò nel 1505 e nel 1517). Achille fu assassinato nel 1522 da Ercole Gonzaga di Novellara che lo sospettava di una relazione con sua moglie; fu sepolto nella chiesa di S. Bartolomeo a Guastalla.
La sepoltura nella signoria avita, e non a Mantova, testimonia l’avvenuto cambiamento nell’identità dinastica dei Torelli, le cui sorti erano ormai legate al territorio strenuamente difeso negli anni. Di forte valore simbolico è anche la scelta della chiesa di S. Bartolomeo, ove la comunità era solita tenere le cerimonie solenni e i consigli plenari.
Gli successe la figlia Ludovica, che aveva sposato sedicenne (1516) il patrizio cremonese Ludovico Stanga (dal quale ebbe un figlio, Achille II, morto infante, 1517-1521), scomparso a sua volta nel 1524; e fu breve anche il successivo matrimonio (1525) con Antonio Martinengo di Brescia (assassinato nel 1528).
Ludovica entrò non senza difficoltà in possesso della signoria guastallese, concedendo esenzioni fiscali e nuovi privilegi alla comunità in cambio della legittimazione. Ma nonostante il difficile inizio, il suo governo fu deciso e improntato a un maggior controllo degli incarichi di governo, che alternò di frequente. La svolta nella vita della Torelli fu nel 1527, quando conobbe il predicatore domenicano Battista Carioni, in sospetto di eresia, ma attorniato da un importante seguito, tra cui il nobile cremonese Antonio Maria Zaccaria con il quale Ludovica strinse un forte sodalizio spirituale, destinato a produrre importanti sviluppi.
Nel 1529 Carioni, ottenuta la dispensa papale, si stabilì presso la rocca di Guastalla diventando confessore di Ludovica, di cui guidò la conversione maturata dopo le difficoltà della giovinezza; vi morì nel 1534. Nel 1528 Zaccaria diventò sacerdote, continuando con Ludovica un percorso spirituale che portò alla fondazione in Milano, dove i due si recavano sempre più spesso, delle congregazioni dei chierici regolari di S. Paolo, i barnabiti, e delle suore angeliche di S. Paolo, approvate rispettivamente dai papi Clemente VII, nel 1533, e Paolo III, nel 1535. Ludovica fondò anche un ricovero per ragazze di strada. Più tardi, nel 1557, avrebbe fondato a Milano il collegio della Guastalla, per dare un’educazione alle giovani nobili prive di mezzi.
I nuovi interessi religiosi e le rivendicazioni sempre più pressanti dei Torelli di Settimo su Guastalla indussero Ludovica a vendere il feudo a Ferrante Gonzaga per 22.000 ducati.
Ludovica Torelli non divenne mai un’angelica, nonostante i voti religiosi fatti nelle mani della mistica Paola Antonia Negri, cofondatrice dell’Ordine, e morì senza eredi a Milano il 28 ottobre 1569 estinguendo il ramo dei Torelli di Guastalla. Fu sepolta nella chiesa milanese di S. Fedele.
I Torelli di Montechiarugolo, discendenti da Cristoforo, si estinsero nel 1612 quanto la contea fu confiscata dal duca Ranuccio I Farnese a Pio Torelli, e annessa al Ducato di Parma. I Torelli del vicariato di Settimo, discendenti di Guido Galeotto, si estinsero nel 1597 per la morte senza eredi di Ercole Torelli.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Fondo famiglie, cart. 187 (f. Torelli); Archivio di Stato di Reggio, Fondo notarile, b. 168, Giovanni Boniani, cc. 345r-365v (divisione dei beni patrimoniali dei conti Torelli); Guastalla, Biblioteca Maldotti, Fondo provenienze varie, bb. 4-12 (carteggi di Ludovica Torelli); P. Morigia, Conuersione, vita essemplare, e beato fine dell’ill. Lodouica Torella, per Comino Ventura, Bergamo 1592.
I. Affò, Istoria della città e ducato di Guastalla, II, Guastalla 1786, pp. 1 s.; A. Pezzana, Storia della città di Parma, II, Parma 1842, pp. 23-134, 183-189; G. Chittolini, La formazione dello Stato regionale e le istituzioni del contado. Secoli XIV e XV, Torino 1979, pp. 266 s.; M. Gentile, Terra e poteri. Parma e il Parmense nel ducato visconteo all’inizio del Quattrocento, Milano 2001, pp. 108-111; G.M. Varanini, Salinguerra Torelli, in Federico II. Enciclopedia fridericiana, II, Roma 2005, pp. 604-606; I Torello di Guastalla: la fondazione di uno Stato 1401-1539, in Archivio storico per gli antichi Stati guastallesi, IV, Guastalla 2006; D. Salomoni, Guastalla e le comunità della bassa nel tardo Medioevo, Reggio Emilia 2017; https://condottieridiventura.it/achille-torelli-conte/ (17 novembre 2019).