torneare
Il verbo, di origine transalpina (provenzale torneiar meglio che antico francese torneier) e di larga diffusione nel Due-Trecento (specie fra i traduttori) con ampio ventaglio semantico, è invece presente in D. per un unico esempio, nel poema: con un valore autonomo (" girare ") piuttosto lontano sia dal " circondare " dei volgarizzamenti di Albertano e Livio, sia soprattutto dal tecnico " duellare " (Novellino, ecc.) legato al costume delle giostre (v. TORNEAMENTO), e viceversa riconducibile all'etimo primitivo (latino tornare, onde - attraverso il francese tourner e il provenzale tornar - almeno un significato del nostro ‛ tornare ') analogamente al " tornea e gira lo mondo " del Tesoro.
L'impiego dantesco è infatti intransitivo in Pd XIV 24 li santi cerchi mostrar nova gioia / nel torneare e ne la mira nota, ove il gaudio delle ghirlande di spiriti sapienti (stimolato dall'invito solenne di Beatrice) si esprime nel ritmo sempre più rapido del loro " roteare " - tale non a caso la ‛ facilior ' del cod. Hamilton - e nella crescente armonia del canto all'unisono.