torma
In latino turma è termine tecnico del linguaggio militare, e vale " squadrone di cavalleria "; quindi anche " squadra di cavalli " e per estensione " moltitudine ", " folla ". L'uso del sostantivo nell'italiano medievale si era sdoppiato, da una parte col valore generico di " moltitudine ", " folla ", dall'altra con quello più specificò di " armento ".
Le due occorrenze dantesche offrono un esempio per ognuno di questi due valori.
In If XVI 5 (dove molti antichi, fra cui il Boccaccio, leggevano turba) t. si riferisce alla " schiera " di anime che passava / sotto la pioggia de l'aspro martiro: " proprio in latino torma significa squadra di cavagli; e però, facendo menzion d'uomini eccellenti in fatti d'arme disse torma: ma in nostra lingua si piglia per ogni moltitudine " (Landino): si noti tuttavia che la schiera di Brunetto Latini era stata definita greggia (XV 37) e forse nell'un termine e nell'altro è implicito un senso di disprezzo per la bestialità del peccato commesso.
In XXX 43 l'espressione donna de la torma definisce la cavalla (o mula, secondo l'Anonimo) che Gianni Schicchi (v.) ‛ guadagnò ' falsificando in sé Buoso Donati, cui l'animale apparteneva: " la cavalla... è donna dell'armento " (Ottimo), cioè " aliarum equarum domina " (Guido da Pisa); " donna della torma era forse espressione del gergo ippico: cavalla-guida o mula-guida della torma o mandra " (Mattalia). Il vocabolo riappare nella grossolana scorrezione t. per Roma in Pg XXXII 192; cfr. Petrocchi, Introduzione 164 e ad locum.