torno (a torno)
Nella locuzione avverbiale, a componenti separati, ricorre nei tre luoghi (Rime XLVIII 15 e LXXXIV 10, Cv III V 6) già scrutinati sotto la voce Attorno; inspiegabile ne risulta l'assenza nella Commedia (ove domina ‛ intorno '), specie se giudicata sul metro della sua frequenza presso tutti i trecentisti.
Il deverbale t. compare invece in un sonetto del Fiore (CL 6): la Vecchia ricorda la pressa che soleva esserci intorno alla sua casa, tale che tutta la contrada ne dolea; / ma quanto a me, e' non me ne calea, / ché troppo più piacea loro quel torno, cioè, con espressiva metafora, " quel giro " (Parodi, Petronio; v. TORNARE e TORNEARE) di pretendenti.
Si noti come il termine vi figuri in rima ricca col sostantivo attorno, secondo il Parodi equivalente a " bellezza, figura ", nel sintagma ‛ essere di sì grande a. ', in quanto probabile derivato da ‛ attornare ', " contornare " (attraverso " sagoma ", " profilo ", " fattezze ").
In realtà, l'esame del contesto non senza un eventuale ritocco d'interpunzione (e' non me ne calea / che troppo più piacea loro quel torno; / ch'i' era allora di sì grande attorno / che tutto quanto il mondo mi' parea) consentirebbe anche l'alternativa fra i valori verbali di " preparare ", " disporre " (cfr. ‛ attornarsi ', sul francese s'atourner, in Fiore XXVI 11) o " circondare ", " girare intorno ": dunque " tanto impegnata " oppure " corteggiata ".