torneo
Dagli scontri all’ultimo sangue ai festosi cortei in costume
Il termine torneo indicava nel Medioevo un combattimento tra squadre o coppie di uomini armati, a piedi ma più spesso a cavallo. Con l’andare del tempo la componente spettacolare ebbe il sopravvento su quella agonistica: i tornei divennero sempre meno cruenti, trasformandosi in occasioni per esibire l’abilità coreografica delle squadre
Le origini del torneo – il termine deriva dal francese antico torneier, che significa «circondare», «girare intorno» – sono piuttosto oscure, ma è probabile che esso sia nato in Francia intorno all’11° secolo e che le sue norme siano state fissate dal signore de Prévilly, morto nel 1066.
Lo svolgimento dei primi tornei aveva i caratteri di una guerra: opposte schiere di cavalieri si battevano in giganteschi spazi aperti fuori dalle città, armati di tutto punto. L’unica differenza rispetto alla guerra vera era che lo scopo principale non era quello di uccidere il nemico bensì di farlo prigioniero, intascando notevoli somme per la sua liberazione. Ai tornei prendevano parte cavalieri provenienti dall’intera cristianità – i vénants, coloro che accettavano la sfida –, richiamati dalle sfide lanciate dai ténants, gli organizzatori. Ben presto, però, la violenza di tali tornei suscitò l’opposizione della Chiesa che, a partire dal 1130, scomunicò i partecipanti e ne proibì, in caso di morte, la sepoltura cristiana.
Nei tornei il luogo del combattimento – detto campo o lizza – era delimitato da un recinto intorno al quale erano innalzate le gradinate per il pubblico, il palco per i giudici e le tribune per gli ospiti d’onore. Dopo aver percorso il campo esibendo i preziosi abiti da parata, i cavalieri venivano esaminati dall’araldo d’armi che controllava la regolarità delle bardature e degli accessori, e procedevano poi al combattimento vero e proprio. Lo scopo di ciascuna delle due squadre era quello di sopraffare la parte avversaria per rimanere padrona del campo.
Con l’andare del tempo i rituali del torneo furono sempre più codificati e i partecipanti furono vincolati al rispetto di regole e norme scritte. Nel 13° secolo furono distinti due tipi di torneo: uno che prevedeva l’uso di armi da guerra (à outrance), l’altro con armi appositamente concepite per non uccidere, come lance con la punta sostituita da una coroncina di ferro, spade senza punta, mazze di legno: queste armi erano chiamate à plaisance. Il torneo divenne una forma di spettacolo sempre più popolare, e anche la Chiesa ne dovette prendere atto, ritirando nel 1281 scomuniche e proibizioni.
In seguito alla soppressione del combattimento a oltranza, a partire dalla seconda metà del 16° secolo, la conquista del campo fu determinata non più dall’uccisione o dal ferimento degli avversari ma dall’abbattimento, cioè dalla sopraffazione tecnica della parte avversa dovuta a una migliore capacità tattica. Fu in questo periodo che acquistarono un peso sempre maggiore gli aspetti coreografici, come la sfilata dei partecipanti, che presto divenne un vero e proprio corteo in costume. Si inventarono nuovi elementi, come le esibizioni equestri: il carosello, una forma di spettacolo tipica del mondo postmedievale e che ancora oggi viene praticata, basti pensare alle fasi iniziali del palio di Siena.
Il torneo vero e proprio, con schiere di cavalieri che si affrontavano in furibonde mischie, era affiancato dalla giostra, un tipo di scontro condotto da cavalieri che combattevano singolarmente uno contro l’altro (a singolar tenzone). All’inizio del 15° secolo venne introdotta una barriera che teneva separati i due contendenti, i quali percorrevano in direzione opposta due corsie parallele per poi lanciarsi uno contro l’altro e tentando di disarcionarsi con un colpo di lancia. Questo tipo di combattimento era detto giostra all’incontro, ed era il più pericoloso, anche se i colpi all’elmo erano proibiti e le lance erano costruite in modo da spezzarsi all’impatto. Nella giostra all’anello, invece, il cavaliere doveva infilare con la lancia uno o più anelli. Nella quintana, o giostra del saraceno, l’avversario era costituito da un fantoccio di legno mobile, di solito raffigurante un saraceno.