torto
Ricorre solo in poesia; come contrario di ‛ diritto ', indica azione colpevole e ingiusta, o per lo meno non rispettosa dei doveri di chi la compie o noncurante dei meriti della persona verso cui è diretta.
Fallar d'ogni torto tortoso (Vn VIII 9 9), cioè azione colpevole " di ogni ingiustizia ", è quello della morte che ha rapito una giovane donna (si noti la figura etimologica di gusto guittoniano, con l'avvertenza però che in simili artifici di solito l'aggettivo è riferito al sostantivo di pari etimo, mentre in questo caso tortoso concorda con fallar). Il vocabolo ricorre nelle parole rivolte da Beatrice a D. per consolarlo dell'immeritata condanna all'esilio poco prima profetizzatagli da Cacciaguida: Muta pensier; pensa ch' i' sono / presso a colui ch'ogne torto disgrava (Pd XVIII 6), presso Dio che allevia ogni ingiustizia patita. Altro esempio in Rime LXVI 9.
Unico esempio di plurale si ha in If XIX 36 da lui [Niccolò III] saprai di sé e de' suoi torti, delle sue " azioni colpevoli ".
‛ Far t. a qualcuno ' vale " comportarsi ingiustamente " nei confronti di lui, come nel contrasto fra il diavolo e s. Francesco sull'anima di Guido da Montefeltro: un d'i neri cherubini / li disse: " Non portar; non mi far torto... " (If XXVII 114): " il diavolo è fermo ma, col buono santo Francesco, cortese: spiega la cosa, il suo diritto " (Mattalia).
Gli esempi più numerosi appartengono al Fiore, a proposito di vicende di natura assai diversa, il che suggerisce di attribuire all'espressione varie sfumature di significato: crudel torto (CLXXXVI 3), e cioè un'azione gravemente offensiva nei confronti del marito, commette una moglie infedele; Gelosia... fa troppo gran torto ad Amore (CCXVI 4), impedendogli di conquistare il castello (e sarà da interpretare: " si comporta in modo troppo ostile " verso di lui); negli altri due esempi, anzi, t. compare più come contrario di ‛ ragione ' che non di ‛ diritto ', sicché tutta la locuzione, usata - in questi casi - assolutamente, finisce per valere " comportarsi come uno sciocco ": XXXVII 10 E sì si fa chiamar il Die d'amore! / Ma chi così l'appella fa gran torto, / ché su' sornome dritto sì è Dolore; e così in CXCIV 11.
La stessa duplicità di significati è avvertibile nella locuzione a torto, che alcune volte vale " senza ragione ", " senza fondati motivi " (If VII 93 [la Fortuna] è... posta in croce / pur da color che le dovrien dar lode, / dandole biasmo a torto; Rime XCI 53; Fiore LXVI 10, CXXXIII 11 [qui nella forma con grande torto]) mentre in altri esempi significa " contro ogni giustizia ", " per motivi non giusti ": Rime CXVI 45 sono scorto / da li occhi che m'ancidono a gran torto; Fiore CXIX 4. L'antitesi a dritto e a torto, presente in Fiore CXXXV 13 con il valore traslato di " in ogni circostanza ", era modo proverbiale attestato, con il suo significato più proprio, anche in Compagni Cron. I 25 " da' rettori erano spesso condannati e male trattati, a diritto e a torto ".